IL MONACHESIMO
I teologi cattolici insegnano che è cosa buona e meritevole isolarsi dal mondo per darsi alla vita monastica. Per monachesimo si intende la vita ascetica in comune o vita cenobitica nata in Oriente nel secolo quarto la quale si diffuse quasi contemporaneamente anche in Occidente.
Inizialmente il monachesimo era poco organizzato, ma con Benedetto da Norcia esso ricevette una regola ben precisa, la cosiddetta regola di Benedetto che contribuì molto a sviluppare il monachesimo sia maschile che femminile. Lo stesso Benedetto costruì un monastero a Montecassino intorno al 529. Da questo monte, secondo Urbano II, “quasi da paradisiaca fonte scaturì la veneranda istituzione dell’Ordine monastico”.
Nel Medioevo questo monte arrivò addirittura ad essere paragonato al monte Sinai. Per ciò che concerne la regola di Benedetto da Norcia essa dice che il monaco deve rinunciare ad ogni bene materiale privato, rimanere casto e vivere nella più profonda povertà personale; le sue attività giornaliere sono la preghiera, la lettura e il lavoro.
Ma il monachesimo non è un insegnamento biblico. I credenti, secondo l’insegnamento del Signore, non sono chiamati a fare una vita da eremiti, nel deserto o su un monte, lontano dalle persone, ma sono invece chiamati a vivere in mezzo agli uomini, come “figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo” (Filippesi 2:15).
Gesù lo ha ribadito quando disse ai suoi:
“Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matt. 5:14-16).
Gesù stesso che era la luce del mondo visse in mezzo alla gente di questo mondo, il suo ministerio non lo adempì in un cantuccio, ma pubblicamente in mezzo ai peccatori. Mangiò e bevve assieme ai pubblicani e ai peccatori, insegnò per le strade, per le piazze, sui monti, sulle rive del mare di Galilea, nelle sinagoghe e nel tempio che erano i luoghi dove i Giudei si radunavano per udire la legge e i profeti.
Qualcuno dirà che anche Gesù si appartò sul monte con i discepoli, e si ritirava in luoghi deserti. È vero, ma è altresì vero che egli non vi rimase tutta la vita come invece fanno i monaci o le monache di clausura. Lui si ritirava in disparte lontano dalla folla per pregare (Luca 5:16, Matteo 14:23), ma poco dopo tornava nei paesi e nelle città per predicare l’Evangelo e guarire coloro che avevano bisogno di guarigione. Anche noi abbiamo il dovere di restare tra la gente che non conosce il Signore per testimoniargli in parole e in opere l’Evangelo di Dio.
A che serve la lampada se dopo essere stata accesa viene messa sotto il letto? A nulla. Nella stessa maniera, che utile ne avranno le persone del mondo se i discepoli di Cristo si rifugiano in qualche luogo sperduto della terra per vivere da eremiti? Nessuno.