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SALMI CON COMMENTO

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2023 18:37
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06/02/2012 19:27

COMMENTO AL SALMO 2


È una delle pagine più celebri del salterio: col Sal 110 costituisce il testo classico della preghiera messianica cristiana.

Il salmo 2 suppone lo sfondo della monarchia e appartiene al genere dei "salmi regali". Sotto l’immagine dell’intronizzazione d’un re d’Israele vuol far scoprire il progetto di Dio che si realizzerà nel suo Messia, nel Cristo.

È chiaro che il salmista non prevedeva Gesù di Nazaret. Si limitava a sfruttare l’ideologia regale in vigore presso le dinastie dell’epoca ("Mio figlio sei tu" è anche la formula con cui gli dèi intronizzavano un faraone in Egitto, per divinizzarlo agli occhi dei sudditi). Ma non possiamo non pensare che lo Spirito Santo, ispiratore di tutta la bibbia, intendesse porre un "addentellato" in vista della più perfetta rivelazione della filiazione divina di Gesù. E la precisazione sorprendente: "Oggi ti ho generato" non fa pensare solo alla nascita di un re ordinario, ma a quel "giorno eterno" in cui il Verbo è continuamente generato dal Padre.

Ugualmente, la splendida vittoria del Messia di Dio sui nemici coalizzati, non è una vittoria qualsiasi avvenuta nel corso della storia d’Israele, ma è la vittoria definitiva e finale (escatologica), nell’ultimo giorno, sul peccato e sulla morte.

Quando a Natale celebriamo la nascita di un bambino nato da Maria, non dimentichiamo che quella nascita visibile, nel tempo, è l’icona di un’altra nascita eterna: "Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato". A questo salmo allude san Luca quando scrive, a proposito di Gesù, discendente di Davide, re d’Israele, che "sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1,32-33).

Ma avanziamo ancora oltre. Gesù che a varie riprese aveva annunciato profeticamente la sua risurrezione (Mc 8,31; 9,31; 10,34), ha applicato questo salmo alla sua "seconda nascita", la risurrezione, nella quale il Padre gli avrebbe concesso di distruggere il suo nemico, la morte, frantumandola come creta di vasaio. È la parola di Dio nel NT che fa questo accostamento e questa lettura dei fatti: il compimento di questa parola profetica: "Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato". Leggiamo negli Atti degli apostoli: "E noi vi annunciamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato" (At 13,32-33). E nella lettera agli Ebrei (1,5) troviamo espressa la stessa verità.

Così nella venuta dei Magi a Betlemme (Mt 2,1-12) possiamo vedere una misteriosa realizzazione dell’omaggio annunciato dal salmo: "E ora, sovrani, siate saggi... servite Dio con timore e con tremore esultate" (v. 10-11). Anche la rivolta di Erode che fa massacrare gli innocenti (Mt 2,12-16) e il tentativo di soffocare la nascita della chiesa primitiva ad opera dell’autorità di Gerusalemme furono interpretati dai primi cristiani come una realizzazione di questo salmo: "Tutti insieme levarono la loro voce a Dio, dicendo: "Signore, tu che hai creato il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo; davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d’Israele, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunciare con tutta franchezza la tua parola" (At 4,24-29).

In Ap 2,26-27; 12,5; 19,15, sono citati i v. 8-9 di questo salmo: sono riferiti a Cristo risorto che ha ogni potere su tutte le genti ed è vincitore del male.

Diciamo una volta per tutte che questi accostamenti e queste applicazioni non sono fittizi, stiracchiati o cervellotici. La parola di Dio si spiega con la parola di Dio. Il NT, quindi, è la migliore esegesi dell’antico.

In questo salmo si odono rumori di guerra, si intuiscono ribellioni, congiure e attentati. Quante sfide a Dio per detronizzarlo (da Adamo, alla torre di Babele, ad oggi)! E Dio come reagisce? Se la ride beatamente: "Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore" (v. 4). Riuscite ad immaginare un pazzo che scaglia frecce contro il sole? Tale è l’uomo che attenta a Dio. Ci crediamo o no che il mondo è nelle mani di Dio e che Cristo ha vinto il male e quindi non dobbiamo avere paura? Leggiamo nel vangelo queste parole di Gesù: "Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribulazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (Gv 16,33).

Dio ride. È una scoperta importante. Il mondo sarebbe una cosa più seria se noi credessimo al sorriso di Dio. Dio ride perché sa che, alla fin fine, tutto è buono, e si può sempre cavare dal male un bene maggiore. Dio, che sa come andranno a finire tutte le faccende, ride. Allora rido anch’io. Ridi anche tu: dimostrerai di essere lungimirante e intelligente perché assomiglierai a Dio. Dio ride perché è amore, e l’amore avrà sempre l’ultima parola.

L’umorismo è la gentilezza del cuore e il rivestimento dell’amore. Dio ama: per questo è capace di ridere, per questo è un Dio simpatico. A questo proposito leggiamo il libro di Giona. Chi è privo di umorismo, si copre di ridicolo. Chi non capisce l’umorismo di Dio, non riesce a capire la profondità, l’onnipotenza e la "serietà" dell’amore di Dio.

Soltanto chi ama può sorridere divertito di tutte le meschinità umane, perché è più forte di esse. Un giorno il santo curato d’Ars disse: "Se fossi triste, andrei subito a confessarmi".

Dove l’umorismo non ha cittadinanza, abita la pedanteria. Scrive Romano Guardini: "Il sorriso è una delle supreme forze dell’animo umano". L’umorismo è uno dei segni più sicuri di intelligenza: l’intelligenza consiste nel prendere una certa distanza dalle cose, dagli avvenimenti e dalle persone: nel vederli nella giusta prospettiva. Intelligenza è guardare con benevolenza e senza catastrofismi le persone e le cose.

Ma c’è sorriso e sorriso. Non v’è nulla di più opprimente e di più rivoltante di certi sorrisi allestiti per l’occasione. No. Il sorriso deve nascere spontaneo dall’armonia profonda dell’essere, e ciò richiede una faticosa ascesi, tanta fede e tanta virtù.

L’umorismo è il senso del relativo che fa da indispensabile contrappeso al gusto dell’Assoluto. Bisogna agire con serietà senza prendere eccessivamente sul serio ciò che si fa e ciò che si è. Per essere veramente sorridenti è necessario ritrovare un sereno equilibrio collocandosi al giusto posto in rapporto con Dio: tutto questo si chiama umiltà.
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