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Come Dio mi ha condotto a Cristo

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2012 19:20
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Sesso: Femminile
11/02/2012 19:20

CONVERSIONE
Come Dio mi ha condotto a Cristo

Diego Greco racconta la sua conversione




Come la maggior parte dei ragazzi che nascono in una famiglia di religione cattolica romana, anch’io sono stato educato ed iniziato a seguire quelle regole ed ero, tutto sommato, un buon cattolico: andavo in chiesa ed osservavo i vari precetti e sacramenti. Seguivo con un certo interesse la lettura dei brani biblici riguardanti l’annuncio della venuta di Gesù, della Sua nascita, dell’apparizione degli angeli ai pastori, e il racconto dell’arrivo dei magi, in Gerusalemme, per adorarLo. Ogni mattina, di buon’ora mi recavo a servire la messa come chierichetto ed amavo seguire tutte le processioni che si svolgevano nella città; amavo stare in quell’ambiente religioso ed essere in amicizia col sacerdote. L’unico punto negativo, che mi tormentava non poco, era che, quando passavo vicino alle statue, avevo una paura matta, e tutto questo continuò fino all’età di dodici anni.

Intorno a quell’età trovai lavoro come banconista in un bar, al circolo dei sottufficiali di via Roma, Taranto; un giorno, mentre ero intento al mio lavoro e alle mie mansioni, verso il mezzogiorno…. chiusi le porte ed iniziai il rito consueto delle pulizie; ero solo e tutto era silenzio intorno a me, non ricordo quali fossero in quel momento i miei pensieri, ma, ad un tratto, sentii molto chiaramente una voce d’uomo (…), che mi disse: "quando termini il tuo lavoro, passa per quella via…. che, poi…", ma nulla era molto chiaro su quel che avrei dovuto fare o vedere.

L’impressione di quella voce fu grande, riaprii tutte le porte del locale… ma non c’era nessuno; allora richiusi le porte e continuai il mio lavoro. La sera, al termine della giornata lavorativa, mentre mi avviavo verso casa, sentii nuovamente quella voce (…). Ero già su quella strada indicatami precedentemente… e, in un mio monologo, mi chiedevo: "ma dove devo recarmi?" La voce che mi stava suggerendo il tutto mi indicò, quasi come spingendomi, un portone del Corso dere Mari, e quella voce mi disse: "entra!". Era un portone che segnava l’ubicazione del n. 12; entrai… e a sinistra dell’atrio v’era una porta con dei gradini che portavano in uno scantinato illuminato fievolmente.

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