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  25/03/2012 18:33 | |
Meditazione quotidiana di Domenica 25 Marzo 2012
UN’OPERA BENEDETTA
“Benedici, anima mia, l’Eterno: e tutto quello ch’è in me, benedica il nome suo santo” (Salmo 103:1)
Consideriamo ancora il Salmo 148. Proviamo a specchiarci in questa immagine. Noi siamo un universo che deve risuonare della lode al Signore. La nostra stessa natura, in qualunque condizione siamo, ci richiama a quest’espressione di lode. Che le altezze e i cieli dentro di noi Lo lodino! Le cose che Egli ha posto come nostri luminari – la ragione e i pensieri più nascosti – lodino Dio e proclamino la mano che le ha create e che continua a sostenere il loro delicato equilibrio. Lo lodino i nostri ricordi, come vecchi uomini ricchi dei preziosi pegni del Suo amore: Lo lodino le nostre speranze, come bambini allegri, freschi e puri. Le profondità, i fuochi dell’anima e gli aspetti più vigorosi della nostra personalità possano impiegare energia, intensità e passione nella nostra lode. Benedici l’Eterno, anima mia! Vieni dunque, anima mia, e apprestati a quest’opera benedetta. Anche se gli altri rimangono in silenzio, tu sii ripiena di lode. Il tuo Dio, che ti ha coronato di cose buone, ascolta la tua voce: se essa manca Egli sarà rattristato, e la tua mancanza non passerà inosservata. Si racconta che un giorno, un famoso direttore d’orchestra, stava provando un coro con centinaia di voci. Mentre quel maestoso coro cantava, accompagnato da un organo possente, da sonori tamburi nonché da corni e cembali, il musicista che suonava l’ottavino si fermò, pensando che in tutto quel fragore il suo contributo fosse irrilevante. All’improvviso il direttore d’orchestra si fermò, batté le mani e poi rimase in silenzio, quindi gridò: “Dov’è l’ottavino?”. Quell’orecchio allenato aveva saputo cogliere la mancanza di un suono tanto esile. La melodia era stata alterata perché uno strumento non era rimasto al suo posto. Anima mia, compi la parte che ti è stata affidata con tutta la tua energia! Per quanto tu possa essere piccolo, insignificante e nascosto, Dio cerca la tua lode. Egli l’ascolta: con essa tutta la musica del Suo grande universo diventa più ricca e più dolce, perché anche tu offri il ringraziamento. Anima mia, benedici l’Eterno! |
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| 25/03/2012 18:42 | |
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| 01/05/2012 19:27 | |
"ALLORA GLI SCRIBI DELLA SETTA DEI FARISEI DICEVANO AI DISCEPOLI: COME MAI EGLI MANGIA E BEVE IN COMPAGNIA DEI PUBBLICANI E DEI PECCATORI?". (Mc. 2,16 "ALLORA GLI SCRIBI DELLA SETTA DEI FARISEI DICEVANO AI DISCEPOLI: COME MAI EGLI MANGIA E BEVE IN COMPAGNIA DEI PUBBLICANI E DEI PECCATORI?". (Mc. 2,16) Fin da questi primi capitoli del Vangelo di Marco risulta chiaro lo scontro tra Gesù e i farisei, gli scribi, i sommi sacerdoti, insomma contro i rappresentanti della religione ufficiale. Scontro che culminerà nel fatto che saranno proprio questi a voler Gesù crocifisso. Innanzitutto sfatiamo un troppo facile e qualunquistico dividere il mondo tra buoni e cattivi, pensiero molto lontano dalla mentalità evangelica. I farisei non erano ‘i cattivi‘. La loro dottrina era valida, legata alla Parola di Dio, essi erano coloro che avevano conservato la fedeltà al Dio dell’Antico Testamento. Erano loro che alimentavano la speranza messianica e il centro più vivo della pietà ebraica. Come mai, allora, Gesù è così duro nei loro confronti? E anche se davvero fossero peccatori, falsi, cattivi, Gesù non dice di essere venuto proprio per coloro che sono così? Il guaio non sta in Gesù. Egli non fa preferenza di persona, va verso tutti, ma al suo richiamo si aprono solo quelli che l’esperienza della debolezza ha reso consapevoli del bisogno del perdono. L’orgoglio, la superbia, la presunzione del sapere religioso, l’ipocrisia, l’arroganza del potere ha reso queste persone impermeabili a Dio. Il Cristianesimo è compatibile con il peccato e la debolezza purchè essi siano confessati, combattuti, respinti, ma è incompatibile con l’orgoglio anche se poggia su verità e valori incontestabili. Qui ci troviamo davanti al rifiuto di ricevere. Queste persone di ieri e di oggi sono ricche della loro scienza, della legge, della teologia, persino delle loro opere e della loro pietà, ma si chiudono al perdono di Dio perché pensano di non averne bisogno. Per questo Gesù è così duro nei loro confronti e dirà: "Le prostitute e i peccatori vi precederanno nel Regno dei cieli". E’ così anche per noi: se ti senti povero nelle mani di Dio Egli ti farà ricco del suo perdono, delle sue grazie non perché poi tu ti inorgoglisca, ma perché impari a lodare e, a tua volta a donare con altrettanta misericordia e gratuità.  Maria |
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| 10/11/2012 21:40 | |
E Gesù disse ai lebbroso guarito: guarda di non dire niente a nessuno”. (Mc. 1,44) Gesù vedendo un lebbroso che lo invoca con fede e speranza non gli rifiuta il miracolo, ma rifiuta di divulgare i suoi prodigi per non suscitare una speranza che non sia quella della salvezza che egli i venuto a portare fondata sulla conversione all’amore. Anche oggi, i miracoli della misericordia di Dio per noi esistono (e sono anche molti di più di quanti noi immaginiamo), ma Gesù ci mette in guardia dal fondare la nostra fede su un facile miracolismo. Faccio un esempio: io non credo a causa dei miracoli di Lourdes o di quelli di Padre Pio, ma credo a Gesù che mi offre la sua salvezza. Sepoi la sua misericordia mi offre anche dei segni concreti (soprattutto quelli non tanto esteriori ma profondi, nel cuore) ringrazio il suo amore che i concretezza per me, e questi segni rafforzano la mia fede in Lui. | Maria |
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