Il giardino della bellezza
Il giardino della bellezza
Su questa base l’Islam ha prodotto generazioni intere di mistici che hanno interpretato il Corano, attingendo in esso ciò che i mistici ebraici hanno attinto nelle Sacre Scritture o quelli cristiani nel Vecchio e Nuovo Testamento.
Già nel medioevo, momento storico che vide lunghe guerre tra musulmani e cristiani, queste scuole erano così sviluppato che i musulmani stessi facevano fatica a comprenderle, fino al punto di perseguitarle.
Tuttavia la nascita dei mistici nella religiosità islamica si espresse in una ricca letteratura, influenzando l’arte musulmana (pittura, calligrafia, decorazione, architettura) conferendole serena maestà, dolcezza, compostezza ed equilibrio.
Del resto fu Yahya Mo’adz er-Râzî, un mistico arabo, a dire: “Dio è bello e ama la bellezza”; e anche “Il mondo è prigione per il credente, paradiso per l’infedele”. E Nâbolosî: “Tutti i mondi non sono che un debole profumo della Rosa dell’eternità. Chi vuole contemplare la Gloria di Dio, contempli una rosa rossa”.
L’Islam non fu soltanto volontà di guerra santa, né terrore a ferro e fuoco: fu anche messaggio di bellezza interiore, di bellezza e serenità là dove arrivò, il “giardino dove Allah invita i giusti e i buoni”.