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papi senza Spirito Santo ma per volere umano

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2008 13:44
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Sesso: Femminile
12/12/2008 13:39

La dinastia dei conti di Tuscolo, iniziata nei primi anni del 900 con Teofilatto, vesterarius, senatore, magister militum e gloriosissimo dux, e con la moglie Teodora, (regina dei lupanari romani prima di farsi impalmare dal rampante magistrato), era diventata arbitra suprema dell'elezione papale nel volgere di pochi decenni.Sulla figura di questa prima Teodora ho scoperto segni di recente "revisione", giacché l'Enciclopedia Cattolica la reputa una piissima donna, alla cui protezione disinteressata si dovè l'ottimo pontificato di Giovanni X. Insomma, è vero sì che l'istituzione papale era in mano alla famiglia tuscolana, ma per devozione e non per lussuria o cupidigia, come tradizione vuole... Mah. Personalmente mi sembra poco probabile. Liutprando infatti la racconta così: 47. In quel tempo [914-928] Giovanni X di Ravenna teneva il sommo pontificato della veneranda sede romana. Questi però aveva ottenuto in questo modo il vertice della gerarchia, con un delitto tanto nefando e contro il giusto e il lecito. 48. Teodora, impudente puttana, nonna dell'Alberico che da poco [954] è passato di vita, teneva con energia virile (cosa che anche a dirsi è turpissima) la monarchia della città di Roma. Ella ebbe due figlie, Marozia e Teodora, non solo a lei pari, ma anche più pronte all'esercizio di Venere. Di queste, Marozia generò con nefando adulterio con  papa Sergio III, di cui facemmo sopra menzione, Giovanni XI, che, dopo la morte di Giovanni X di Ravenna, occupò la dignità della Chiesa romana; da Alberico [Marchese di Camerino e Duca di Spoleto, NdR] invece il marchese Alberico II, che in seguito ai nostri tempi usurpò il principato della medesima città di Roma. Nello stesso tempo Pietro reggeva il pontificato della sede ravennate, che è ritenuto il secondo arcivescovado, dopo il primato sacerdotale romano. Poiché questi inviava assai spesso a Roma dal signore apostolico il già nominato Giovanni, che allora era ministro delia sua Chiesa, per il dovere della debita sottomissione, Teodora meretrice svergognata, come ho attestato, accesa dal calore di Venere, arse violentemente per la bellezza del suo aspetto, e non solo volle, ma anche spinse più volte costui a fornicare con lei. Mentre tali cose avvengono con impudenza, muore il vescovo della Chiesa bolognese e questo Giovanni è eletto al suo posto. Poco dopo morì l'arcivescovo di Ravenna nominato, prima del giomo della consacrazione di quello, e Giovanni si usurpò il suo posto per istigazione di Teodora, abbandonando, gonfio di ambizione, la precedente Chiesa bolognese, contro le istituzioni dei santi padri.Infatti giungendo a Roma viene subito ordinato vescovo della Chiesa ravennate [905-914]. Dopo un breve intervallo di tempo, per chiamata di Dio, anche quel papa, che lo aveva ingiustamente ordinato, morì. La mente perversa di Teodora, di quella nuova Glycerio, per non aver a godere troppo di rado degli amplessi del suo amante, per le duecento miglia che separano Ravenna da Roma, costrinse questi ad abbandonare l'arcivescovado di Ravenna e ad usurpare (oh! infamia!) il sommo pontificato romano. Per la carriera di Marozia, la primogenita di Teofilatto e Teodora, rimando (scusandomi per l'immodestia) a una serie di miei post, che sono stati raccolti in questo stesso sito di ArcumAdducere:

http://www.arcumadducere.it/testi/marozia1.
htm
http://www.arcumadducere.it/testi/marozia2.htm
http://www.arcumadducere.it/testi/marozia3.htm 

Ciò che segue è un riassunto degli avvenimenti romani, dopo l'uscita di scena (la prigionia, se non la morte immediata) dell'ineffabile Marozia.
Suo figlio Alberico, a soli 16 anni, scacciò l'odiato patrigno Ugo di Provenza e si impadronì di Roma, istituendovi una dittatura che durò vent'anni. E' conosciuto nei manuali di storia come Alberico II, giacché si chiamava come il padre, ma sarebbe più esatto considerarlo PRIMO, per la dinastia del "Principato" romano da lui fondato. Perché, sia pure con un potere molto minore, la sua istituzione politica gli sopravvisse (gli storici reputano la sua dittatura, dopotutto, una BUONA dittatura, ma non così giudicano il suo prosieguo). Fatto sta che la famiglia di Tuscolo, detta anche dei Teofilatti dal nome del suo fondatore, ebbe molti sostenitori entusiasti ma anche nemici mortali, com'è nella natura delle cose. I suoi nemici si raggruppavano intorno alla famiglia dei Crescenzi (anch'essi così chiamati dal nome del fondatore, il primo Crescenzio, che assurse a grande notorietà impalmando la sorella di Marozia, Teodora).Non si pensi che i vincoli di parentela - specialmente quella acquisita tramite nozze - turbassero le coscienze dei nostri avi. Se c'era da assassinare un cognato, un suocero (ma anche fratelli, padri, madri e figli...) non si tiravano indietro. Dunque, i Teofilatti e i Crescenzi erano a Roma, in quei tempi, l'equivalente degli scespiriani Montecchi e Capuleti. C'era poco spazio per la neutralità, chi non era con gli uni, era giocoforza con gli altri, e quindi un nemico da eliminare. In questo clima maturò la successione dei papi, ad onta del "Privilegium Othonis" che vedremo più avanti, fino alla discesa in Italia di Enrico III (1046) che si ricollega al tema di Benedetto IX, l'ultimo dei papi manovrati dai patrizi romani di sponda tuscolana o crescentina.
[Modificato da Tealacrema 12/12/2008 13:40]
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