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papi senza Spirito Santo ma per volere umano

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2008 13:44
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Sesso: Femminile
12/12/2008 13:41

Alberico II, sentendosi prossimo alla morte (a soli 35 anni!) dopo il suo ventennale (e relativamente "illuminato") dominio sulla città e sul papato, fece giurare i patrizi a lui fedeli che dopo la morte del papa in carica, il suo protetto Agapito II, essi avrebbero eletto al soglio pontificio suo figlio Ottaviano, che aveva allora solo 15 anni. Forse non aveva in programma l'elezione di un adolescente, è probabile che Alberico pensasse che Agapito gli sopravvivesse per più lungo tempo, ma i fatti sono questi: Alberico morì nel 954, Agapito II nel 955, e Ottaviano fu eletto papa secondo il desiderio del suo potentissimo padre. Assunse il nome di Giovanni (XII) e fu il primo, si crede, a instaurare il vezzo di cambiare il proprio nome una volta consacrato papa. Forse perché lo zio paterno (nato, fino a prova contraria, da papa Sergio III e dalla quattordicenne Marozia) si chiamava Giovanni ed era stato papa, una ventina d'anni prima, col nome di Giovanni XI (a sua volta all'età di 20 o 21 anni!). Una specie di "continuità familiare", insomma. Senso della dinastia :-) Intorno al 960 l'indipendenza del principato romano correva seri rischi, a causa dei desideri egemonici di Berengario II, Re d'Italia per grazia e concessione di Ottone I, Re di Germania e "padrone" del titolo reale d' l'Italia. Ottaviano/Giovanni non trovò di meglio che appellarsi a quest'ultimo, perché difendesse dalle mire del suo feudatario Berengario, il papato (o meglio, il principato Romano). Per allettare Ottone, il papa gli offrì l'incoronazione imperiale, alla quale il Re germanico pensava già dai tempi di Agapito II (il quale aveva ricevuto in precedenza il vescovo Ariberto di Coira, portatore di un'ambasciata in tal senso da parte di Ottone, ma non se n'era fatto nulla). Dopo la morte di Berengario I (924) non vi erano più stati Imperatori. Non che il titolo valesse un gran che, ma tutti coloro che ne furono insigniti dopo la deposizione dell'ultimo carolingio (Carlo il Grosso), erano almeno discendenti, da parte femminile, di Carlo Magno.Era un titolo "in saldo", insomma, eppure Ottone sembrava tenervi. E in effetti il "suo" impero ebbe poi una continuità ben maggiore, e a tratti anche un'importanza politica senza eguali. Ma Giovanni XII non poteva saperlo, e probabilmente per lui si trattava solo di una cerimonia semi folcloristica nel corso della quale avrebbe semplicemente posato una corona sul capo di un potente signore, capace di proteggere un papa dai suoi nemici. Così, il 2 febbraio del 962, la cerimonia prevista avvenne, con soddisfazione del papa e dell'imperatore. Ma già il 13 febbraio Ottone sottopose Giovanni XII a una doccia fredda: col "Privilegium Othonis" il papa diventava in pratica suo vassallo. Ottone si riservava il diritto (anzi, il Privilegium) di ratificare l'elezione dei futuri papi, previo loro giuramento di fedeltà all'imperatore. In cambio, Ottone confermò le donazioni fatte precedentemente al papato, dai Longobardi in poi, sicché nell'impianto imperiale il ducato di Roma, con a capo il papa, prendeva una precisa forma giuridica.Secondo Josef Gelmi, un sacerdote di Bressanone, noto studioso dei papi, «questa procedura rappresentò per il vescovo di Roma una dipendenza dall'imperatore gravida di conseguenze; d'altro canto però Ottone I, strappando l'elezione papale alle rozze mani della nobiltà [Tuscolani e Crescenzi, NdR], compì un grande favore alla Chiesa stessa.»Gelmi però anticipa un po' troppo i tempi. In realtà Teofilatti e Crescenzi si ostinarono a considerare l'elezione papale "cosa nostra", e se durante il regno di Ottone I  mantennero un più basso profilo, alla sua morte rialzarono la cresta e pretesero l'annullamento delPrivilegium Othonis.Comunque, appena Ottone I si allontanò da Roma, Giovanni XII si rimangiò il giuramento di fedeltà che - sosteneva - gli era stato estorto obtorto collo, e prese a tramare contro l'imperatore per liberarsi dalla sua soffocante "protezione".Ottone convocò immediatamente un sinodo, durante il quale vescovi e prelati di ogni ordine e grado rovesciarono accuse tremende contro il papa. Al sinodo partecipava anche Liutprando, che così ne riferisce in "Gesta Othonis": 
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