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Il Card. Biffi e li musulmani

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2011 20:51
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01/06/2011 20:48

la chiesa cattolica lo lascia solo

Il cardinale Giacomo Biffi,
arcivescovo di Bologna, ad un centinaio fra sacerdoti e volontari convenuti ad un seminario organizzato dalla "Fondazione Migrantes", svoltosi il 30 settembre 2000.

Appello allo Stato...
«
Lo Stato dovrebbe consentire ai mussulmani in Italia, sul piano delle istituzioni da autorizzare, solo ciò che nei Paesi mussulmani è effettivamente consentito agli altri. [...] Lo Stato se è davvero interessato a promuovere le libertà umane faccia laicamente quello che la Chiesa, impegnata dal Vangelo e coerentemente preoccupata della carità ("prima ancora" dell'evangelizzazione), non può fare: adottare il "piccolo strumento" della reciprocità come pressione dell'Islam. La Chiesa può solo rivolgere appelli alla libertà religiosa nei Paesi islamici, ma "chiedere serve a poco". [...] Nella stragrande maggioranza, vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra "umanità", individuale e associata, vengono ben decisi a rimanere sostanzialmente "diversi", in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro. »

In campo ecclesiale la "dottrina" del cardinale Biffi ha trovato il sostegno dei cardinali Sodano e Ruini.

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01/06/2011 20:49

Non è sportivo invocare i gendarmi quando fino ad un minuto prima ne hai parlato malissimo.
(Michele Serra, "OCCHIO PER OCCHIO", La Repubblica, 1 ottobre 2000)

~ L'inferno sono gli altri ~
(Sartre)

Se parla «le lingue degli uomini», la carità cristiana diventa,
come ammonisce San Paolo,
«un bronzo sonante o un cembalo squillante»
(
Leonardo Zega, La Stampa, 2 ottobre 2000)

« Ho anche altre pecore, che non appartengono a quest'ovile »
(Giov 10:16)

Con i nostri fratelli musulmani vorremmo continuare a dar vita al sogno di una umanità riconciliata, dove ogni persona sia aiutata ad amare anche il proprio nemico. Da parte nostra dobbiamo fare in modo che essi possano vivere la loro fede nell'attuale contesto storico e costituzionale della Repubblica Italiana.
Ai fratelli musulmani chiediamo perdono per le offese che subiscono dai cosiddetti cristiani
.

(«Noi siamo Chiesa», Roma 2 ottobre 2000)

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01/06/2011 20:49

IL CARDINAL BIFFI,
UN NEMICO DELLA PACE

COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE DI SAN PAOLO

(Roma, 3 ottobre 2000)


Per ragioni etiche, e per ragioni evangeliche, siamo rimasti sbalorditi per le reiterate affermazioni del l'arcivescovo di Bologna, cardinale Giacomo Biffi, che chiede al governo italiano di "selezionare" gli immigrati, in modo da favorire i cattolici (filippini o latino americani che siano) e scoraggiare invece i musulmani.

1) Biffi è intervenuto una prima volta il 13 settembre e una seconda volti il 30. Per quanto preannunciata, questa seconda esternazione e arrivata in concomitanza con le tragiche notizie che arrivavano da Gerusalemme ove, innescati dalla provocazione del capo del Likud Ariel Sharon, deplorato per il suo gesto in Italia dal rabbino-capo di Roma Elio Toaff, erano scoppiati incidenti tra israeliani e palestinesi (in stragrande maggioranza musulmani) così aspri da provocare una spirale che, in pochi giorni, ha messo in gravissimo pericolo il processo di pace tanto faticosamente avviato, ed aperto una ferita profonda nel gia fragile tessuto del Medio Oriente.
Ogni persona, e tanto più se investita da responsabilità civile o religiosa, non può, mentre e in atto un conflitto, fare scelte che sia pure indirettamente rischino di ravvivare il fuoco di quel conflitto. Ma è quello che ha fatto Biffi. Tutto preso dal suo narcisismo, e incapace dunque di farsi interrogare dagli eventi mediorientali che avrebbero potuto almeno consigliargli di differire ad altra data un intervento del quale del resto non sentiva il bisogno né l'Italia né la Chiesa cattolica italiana, sabato il porporato è intervenuto come se nulla fosse.
Naturalmente, tra la situazione italiana e quella mediorientale non vi è alcun nesso automatico di causa-effetto. E, tuttavia, data la globalizzazione in cui viviamo, è evidente a tutti, a parte l'arcivescovo di Bologna, che una dichiarazione di guerra culturale e religiosa (ma Biffi preferisce dire "laica") all'Islam in quanto tale potrebbe infine ulteriormente aggravare la situazione anche a Gerusalemme.
La Curia romana, ai tempi di Paolo VI, conscia in anticipo della "globalizzazione", fu attentissima alle denunce che nel gennaio 1968 l'allora arcivescovo di Bologna, cardinale Giacomo Lercaro, faceva contro i bombardamenti statunitensi in Vietnam. E, infatti, nel febbraio successivo il prelato fu improvvisamente privato dal Vaticano della sua carica. Adesso Biffi lavora, obiettivamente, contro la pace e la convivenza tra i popoli, e tuttavia rimane al suo posto, pubblicamente appoggiato dal cardinale Segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano.
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01/06/2011 20:49

2) Ma noi contestiamo le dichiarazioni di Biffi non solo per motivi di opportunità, ma proprio nella loro sostanza civile ed ecclesiale. Dal punto di vista evangelico l'argomentare dell'arcivescovo ci pare semplicemente scandaloso, e rimaniamo sgomenti al vedere, a parte la latitanza del Vaticano e della dirigenza della Conferenza episcopale italiana, quanto poche siano le parole di denuncia che si levano dall'interno della Chiesa cattolica italiana, a tutti i livelli, contro il cardinale.
Nessuno aspettava Biffi per sapere che il problema dell'immigrazione è molto intricato, e non solo in Italia, ma in tutti i Paesi che, nelle loro specifiche situazioni, debbono affrontarlo. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno il problema degli immigrati latino-americani, che pure sono quasi tutti cristiani! Dunque, i modi con cui il cardinale vorrebbe che lo Stato italiano risolvesse questi problemi non farebbero che aggrovigliare la situazione, anziché sciogliere in modo equo i suoi nodi.
Il problema dell'immigrazione musulmana in Italia - problema dello Stato laico, sia ben chiaro - si può risolvere non con anatemi aprioristici, ma con l'applicazione della Costituzione repubblicana, con la pazienza, con la ricerca, e lo studio delle soluzioni, che a questioni nuove o nuovissime, hanno dato Paesi europei culturalmente "cristiani" che hanno una presenza musulmana molto più rilevante della nostra, come la Francia, la Germania e il Regno Unito.
D'altronde, se molte persone scappano dai loro Paesi d'origine per trovare pace e lavoro in Europa, questo continente "cristiano" dovrebbe forse interrogarsi pure sulle sue responsabilità storiche anche per storture obiettive che vi sono in Paesi musulmani. Non è stata anche l'Italia "cattolica" (così ci assicura Biffi che essa sia nelle sue radici), del resto, ad armare, per il suo proprio tornaconto economico, regimi islamici antidemocratici? Nel silenzio complice di troppi, Vaticano e Chiesa cattolica italiana compresi.
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01/06/2011 20:49

Noi chiediamo scusa alle sorelle ed ai fratelli musulmani che vivono in Italia (molti come immigrati, ma un crescente gruppo gia come cittadini a tutti gli effetti di questo Paese) dell'ignoranza che Biffi dimostra dei valori storici portati dalla civiltà musulmana in Occidente, e del contributo che obiettivamente il cardinale porta a quelle forze politiche e culturali che si nutrono di tesi xenofobe, quando non apertamente razziste. E cerchiamo di sostenere quanti sono impegnati a risolvere in modo pacifico, soddisfacente, franco e giusto i problemi che inevitabilmente si pongono ad una Società che sempre più diviene multietnica e multiculturale.
Del resto, già oggi molti gruppi cattolici ed evangelici - consapevoli che il cristiano è cittadino del mondo, e che "ogni uomo è mio fratello" - fanno un lavoro prezioso a favore degli immigrati, e dunque a favore della fratellanza. Questi generosi, d'altra parte, sanno bene che non sarà certo combattendo l'Islam qui da noi che si favorirà la liberta delle Chiese cristiane in quei Paesi islamici nei quali esse si trovano in difficoltà. Cristiani e musulmani possono invece combattere insieme l'unica ''guerra santa'' oggi concepibile: quella contro la poverta, l'ingiustizia, lo sfruttamento e l'ignoranza.
Biffi, invece, solleva il polverone di una possibile instaurazione della "Sharia" (legge islamica) in Italia; ma, forse, il suo vero scopo è quello di restaurare il principio dei Patti lateranensi del '29, annullato nell'84, e cioè che la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato italiano.
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01/06/2011 20:50

Nella mia esperienza della chiusura, poi della crisi e dell'emergere dell'individuo, sono giunto alla convinzione personale che non c'è umanità se non al plurale e che quando pretendiamo (all'interno della Chiesa cattolica ne abbiamo triste esperienza nel corso della storia) di possedere la Verità o di parlare in nome dell'umanità cadiamo nel totalitarismo e nell'esclusione.
Nessuno possiede la Verità. Ognuno la ricerca.
Ci sono certamente verità oggettive ma che vanno al di là di noi tutti e alle quali non si può accedere che attraverso un lungo cammino, componendole poco a poco, prendendole da altre culture e da altri gruppi umani, quello che altri hanno acquisito e hanno cercato nel loro cammino verso la verità. Io sono credente, credo che c'è un Dio, ma non ho la pretesa di possederlo né attraverso Gesù, né attraverso i dogmi della mia fede.
Dio non si possiede.
Non si possiede la Verità e io ho bisogno della Verità degli altri.
(Pierre Claverie, vescovo di Orange in Algeria, ucciso da una bomba nel 1996)



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01/06/2011 20:50

Biffi di nuovo alla carica:
"Islamici estranei alla nostra umanità"
Ancora un intervento del cardinale sull'immigrazione:
"Vogliono restare diversi per farci diventare come loro"

(Il Resto Del Carlino, 30 settembre 2000)


Gli islamici nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità", in ciò che ha di più essenziale e di più 'laicamente' irrinunciabile. Essi vengono ben decisi a rimanere sostanzialmente 'diversi', in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro".
Il card. Giacomo Biffi è tornato a occuparsi del 'caso dei musulmani', dopo le polemiche seguite alle sue recenti dichiarazioni, intervenendo a un seminario su 'Vangelo, lavoro e migrazioni'. Hanno - ha ribadito - un diverso giorno festivo, un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra, fino alla poligamia. E hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede, anche se aspettano prudentemente a farla valere di diventare preponderanti. Non sono gli uomini di Chiesa, ma gli stati occidentali moderni a dover far bene i loro conti.
Per Biffi, il solo modo efficace di promuovere il principio di reciprocità da parte di uno Stato davvero 'laico' e interessato alle diffusione delle libertà umane sarebbe "di consentire in Italia per i musulmani, sul piano delle istituzioni da autorizzare, solo ciò che nei paesi musulmani è effettivamente consentito per gli altri.

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01/06/2011 20:51

Il cattolicesimo rimane la religione storica dell' Italia e occorre preoccuparsi di salvaguardare l' identità nazionale"
Piena e autentica libertà di esistere e di operare alle altre forme religiose o culturali, dunque, "senza però che questo comporti un livellamento innaturale o addirittura un annichilimento dei più alti valori della nostra civiltà". Uno stato davvero 'laico' - ha detto Biffi - "dovrebbe avere tra le sue preoccupazioni primarie quella di favorire la pacifica integrazione tra le genti o quantomeno una coesistenza non conflittuale", ma "le concrete condizioni di partenza degli immigrati non sono ugualmente propizie". L' arcivescovo ha nuovamente rilevato che andrebbero preferite "le popolazioni cattoliche o almeno cristiane, alle quali l' inserimento risulta enormemente agevolato; poi gli asiatici, che hanno dimostrato di sapersi integrare con buona facilità, pur conservando i tratti distintivi della loro cultura. Questa linea di condotta non dovrebbe lasciarsi condizionare nemmeno dalle possibili critiche sollevate dall' ambiente ecclesiastico o dalle organizzazioni cattoliche".
I cattolici - ha aggiunto - hanno la fortuna di possedere immensi tesori di verità e di sapienza: "E' un' effusione divinizzante di luce, assolutamente inconfrontabile con i pur preziosi barlumi offerti dalle varie religioni e dall'Islam". E gli immigrati cattolici "a pieno titolo entrano a far parte della nostra famiglia di credenti, e vanno accolti con schietto spirito di fraternità". Ai cristiani delle antiche Chiese orientali "esprimeremo simpatia e rispetto, e potremo favorirli dell' uso di qualche nostra chiesa per le loro celebrazioni". Gli appartenenti alle religioni non cristiane vanno amati e aiutati nelle loro necessità, ha spiegato Biffi: "Da alcuni di loro, segnatamente dai musulmani, possiamo tutti imparare la fedeltà ai loro esercizi rituali e ai loro momenti di preghiera ma non tocca a noi prestare positive collaborazioni alla loro pratica religiosa".
Un approccio, quindi, "realisticamente differenziato. La speranza è che la gravità della situazione possa portare a un efficace risveglio sia della ragione sia dell' antica fede", ha detto il cardinale, per il quale il fenomeno dell'immigrazione ha "colto di sorpresa lo Stato, che dà tuttora l' impressione di smarrimento, e pare non abbia ancora recuperata la capacità di gestire razionalmente la situazione, riconducendola entro le regole irrinunciabili e gli ambiti propri dell' ordinata convivenza civile. Ogni auspicabile progetto di pacifico inserimento suppone ed esige accessi vigilati e regolamentati".
Ma per il cardinale sono state colte di sorpresa pure le comunità cristiane: "Anche nella nostra consapevolezza di pastori, non si ha l'impressione che il fenomeno dell' immigrazione negli ultimi 15 anni, nel corso dei quali esso si è amplificato e acutizzato, sia stato vivo e pungente a misura della sua oggettiva gravità".
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LETTERA APERTA A BIFFI
Khaled Fouad Allam
Docente di Sociologia del mondo musulmano all'Università di Trieste

(La Stampa, 28 settembre 2000)


Amico cristiano,
ti scrivo questa lettera in un momento di profonda tristezza e disperazione.
Ci sono parole che feriscono, che sembrano farci precipitare in un grande abisso, perché aggiungono sofferenza alla sofferenza, dolore al dolore. Così ho letto di recente che il cardinale Biffi avrebbe invitato le autorità italiane a scegliere fra gli immigrati gli appartenenti al cristianesimo perché noi musulmani saremmo in qualche modo una minaccia per l'identità europea e per il cristianesimo.
Ti devo dire che ho veramente paura perché fu così che un secolo fa iniziarono i pogrom; il resto della storia lo conosciamo. Noi musulmani, immigrati, stranieri, non vogliamo diventare gli ebrei del XXI secolo.
La cultura del sospetto è sempre il primo passo verso l'annientamento dell'altro. Ma, ti assicuro, la mia paura non è quella del cristianesimo in sé, la mia paura è che «apprendisti stregoni» utilizzino il cristianesimo o qualsiasi altra religione per erigere nuove barriere. Per questo motivo Beirut e Sarajevo sono stare messe a fuoco e sangue, lo dobbiamo ricordare. Ti assicuro che ho sempre considerato il cristianesimo come la religione del perdono e della compassione; ed anche noi musulmani, nel più profondo della nostra sofferenza, abbiamo visto nel martirio avvenuto pochi anni fa in Algeria dei sette monaci cattolici di Timirin l'immagine di Cristo che accetta la propria morte come redenzione dei peccati altrui. Ed anch'io ho pianto quando ho saputo della loro terribile sorte, perché essi ci avevano offerto la propria morte in segno d'amore per noi musulmani. E quanti musulmani, donne, bambini, uomini di buona volontà sono morti nel silenzio della storia perché pensavano che l'Islam fosse innanzitutto religione del rispetto e della misericordia? Così come io non posso identificare in Gesù Cristo l'inquisizione o la colonizzazione, ma riconosco in esse la violenza della storia e la follia degli uomini, non voglio che in noi si identifichino temibili avversari, esseri violenti, peggio, una religione della crudeltà. So bene che le cose da noi non sono facili; la prova è che alcuni di noi, e non sono pochi, a rischio della propria vita, in questi ultimi anni hanno gridato che l'Islam non era un «mostro».
La lista di coloro che si battono per un umanesimo dell'Islam è lunga: per questo, il dialogo lo temono in molti. La vera debolezza, la fragilità umana la vedo proprio nella volontà di dominio dell'uno sull'altro, perché la violenza è espressione di fragilità e non di forza.
Caro amico, costruire la convivenza non è facile ma non ci sono alternative, proprio per evitare che la storia stessa si trasformi in inferno. Non ha detto il Santo Padre «Vi ho dato il perdono datemi la speranza!»?

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