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Gesù disse chiaramente a proposito del pane "questo è il mio corpo"

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2011 16:40
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09/06/2011 16:40

Gesù disse chiaramente a proposito del pane "questo è il mio corpo" e a proposito del vino "questo è il mio sangue" (Matteo 26:26-28). Perché dunque non credete che nella celebrazione dell'eucaristia vi sia la reale presenza del corpo e del sangue di Cristo?

Nella parola di Dio l'uso del verbo "essere" è stato utilizzato in diverse occasioni con una funzione simbolica: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo." (Giovanni 15:1), "Perciò Gesù di nuovo disse loro: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore" (Giovanni 10:7); "Bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo." (1 Corinzi 10:4). Ovviamente dopo aver letto questi versetti nessuno penserebbe di attribuire in questi casi al verbo essere una funzione reale, ma appare chiaro che Gesù simboleggi la vite, la porta delle pecore e la roccia.

A questo punto per chiarire il senso reale della Santa Cena istituita dal Signore occorre cercare di approfondire ciò che dice la Parola di Dio.

Attraverso la Santa Cena viene ripetuto fisicamente il sacrificio di Cristo? La Bibbia nega assolutamente questa teoria ricordandoci che il sacrificio di Cristo compiuto duemila anni fa fu perfetto e fu fatto una volta per sempre, a differenza dei sacrifici dell'Antico Testamento i quali andavano ripetuti continuamente visto che essi potevano solamente coprire il peccato: "Non per offrire sé stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo. In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla creazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio. Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza". (Ebrei 9:25-28), "Infatti a noi era necessario un sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; il quale non ha ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi sacerdoti, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo; poiché egli ha fatto questo una volta per sempre quando ha offerto sé stesso." (Ebrei 7:26-27); "Sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio." (Romani 6:9-10).

E' giusto che i cristiani celebrino la Santa Cena? Sì è molto importante che i cristiani celebrino la Santa Cena in quanto questo comandamento è stato istituito da Gesù Cristo e serve a ricordarci quale enorme prezzo il Signore ha pagato per espiare i nostri peccati.

Paolo nella sua prima epistola ai Corinzi conferma che essa veniva celebrata anche dai primi cristiani: "Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga". Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ora ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo. Dunque, fratelli miei, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi riuniate per attirare su di voi un giudizio. Quanto alle altre cose, le regolerò quando verrò." (1 Corinzi 11:23-34).

In questo caso Paolo rimproverò duramente i Corinzi perché avevano confuso la Santa Cena con un pasto comune. Essa ha invece un valore spirituale altissimo, essendo la commemorazione del sacrificio di Cristo sulla croce. E' per questa ragione che dobbiamo riceverla con uno spirito consapevole dell'importanza di questo atto ed è necessario che prima di accostarci ad essa esaminiamo noi stessi e la nostra condotta di vita. In questo capitolo viene inoltre sottolineato il valore simbolico di questo atto dal momento che si dice: "Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice (non si parla dunque di carne e sangue reali ma di pane e vino che li simboleggiano), voi annunciate (e non dice ripetete) la morte del Signore, finché egli venga".

Quale valore dobbiamo dunque attribuire al pane e al vino? Il pane e il vino hanno un valore simbolico e la Santa Cena ha un valore commemorativo, così come confermato dalle parole di Gesù: "Fate questo in memoria di me". Il fatto che essa sia una commemorazione non significa però che debba essere presa alla leggera, perché anche gli ebrei commemoravano con grande solennità la celebrazione dell'uscita dall'Egitto attraverso la Pasqua, la quale prefigurava il passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà in Cristo (Esodo 12:26).

Il dogma della transustanziazione, ossia quel processo secondo cui nell'ostia vi siano fisicamente il corpo e il sangue di Cristo, non nacque coi primi cristiani ma fu sancito ben dodici secoli dopo la crocifissione del Signore ed oltre a ciò bisogna aggiungere che l'uso dell'ostia era sconosciuto ai primi cristiani, i quali usavano per commemorare la Santa Cena il pane (che veniva spezzato) e il vino (che veniva distribuito a tutti e non solo a chi presiedeva il culto) così come insegnato da Gesù Cristo.

A sostegno del dogma cattolico viene spesso utilizzato il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Un'attenta lettura dell'intero brano però ci aiuta a capire che il senso delle parole del Signore è ben diverso da quello dell'eucaristia cattolica. "Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo". (Giovanni 6:26-27).
Commento
: Il discorso relativo a Gesù come pane della vita inizia con il rimprovero che Egli fece a coloro che Lo seguivano solamente per motivi carnali (ossia poter avere del pane), anziché cercare le cose spirituali.

"Essi dunque gli dissero: "Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato". Allora essi gli dissero: "Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e ti crediamo? Che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: "Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo"". Gesù disse loro: "In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo". Essi quindi gli dissero: "Signore, dacci sempre di codesto pane". Gesù disse loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete." (Giovanni 6:28-35).
Commento
: Essi gli domandarono cosa dovevano fare per compiere le opere di Dio e Gesù rispose: Che voi crediate in colui ch'egli ha mandato; in seguito viene fatto un paragone tra la manna (cibo materiale che sfamò il popolo per un certo periodo) e il vero pane che viene dal cielo; a questo punto gli uditori pensarono che Gesù parlasse di un pane fisico, ma Egli gli rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete". Con queste parole Gesù indica chiaramente che il nutrirsi di questo pane consiste nell'andare a Lui e nel credere in Lui.

"Ma io ve l'ho detto: "Voi mi avete visto, eppure non credete!" Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Perciò i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane che è disceso dal cielo". Dicevano: "Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come mai ora dice: "Io sono disceso dal cielo?". Gesù rispose loro: "Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. È scritto nei profeti: "Saranno tutti istruiti da Dio". Ogni uomo che ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Perché nessuno ha visto il Padre, se non colui che è da Dio; egli ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita" (Giovanni 6:36-47).
Commento
: Egli ribadisce che la Vita Eterna non consiste nel mangiare fisicamente il Suo corpo e bere fisicamente il Suo sangue, ma questi atti sono simbolici perché la salvezza è nel contemplare il Figlio e nel credere in Lui. Dopo aver ripetuto ancora una volta che la vita eterna è per chi crede in Lui, Gesù afferma di essere il pane della vita e che chi mangia questo pane avrà vita eterna.

"I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, [che darò] per la vita del mondo" (Giovanni 6:48-51).
Commento
: Fino ad ora Gesù aveva detto che la vita eterna si otteneva nel credere, nel contemplare e nel venire a Lui, ora aggiunge che la vita eterna è nel mangiare Lui, pane della vita, la Sua carne e il Suo sangue e vista la premessa possiamo dire che il nutrirsi di Lui non è altro che un'espressione che rafforza l'idea del credere e del contemplare Lui. Le parole che seguono ci fanno capire che la sua carne è vero cibo, e il suo sangue vera bevanda, sicché ci si debba cibare spiritualmente di lui, per fede, e che queste parole ci parlano del suo sacrificio espiatorio sulla croce: "il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo".

I Giudei ovviamente non compresero il senso di queste sue parole e si chiesero cosa volesse dire, perché sapevano benissimo che nutrirsi di sangue (tanto più umano) era fermamente condannato dalla Legge di Mosé (e anche nel Nuovo Testamento, nel capitolo 15 degli Atti degli apostoli, si ripete che non ci si può nutrire di sangue). Ma Gesù ripete che Egli è il vero cibo di ogni credente ed infatti noi tutti possiamo testimoniare che solo quando siamo in comunione con il Signore possiamo sentire quel senso di gioia totale e di pace che ci sazia totalmente.

Autore delle risposte: Alessandro Valli
http://www.apocalypsesoon.org/I/i-catt.html



♥Pedro♥
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