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VENTI SECOLI DI PAPATO 1

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2012 17:40
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12/06/2011 16:27

pag 9

VENTI SECOLI DI PAPATO

La rivincita

(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)

E' stato l'unico papa a canonizzare se stesso, ma sarebbe meglio ricordarlo come un uomo disperatamente perseguitato da un ricordo. Ildebrando era presente, giovane monaco, quando Gregorio VI venne deposto ed umiliato da Enrico III nel 1046. Enrico che pose sul trono papale un altro burattino pronto ai suoi comandi.

Ildebrando accompagnò Gregorio VI nell'esilio in Germania ed il ricordo del papa deposto non lo lasciò mai più.

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Ritornato in Italia fu consigliere e poi Cancelliere di quattro pontefici ed alla morte di Alessandro II (1073), fu eletto pontefice a furor di popolo con il nome di Gregorio VII.

Non gli deve essere piaciuta questo genere di elezione, visto che proprio lui aveva sostenuto che la scelta del pontefice doveva ricadere soltanto sui cardinali, ma l'accettò comunque di buon grado e, immediatamente, richiese al giovane Enrico IV, l'imperatore, il consenso formale.

Neanche questo gli deve essere piaciuto visto che riteneva che fosse indegno chiedere il permesso ad un inferiore (l'imperatore) da parte di colui che era il "superiore" a tutti in quanto vicario di Cristo.

Giustificò in seguito la cosa, sostenendo di non voler creare eventuali presupposti giuridici di una possibile futura deposizione. Avrebbe avuto presto la sua rivalsa, con una svolta epocale nei rapporti tra potere religioso e potere temporale.

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Enrico IV, benché saggiamente prevenuto ed avvisato dai suoi consiglieri, ritenne che come suo padre aveva fatto e disfatto quattro papi altrettanto poteva fare lui e, malgrado le caratteristiche di ascetismo e di durezza del nuovo papa, gli concesse il suo assenso.

Sin da ragazzo Ildebrando, figlio di un carpentiere, aveva avuto un adorazione per San Pietro. Pietro "Il Capo Pastore", colui che poteva fare e disfare in cielo e sulla terra con pieni poteri. Quando divenne papa dettò ventisette tesi, il suo "dictatus" , che specificavano capacità e poteri del vicario di Pietro. Vediamone alcune:
-Il papa non può essere giudicato da alcuno sulla terra.
-La Chiesa di Roma non ha mai errato e non errerà mai sino alla fine dei tempi.
-Solo il papa può deporre i vescovi.
-Solo il papa può portare le insegne imperiali.
-Il Papa può detronizzare imperatori e re e liberare i loro sudditi dagli obblighi di obbedienza verso i sovrani.
-Tutti i sovrani (principi) gli devono baciare i piedi.
-I suoi ambasciatori, anche non preti, hanno la precedenza su tutti i vescovi.
-Un papa eletto regolarmente è senza alcun dubbio un santo, in ragione dei meriti di Pietro.

Della propria santità ebbe sicurezza e certezza assoluta al momento della sua elezione, anche se l'idea venne prontamente lasciata cadere da tutti i suoi successori, probabilmente meno maniaci o meno mitomani.

Non è chiaro se sapesse che tutte queste sue affermazioni erano basate su documenti falsi, anche se non ci sono veri dubbi in proposito. Per sette secoli i Greci avevano chiamato Roma "la casa dei falsi". (si veda in proposito l'ironia del patriarca Pietro di Antiochia nel 1054: quando in occidente venne imposto il celibato ai preti:"I latini hanno di certo perduto i documenti originali del concilio di Nicea durante l'occupazione dei Vandali". In Oriente i sacerdoti possono ancor oggi sposarsi, secondo quanto prescritto a Nicea) e sotto Gregorio VII si forma una vera e propria scuola di "falso", diretta da Anselmo da Lucca, che forniva e fornirà documenti falsificati appropriati per ogni futura azione intrapresa dai pontefici.

Molti antichi ed originali documenti vennero ritoccati per far loro dire l'esatto opposto di quanto sostenuto dall'originale. Ed un gran numero di documenti antichi sono integralmente falsi. La "scuola dei falsari" falsificava imparzialmente tutto, storia e documenti, e questo metodo di reinventare la storia costituì un successo istantaneo, permettendo anche immediate modifiche dei "canoni religiosi".

Si esaminino per esempio i Decreti dello Pseudo-Isidoro, complessivamente 240 documenti, dei quali sicuramente almeno 125 sono falsi palesi, e che servirono a Gregorio per estendere la proibizione del commercio normalmente irrogata agli scomunicati, anche ai re, agli Imperatori ed ai principi. Scomuniche di questo genere emesse contro l'imperatore Greco e contro Boleslao, re polacco, provocarono ribellioni , repressioni e morti senza nessuna seria giustificazione religiosa.

Dell'opera di riordino del monaco benedettino Graziano (1150 ca.), utilizzata in seguito da Tommaso d'Aquino (che non sapeva un cazzo di greco, aramaico, o altre lingue) per la sua Summa Teologica , sappiamo per certo che su 324 citazioni di affermazioni di papi dei primi quattro secoli soltanto 11 sono autentiche.

La conseguente equiparazione tra scomunicati ed eretici (decretata da Urbano II°, 1088-99, che, tra l'altro fu anche il papa che diede inizio alla prima crociata nel 1095 e stiamo parlando di un affare che in quattro anni[1095-1098] produsse un milione di morti certi, anche cristiani [vedasi le stragi di Wieselburg e Semlin, in Ungheria], che meriterebbero un discorso a parte) condusse alla tortura ed alla morte degli scomunicati, che in precedenza sarebbero state viste come inutili atti di crudeltà, non rispondenti all'insegnamento di Cristo


Scusandomi della digressione, che non centra affatto, Vi ricordo l'esistenza dei libri "penitenziali" (Capitula Martini; Cesario; Reginone di Prüm; Burcardo di Worms; Hubertense;Teodoro, etc.etc.), prodotti dal 200 al 1500 ca. nei quali, quasi senza eccezioni (strana curiosità) ai rapporti sessuali anali od orali venivano imposte penitenze assai più pesanti di quelle previste per aborto, stupro, omicidio premeditato ed assassinio. Se volete chiarimenti ulteriori posso precisare che venivano sanzionati e puniti anche i rapporti tra marito e moglie quando l'uomo stava sotto o quando faceva l'amore "come fanno i cani (citazione)", e non erano penitenze da nulla.

Venivano proibiti i rapporti con le mogli incinte, tra coniugi sterili o anziani, con la moglie mestruata, etc. etc. Insomma una vera serie di stupidaggini, delle quali resta pesante traccia anche nella "Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II, non certo il più umano e pregressista dei papi, anche se, certamente, uno dei politici più abili e sensibili al girare del vento.

D'altra parte, anche se la Chiesa è sempre in ritardo sui progressi della scienza e della politica sociale, ora si tratta di sopravvivere o di rinchiudere se stessa ed i propri fedeli in un ghetto di meschina repressione. Solo l'idea di una politica della famiglia "cattolica" in India o in Cina costituirebbe un pericolo mortale per l'umana "civile" sopravvivenza, e civile in questo caso vuol solo dire senza sanguinosi scontri per il cibo.


Ma torniamo a Gregorio.

La sua scatenata legislazione cominciò trasformando in prostitute migliaia di stupefatte ed innocenti mogli di meravigliati uomini di chiesa, che fino ad allora avevano contratto e contraevano regolarmente matrimonio ed avevano figli. Un buon numero di queste giovani donne, sole ed abbandonate da tutti, si suicidarono eliminando ulteriori seccature al pontefice

In quest'occasione la Chiesa tedesca, con certa ironia, chiese al papa se avrebbe provveduto lui personalmente a far sostituire le moglie abbandonate da appositi angeli. Un gruppo di vescovi italiani, riunitisi a Pavia nel 1076, scomunicò il papa, senza grande successo.

Il celibato, normativamente regolato, garantì comunque la futura perpetua separazione tra clero (cui spettavano tutti i diritti) e laici.

Il prossimo bersaglio fu la simonia, che perseguitò selvaggiamente e con ragione, ritenendo che lui fosse il solo soggetto al quale si dovesse eventualmente pagare qualcosa.

fgr

Ora non restava che sferrare il colpo che aveva aspettato per trent'anni. Accusò l'imperatore Enrico IV di interferire negli affari della Chiesa e di essere simoniaco. Enrico ne fu stupefatto. Stava solo facendo quello che tutti gli altri imperatori avevano già fatto. Aveva consentito lui all'elezione di Gregorio, come faceva il papa a credere di potergli imporre cosa fare. Enrico convocò un concilio a Worms e decretò nulla la nomina papale.

Gregorio rispose con un anatema:
Su ordine dell'Onnipotente, io proibisco ad Enrico di governare i regni d'Italia e di Germania. Assolvo tutti i suoi sudditi da ogni promessa e/o giuramento che essi gli abbiano fatto o ricevuto; e scomunico chiunque gli presti servigi in qualità di re.

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