IN SPIRITO E VERITA'

GESU' E' SPIRITO E I VERI CRISTIANI
LO ADORANO IN SPIRITO E VERITA'
 
 
 

L’ENCICLICA UT UNUM SINT DI GIOVANNI PAOLO II

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2011 17:57
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18/06/2011 17:46

Badate a voi stessi, o ministri del Vangelo perché la chiesa cattolica romana cerca con le sue dolci parole in tutte le maniere di renderci malleabili; per dirigere le cose nella direzione che essa vuole. Sappiate che voi siete nella verità e loro sono nell’errore; voi siete nella luce e loro nelle tenebre; voi siete salvati e loro perduti; voi potete arricchire loro ma loro possono solo derubarvi la vostra ricchezza!

Portate il messaggio dell’Evangelo ai Cattolici; ma con ogni franchezza; senza celare loro nulla; non lusingateli altrimenti Dio chiederà conto del loro sangue alla vostra mano. Sono loro che devono riconoscere che noi siamo nella verità; sono loro che devono tornare a noi e non noi a loro. Sono loro che devono riconoscere i nostri ordinamenti e non noi i loro sacramenti! Noi lo diciamo chiaramente: noi conosciamo già a fondo le dottrine cattoliche, e non abbiamo bisogno di dialogare con loro per acquistare una conoscenza più vera di esse, e meno che meno per acquistare una più giusta stima di esse.

Ma io domando a coloro che sono in favore di questi dialoghi ecumenici: ‘Ma quale più giusta stima pensate si può acquistare delle eresie della chiesa cattolica romana che hanno menato nel soggiorno dei morti decine e decine di milioni di persone di tutto il mondo fino a questo presente giorno? No, noi non possiamo acquistare nessuna stima delle eresie della chiesa cattolica romana; possiamo e dobbiamo solo confutarle e riprovarle privatamente e pubblicamente. Non ci sono alternative!

  • ‘…Il dialogo è anche strumento naturale per mettere a confronto i diversi punti di vista e soprattutto esaminare quelle divergenze che sono di ostacolo alla piena comunione dei cristiani tra di loro. Il decreto sull’ecumenismo si sofferma, in primo luogo, a descrivere le disposizioni morali con le quali vanno affrontate le conversazioni dottrinali: Nel dialogo ecumenico i teologi cattolici, restando fedeli alla dottrina della chiesa, nell’investigare con i fratelli separati i divini misteri devono procedere con amore della verità, con carità e umiltà… ‘ (Il Regno, N° 752, pag. 401).
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Continuiamo a parlare di questo dialogo che la chiesa cattolica romana dopo il concilio Vaticano II ha instaurato con molte Chiese evangeliche, tra cui anche diverse chiese pentecostali (il dialogo con i Pentecostali è iniziato ufficialmente nel 1972 e prosegue tuttora). Come potete vedere a distanza di trenta anni dal concilio Vaticano II (che ha segnato l’inizio dello sforzo ecumenico cattolico) il capo della chiesa cattolica romana si esprime a riguardo di questo dialogo dicendo che i teologi romani devono rimanere fermi nella dottrina cattolica romana in questo dialogo con i ‘fratelli separati’. Questo significa che non devono cedere su nessun punto, ma portare avanti le loro dottrine senza vacillare; e sono passati ben trent’anni dalla fine del concilio Vaticano II! Ma allora è inevitabile domandarsi; ‘Ma se parlano in questa maniera perché cercano in tutte le maniere il dialogo con le Chiese evangeliche? Le conoscono bene quali siano le abissali divergenze dottrinali che ci separano da loro; quindi, secondo noi, è falsa la loro affermazione secondo la quale essi cercano il dialogo con noi per conoscere meglio quello che noi insegniamo e per acquistare una più giusta stima della dottrina che professiamo.

Giovanni Paolo II ha definito anche il dialogo con i Cristiani evangelici uno scambio di doni; ma quali sono questi doni che durante questi ultimi tre decenni hanno preso dagli Evangelici? Nessuno; difatti nel Catechismo della chiesa cattolica del 1993, a cura di Rino Fisichella, che è presentato ai Cattolici da lui stesso ci sono le stesse dottrine che ci sono sul Nuovo manuale del catechista di Giuseppe Perardi del 1939.

I fatti parlano chiaro; hanno tenuto tanti e tanti dialoghi e sono rimasti fermi su tutti i loro punti dottrinali!

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18/06/2011 17:46

Non è questo un segno sufficiente per capire che questo loro dialogo che vogliono avere con gli Evangelici ha come fine quello di strappare loro delle concessioni e di offrirgli la loro amicizia e ‘fraternità’ a condizione che essi facciano un qualche compromesso? Facciamo un esempio per fare comprendere ciò; il Vaticano vuole il reciproco riconoscimento dei battesimi difatti lo stesso Giovanni Paolo II ha detto: ‘Il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo auspica un reciproco e ufficiale riconoscimento dei battesimi. Ciò che va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica’ (ibid., pag. 403). Che significa tutto ciò? Significa che se noi riconosciamo il loro battesimo essi riconosceranno ufficialmente anche il nostro; ma per riconoscere il loro battesimo per infusione dovremmo non solo dare un altro significato al battesimo perché dovremmo dire che esso cancella i peccati, ma dovremmo pure affermare che esso può essere ministrato agli infanti e per infusione perché è valido lo stesso.

Quindi è da escludersi nella maniera più assoluta che noi ci mettiamo a barattare la verità sul battesimo in cambio della ‘fraternità’ cattolica.

Ma non tutti sono disposti a disconoscere il battesimo per infusione della chiesa cattolica romana, perché sanno che il dialogo ecumenico in questo caso si interromperebbe o subirebbe un grave colpo. Tra costoro c’è Cecil M. Robeck Jr. che è un membro di spicco delle Assemblee di Dio americane che da anni dialoga a livello ufficiale con la chiesa cattolica romana. In un suo scritto (redatto assieme a Jerry L. Sandidge che ora è morto ma che al tempo era membro anche lui delle Assemblee di Dio americane) afferma quanto segue: ‘Noi crediamo che i paralleli che esistono fra la pratica Pentecostale della dedicazione degli infanti e la pratica Cattolica Romana del battesimo degli infanti possiedono una grande promessa per l’apprezzamento e la comprensione reciproci (hold great promise for mutual understanding and appreciation). Noi suggeriamo quindi che il battesimo dei credenti (sia esso dei bambini di età appropriata che degli adulti) continui ad essere affermato nella teologia e nella pratica Pentecostale e che il battesimo degli infanti compiuto in un’altra famiglia confessionale Cristiana può essere visto come un alternativa accettabile ed equivalente basata su considerazioni storiche e teologiche.

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18/06/2011 17:47

Così, se una persona che si unisce a una chiesa Pentecostale era stata battezzata da infante o da bambino e se quel battesimo è stato vivificato e reso pieno di significato attraverso un susseguente e incontro spirituale con Cristo, i Pentecostali non hanno bisogno di insistere sul battesimo in acqua da adulti’ (Cecil M. Robeck, Jr., and Jerry L. Sandidge, ‘The ecclesiology of Koinonia and baptism: a pentecostal perspective’, [L’ecclesiologia della koinonia e del battesimo: una prospettiva pentecostale] in Journal of Ecumenical Studies [Giornale di studi ecumenici], 27:3. Summer 1990, pag. 531). [4]

E allora che faranno? Lo vedremo presto; perché la chiesa cattolica romana sta facendo forza affinché le Chiese evangeliche con cui dialoga riconoscano il suo battesimo e la sua dottrina sul battesimo. Ma comunque non importa se alcune Chiese evangeliche riconosceranno il battesimo cattolico; noi continueremo a ribadire che il battesimo cattolico romano è nullo. Ma il fatto è che se la chiesa cattolica romana strapperà a certe Chiese evangeliche il riconoscimento del suo battesimo, allora sarà incoraggiata a proseguire su questa linea, e cercherà subito di strappare un altro riconoscimento ancora più importante per lei che è quello della sua messa.

Voi sapete che la messa, o eucaristia, secondo la dottrina cattolica è la ripetizione del sacrificio di Cristo; quindi se qualche Chiesa evangelica riconoscerà la sua messa vuole dire che riconoscerà in essa la ripetizione del sacrificio di Cristo, il che significa dire ‘amen’ ad una bestemmia.

Non vi illudete voi che siete per l’ecumenismo con la chiesa cattolica romana; perché il fine che si propone il Vaticano è quello di portare gli Evangelici a riconoscere la sua messa e a parteciparvi. Lo ha detto chiaramente lo stesso Giovanni Paolo II quando ha detto: ‘E’ come se noi dovessimo sempre ritornare a radunarci nel cenacolo del Giovedì santo, sebbene la nostra presenza insieme, in tale luogo, attenda ancora il suo perfetto compimento, fino a quando, superati gli ostacoli frapposti alla perfetta comunione ecclesiale, tutti i cristiani si riuniranno nell’unica celebrazione dell’eucaristia’ (Il Regno, N° 752, pag. 398). Quindi non vi lasciate trarre in inganno dalle loro dolci parole; perché questa loro cosiddetta fraternità che essi sbandierano e vi offrono ha un prezzo: la verità. Che farete dunque? Venderete la verità in cambio della loro amicizia, o direte: ‘No, noi non possiamo spostare i limiti posti dagli apostoli’? Io vi dico: Non vendete la verità; difendetela strenuamente anche dinanzi ai Cattolici: disconoscete tutte le loro eresie; turategli la bocca e ritiratevi da questo dialogo che avete intrapreso con loro inutilmente.

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18/06/2011 17:47

Quanto detto sopra a proposito del dialogo ecumenico dalla conclusione del concilio in poi induce a rendere grazie allo Spirito di verità promesso da Cristo Signore agli apostoli e alla chiesa (cf. Gv 14,26). E’ la prima volta nella storia che l’azione in favore dell’unità dei cristiani ha assunto proporzioni così grandi e si è estesa a un ambito tanto vasto. Ciò è già un immenso dono che Dio ha concesso e che merita tutta la nostra gratitudine (..) Uno sguardo d’insieme sugli ultimi trent’anni fa meglio comprendere molti dei frutti di questa comune conversione al Vangelo di cui lo Spirito di Dio ha fatto strumento il movimento ecumenico. Avviene ad esempio che – nello stesso spirito del discorso della montagna – i cristiani appartenenti a una confessione non considerino più gli altri cristiani come nemici o stranieri, ma vedano in essi dei fratelli e delle sorelle. D’altro canto, persino all’espressione fratelli separati, l’uso tende a sostituire oggi vocaboli più attenti a evocare la profondità della comunione – legata al carattere battesimale – che lo Spirito alimenta malgrado le rotture storiche e canoniche. Si parla degli ‘altri cristiani’, degli ‘altri battezzati’, dei ‘cristiani delle altre comunità’. Il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo designa le comunità alle quali appartengono quei cristiani come ‘chiese e comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con la chiesa cattolica’ (…) In una parola, i cristiani si sono convertiti a una carità fraterna che abbraccia tutti i discepoli di Cristo’ (ibid., pag. 402).

In questa parte del suo discorso, Giovanni Paolo II mostra la sua gioia per i progressi che si sono fatti in questo dialogo ecumenico con molte Chiese evangeliche incominciato trent’anni fa circa. Egli ha ragione nel dire che ‘è la prima volta nella storia che l’azione in favore dell’unità dei cristiani ha assunto proporzioni così grandi e si è estesa a un ambito tanto vasto’, perché in effetti non ci sono mai state così tante chiese cristiane evangeliche di tutte le denominazioni, comprese anche delle denominazioni pentecostali, che hanno intrattenuto questo dialogo ecumenico con i Cattolici romani, come ci sono oggi.

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18/06/2011 17:48

All’inizio erano poche, ma adesso sono veramente tante. Noi siamo grandemente rattristati invece nel vedere ciò, ma anche preoccupati per molti nostri fratelli i cui pastori li trascinano in questa fossa dell’ecumenismo con i Cattolici romani.

Ma questo segno non è altro che uno degli albori della apostasia che deve esserci prima della venuta del Signore; devono avvenire queste cose; perciò non ce ne meravigliamo.

Paolo ha detto che “un pò di lievito fa lievitare tutta la pasta” (1 Cor. 5:6); per questo non c’è da meravigliarsi se questo cancro dell’ecumenismo si è diffuso così tanto nel corpo di Cristo. Ora, noi consideriamo un dato molto preoccupante che i Cattolici, a livello ufficiale, si siano messi a chiamare molti Cristiani evangelici ‘fratelli separati’; e non più eretici, o apostati; perché questo sta a dimostrare come molti di coloro che si rifanno nei punti cardini della loro dottrina alla Riforma, hanno smesso di protestare contro la chiesa cattolica romana, hanno smesso di combattere per l’Evangelo come fecero alcuni secoli fa i riformatori.

Ma perché siamo giunti a questa conclusione? Perché al tempo della Riforma, cioè circa quattrocento anni fa, in Europa e nel mondo i papi non chiamavano ‘fratelli separati’ Calvino, Lutero e molti altri, ma li chiamavano con ogni sorta di appellativo spregevole! Basta andare a rispolverare alcuni dei libri dei teologi cattolici di quel tempo, o anche leggere discorsi dei papi d’allora per rendersene conto. Come mai allora questo cambiamento di espressioni da parte cattolica, quando le sue dottrine di demoni sono rimaste nella sostanza le stesse, anzi ve ne sono aggiunte molte altre e noi ci atteniamo ancora in diversi punti alle dottrine proclamate dai riformatori? E’ semplice; perché molti di quelli che essa chiama Protestanti, non protestano più contro di essa, come facevano i loro predecessori! Ma il motivo è anche un altro; la chiesa cattolica romana col passare del tempo si è resa conto che molte persone uscivano da essa per unirsi a noi, e che con la forza non riuscivano a farli tornare nel suo seno; quindi ha cambiato tattica. Oggi usa le lusinghe, i riconoscimenti e tante altre astuzie ad essi collegati per fare tornare in essa quelli che l’hanno lasciata. Non è qualche cosa da sottovalutare questo cambiamento di atteggiamento formale da parte della chiesa cattolica, perché con esso, in molti casi, è riuscita ad ammorbidire e talvolta a fare scomparire la protesta di molti Cristiani evangelici.

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18/06/2011 17:48

Questo lo si può constatare anche dal fatto che oggi molti, proprio perché la chiesa cattolica romana apparentemente si umilia e dice di riconosce in noi dei Cristiani, non vogliono più polemizzare con essa, ossia non vogliono che si confutino con vigore e con ogni franchezza le sue dottrine, come si faceva una volta; perché questo potrebbe raffreddare il dialogo che hanno instaurato con i ribelli.

Dove sono oggi i libri dove vengono messe a nudo le eresie della chiesa romana e vengono annullate mediante la Scrittura? Dove sono oggi i predicatori che denunciano dal pulpito con ogni franchezza le dottrine di questa organizzazione come facevano secoli addietro i riformatori? Si possono veramente contare; perché si fanno sempre più rari col tempo. Ecco una delle cose che ha prodotto questo dialogo ecumenico!

Ma a questo punto, bisogna dire anche che è molto preoccupante e rattristante constatare che molti di quelli che si dicono Cristiani evangelici si sono messi a chiamare i Cattolici, ‘cristiani’, ‘fratelli’; perché? Perché allora viene di domandarsi: Ma allora non c’è più bisogno di predicare il ravvedimento e la fede ai Cattolici, se essi sono tutti dei nostri fratelli? Sono già salvati; quindi che bisogno c’è di scongiurarli a salvarsi? Ma qui il fatto è che bisogna predicare il ravvedimento e la fede a quei cosiddetti Cristiani evangelici che o non sono mai nati di nuovo o che hanno perduto il discernimento. A voi che portate il nome di Cristiani evangelici ma che non siete affatto dei Cristiani, io vi dico; Ravvedetevi e credete al Vangelo per ottenere la remissione dei vostri peccati e scampare all’ira a venire’; e a voi fratelli che invece siete stati ingannati dalle lusinghe papali diciamo invece: Ravvedetevi e tornate al Signore dal quale vi siete allontanati per cercare il favore dei Cattolici romani.

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18/06/2011 17:48

  • ‘…Accade sempre più spesso che i responsabili delle comunità cristiane prendano insieme posizione, in nome di Cristo, su problemi importanti che toccano la vocazione umana, la libertà, la giustizia, la pace, il futuro del mondo. Così facendo essi ‘comunicano’ in uno degli elementi costitutivi della missione cristiana; ricordare alla società, in un modo che sappia essere realista, la volontà di Dio, mettendo in guardia le autorità e i cittadini perché non seguano la china che condurrebbe a calpestare i diritti umani (….) Numerosi cristiani di tutte le comunità, a motivo della loro fede, partecipano insieme a progetti coraggiosi che si propongono di cambiare il mondo nel senso di fare trionfare il rispetto dei diritti e dei bisogni di tutti, specie dei poveri, degli umiliati e degli indifesi. Nella lettera enciclica Sollicitum rei socialis ho constatato con gioia questa collaborazione, sottolineando che la chiesa cattolica non può sottrarvisi (…) Oggi constato con soddisfazione che la già vasta rete di collaborazione ecumenica si estende sempre più. Anche per influsso del Consiglio ecumenico delle chiese si compie un grande lavoro in questo campo’ (Il Regno, N° 752, pag. 403).
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    18/06/2011 17:49

    Cambiare il mondo per fare trionfare la giustizia! questo è dunque il progetto della chiesa cattolica romana, e in questo suo progetto ha trascinato e sta trascinando pure molte Chiese evangeliche.

    Cominciamo col dire che è un inganno pensare che si può cambiare questo mondo e far trionfare la giustizia in esso; Gesù quando venne in questo mondo non cambiò il mondo, nel senso che ai suoi giorni continuarono ad esserci i poveri, i perseguitati a cagione di giustizia, e quelli che subivano ogni sorta di soprusi, e di conseguenza continuarono ad esserci coloro che procacciavano il male del loro prossimo. Anche ai giorni degli apostoli, il mondo continuò ad essere lo stesso; difatti continuarono ad esserci le ingiustizie sociali. Ma sia Gesù che gli apostoli non si impegnarono nella lotta sociale per fare trionfare la giustizia sociale. Loro predicarono l’Evangelo e molti si ravvidero e credettero in esso, fecero del bene agli uomini; ma non si misero in testa che potevano cambiare il mondo e fare trionfare il rispetto dei diritti di tutti.

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    18/06/2011 17:49

    Loro stessi erano poveri e furono perseguitati a motivo di giustizia; subirono ogni sorta di ingiustizie, furono nel bisogno, abbandonati e derisi dai loro nemici; eppure sopportarono tutto ciò con pazienza sapendo di essere stati chiamati a questo. Ed anche noi non ci illudiamo; se vogliamo seguire le orme di Cristo e quelle degli apostoli, anche i nostri diritti saranno calpestati dagli uomini; anche noi subiremo ingiustizie di ogni genere dagli uomini che non conoscono Dio perché Gesù ha detto: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Giov. 15:20), e Paolo ha detto che “tutti quelli che voglion vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Tim. 3:12).

    La Chiesa di Dio che vuole condursi in modo degno del Vangelo sarà perseguitata; non può essere altrimenti. Queste sono le ragioni per cui noi crediamo che, in qualsiasi caso, non ci si deve mettere in testa il pensiero che se ci mettiamo tutti assieme, potremo levare la nostra voce in favore della giustizia in maniera più forte e trasformare questo mondo di tenebre. Ma questo è proprio quello che la chiesa romana vuole fare pensare agli altri. State attenti perché questo modo di parlare della chiesa romana ha come fine quello di distrarvi dal buon combattimento e coinvolgervi nella politica. Sì, nella politica a cui essa da molti secoli si dà; non dimenticate che la chiesa romana è politica.

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    18/06/2011 17:49

    Noi credenti non abbiamo nessuna intenzione di darci alla politica o di fare politica per cercare di fare trionfare il diritto in questo mondo. Noi, la politica la lasciamo fare a quelli che Dio a preposti a farla, e per loro preghiamo affinché Dio li guidi e li aiuti.

    Giovanni Paolo II è a capo di un impero temporale; quindi parla e si comporta da uomo potente della terra; per questo non parla e non vive come Gesù Cristo o come l’apostolo Pietro di cui si dice il successore. Ed essendo capo di uno Stato anche lui cerca di salvaguardare gli interessi del suo Stato, e di estendere in una maniera o nell’altra il suo potere nel mondo; esattamente quello che hanno fatto i suoi predecessori durante i secoli passati. Quindi è comprensibile che lui parli di lotta sociale e di iniziative che hanno come fine quello di persuadere le autorità di uno Stato a fare o non fare qualche cosa. Ha il potere di farlo e lo fa.

    Ma il fatto è che lui sta cercando di coinvolgere in questa lotta politica, perché tale è, anche noi che dalla politica ce ne dobbiamo stare fuori e lontano per non corromperci. Ma badate che il fine che egli si propone non è quello di fare trionfare il rispetto dei diritti; ma il rispetto verso di lui e verso la chiesa cattolica romana.

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    18/06/2011 17:50

    E’ manifesto questo, chi ha gli occhi aperti lo vede bene tutto ciò. Quello che invece noi vogliamo fare è annunciare il ravvedimento e la parola della fede alla chiesa cattolica romana e denunciare le sue eresie, le sue ipocrisie, le sue falsità, che tengono milioni di persone lontano dalla giustizia di Dio che è in Cristo Gesù. Questa è la lotta che noi perseguiamo. Certo, sappiamo che non tutta la chiesa cattolica romana si convertirà al Signore; comunque vogliamo fare di tutto affinché molti suoi carcerati vengano alla conoscenza della verità e siano così liberati dal giogo di questa religione organizzata.

    Quindi, per concludere; il papa dei Cattolici è contento che molte Chiese evangeliche si impegnano, come fa lui ed assieme a lui, a livello politico per fare trionfare il rispetto dei diritti; o meglio per estendere il loro potere temporale sulla terra dimenticando che il regno di cui Cristo, il capo della Chiesa, è a capo non è di questo mondo. Noi perciò siamo rattristati nel constatare che anche delle Chiese evangeliche vogliono costituire il loro papato sulla terra, e riproviamo questo loro comportamento fatto di compromessi, di interessi personali, di menzogne e di ipocrisie. La Chiesa di Dio deve predicare il Vangelo agli uomini e pregare per la loro salvezza; perché solo se gli uomini accettano il Vangelo potranno mettersi a procacciare la giustizia e il bene altrui.

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    18/06/2011 17:50

    • ‘I progressi della conversione ecumenica sono significativi anche in un altro settore, quello relativo alla Parola di Dio. Penso prima di tutto a un evento così importante per svariati gruppi linguistici come le traduzioni ecumeniche della Bibbia (….) Tali traduzioni, opera di specialisti, offrono generalmente una base sicura alla preghiera e all’attività pastorale di tutti i discepoli di Cristo. Chi ricorda quanto abbiano influito sulle divisioni, specie in Occidente, i dibattiti attorno alla Scrittura, può comprendere quale notevole passo in avanti rappresentino tali traduzioni comuni’ (Il Regno, N° 752, pag. 403).

    Eccoci ora ad un altro argomento importante, che è quello delle traduzioni della Bibbia fatte tra Cattolici e Protestanti.

    Giovanni Paolo II parla di progressi, di passo in avanti e si mostra soddisfatto per queste traduzioni; ma noi dal canto nostro non possiamo parlare affatto di progressi perché constatiamo che queste traduzioni ecumeniche portano l’impronta del cattolicesimo romano, innanzi tutto perché contengono i libri apocrifi che non sono ispirati, poi perché la Parola di Dio risulta adulterata in molti punti, e poi perché contengono note esplicative ambigue in taluni casi, e confermanti le dottrine cattoliche in altri. Insomma sono delle Bibbie di compromesso inaffidabili. Ma d’altronde che cosa ci si poteva aspettare da una traduzione fatta tra i traduttori Cattolici che sono specializzati sia nell’adulterare la Parola di Dio e sia nel mettere le note esplicative del magistero romano, e persone di Chiese evangeliche che per portare avanti questo dialogo ecumenico sono disposti a fare compromessi a scapito della Parola di Dio e della sana dottrina? Per farvi comprendere perché Giovanni Paolo II si mostri soddisfatto per le traduzioni ecumeniche sottopongo ora alla vostra attenzione alcuni passi (con o senza le note esplicative di alcuni di essi) di alcune di queste traduzioni.

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    18/06/2011 17:51

    T.O.B (Torino 1976).

    A) ‘Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù’ (Matt. 1:24,25). La nota dice che ‘il testo non permette di affermare che Maria abbia avuto in seguito rapporti con Giuseppe’. E ci credo che il testo non lo permette; è stato adulterato! Il testo originale dice: “E non la conobbe finch’ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù” (Matt. 1:25); da questo testo si apprende che Giuseppe dopo che Maria partorì Gesù la conobbe, cioè ebbe delle relazioni carnali con lei. Il che poi è confermato dal fatto che egli ebbe dei figli e delle figlie da Maria.

    B) ‘Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli’ (Matt. 12:46). La nota dice: ‘Nella Bibbia, come ancora oggi in Oriente, la parola fratelli può indicare i figli della stessa madre, ma anche i parenti prossimi (Cf Gn 13,8; 14,16; 29,15; Lv 10,4; I Cr 23,22). Qui, il discorso nella nota è giusto perché in effetti talvolta nella Bibbia il termine fratelli indica anche dei parenti prossimi come cugini nipoti ecc., ma è evidente che una tale nota non s’addice affatto in riferimento ai fratelli di Gesù; perché? Perché noi siamo sicuri che i fratelli di Gesù di cui Matteo parla in questo passo sono i figli di sua madre e non suoi cugini o nipoti; e non ci mettiamo a pensare neppure per un attimo che questi fratelli potessero essere dei suoi parenti prossimi. Una tale nota posta in questo passo fa comprendere ancora una volta quanto lo spirito ecumenico possa influire negativamente non solo nella traduzione ma anche nel commento alle note. In questa nota, nessuno si sbilancia; nessuno prende posizione, si lascia al lettore di pensare che i fratelli di Gesù potevano essere i figli di sua madre ma anche che potevano essere i suoi parenti prossimi. Ecco una forma di compromesso ecumenico che tende a soffocare la verità che Maria non è rimasta vergine perché Giuseppe, dopo che nacque Gesù, ebbe da lei dei figli.

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    18/06/2011 17:52

    C) ‘Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo’ (Tito 3:4,5). La nota in riferimento al lavacro di rigenerazione dice: ‘Allusione al battesimo’. Perché? Per accontentare i Cattolici che affermano che il battesimo degli infanti rigenera. Ma le parole di Paolo a Tito non fanno allusione al battesimo, ma alla rigenerazione compiuta in noi dall’acqua della Parola di Dio.

    D) ‘Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera’ (2 Tess. 2:15). La nota dice: ‘Si può pensare alla prima lettera canonica. Ma Paolo, per mezzo di Timoteo, ha avuto altre occasioni di comunicare con i tessalonicesi. Le tradizioni sono le verità riguardanti la fede e la vita cristiana, che Paolo ha ricevuto dalla Chiesa primitiva e che insegna, a sua volta, alle comunità da lui fondate’. Perché questa nota dice questo? Per sostenere la tradizione cattolica che, secondo la curia romana, è l’insegnamento degli apostoli trasmesso a voce ma non scritto. Nella nota c’è una menzogna perché Paolo non ricevette verità riguardanti la fede e la vita cristiana dalla Chiesa primitiva perché lui l’Evangelo non lo ricevette e non lo imparò da nessun uomo ma lo ricevette per rivelazione di Gesù Cristo. Basta ricordare, per confermare ciò, che a riguardo della cena del Signore l’apostolo non ha detto di averla trasmessa come l’aveva ricevuta dagli apostoli ma come l’aveva ricevuta dal Signore stesso!

    E) ‘Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli…’ (Matt. 26:26). La nota dice: ‘Matteo presuppone, senza dirlo esplicitamente come Lc (22,19) o Paolo (I Cor 11,24), che i discepoli devono fare questo in memoria di Gesù. Su iniziativa di Gesù non si tratta soltanto di ricordarsi di questo fatto o di ripetere la Cena, ma di attualizzare il gesto sacrificale compiuto da Gesù sulla croce e di anticipare il banchetto escatologico’. Ecco spuntare pure la messa cattolica (la cosiddetta ripetizione del sacrificio di Cristo) sotto le parole ‘attualizzare il gesto sacrificale compiuto da Gesù sulla croce’!

    Questi qui sopra citati sono solo alcune delle note fuorvianti che
    compaiono in questa traduzione ecumenica fatta da ‘specialisti’!

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    18/06/2011 17:52

    Parola del Signore (Roma 1976).

    A) E Gesù le disse (a sua madre): ‘Donna, perché me lo dici? L’ora mia non è ancora giunta’ (Giov. 2:4,5). Perché non mettere “che v’è fra me e te?” (Giov. 2:4)? E’ chiaro il motivo, per non fare apparire così severa la riprensione di Gesù nei confronti di sua madre. E quindi per innalzare in una certa maniera Maria.

    B) ‘Gesù le dice (alla donna samaritana): ‘Dio è spirito. Chi lo adora deve lasciarsi guidare dallo Spirito e dalla verità di Dio’ (Giov. 4:24). Perché non mettere “bisogna che l’adorino in ispirito e verità” (Giov. 4:24)? E’ evidente; perché la vera traduzione rende meglio l’idea che Dio non deve essere affatto adorato con l’ausilio di statue e di immagini, ma solo in ispirito perché Egli è spirito.

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    18/06/2011 17:55

    Parola del Signore (Torino 1986) [5].

    A) ‘Perciò nessuno può spiegare con le sue sole forze le profezie che ci sono nella Bibbia’ (2 Piet. 1:21). Perché non mettere: “..poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia” (2 Piet. 1:21)? Perché in questo caso il lettore avrebbe capito che la Scrittura non procede da vedute particolari perché gli uomini che la scrissero non scrissero di loro volontà perché furono sospinti dallo Spirito Santo. Mentre nel testo ‘ecumenico’ c’è ampio posto per metterci la guida ‘infallibile’ nella comprensione della Scrittura del magistero papista.

    B) L’angelo entrò in casa e le disse: – Ti saluto, Maria! Il Signore è con te: egli ti ha colmata di grazia’ (Luca 1:28). Come mai i traduttori non hanno messo “o favorita dalla grazia” (Luca 1:28) o “tu cui grazia è stata fatta” (Luca 1:28 Diodati)? Perché così i Cattolici possono sempre spiegare la immacolata concezione di Maria e il fatto che ella durante la sua vita non commise mai peccato.

    C) ‘Fate attenzione; nessuno vi inganni con ragionamenti falsi e maliziosi. Sono frutto di una mentalità umana…’ (Col. 2:8). Come mai i traduttori hanno fatto sparire la filosofia e la tradizione degli uomini secondo che è scritto: “Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini…” (Col. 2:8)? E’ chiaro il perché: per non fare apparire dannose la filosofia e la tradizione umana presenti ampiamente nella chiesa cattolica romana.

    D) ‘Se qualcuno di voi è malato, chiami i responsabili della comunità’ (Giac. 5:14). Come mai i traduttori hanno fatto sparire “gli anziani della chiesa” secondo che è scritto: “C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa” (Giac. 5:14) ed hanno messo i responsabili della comunità? Perché così i Cattolici possono dire che i responsabili della comunità di cui parla Giacomo sono i preti (che però ministrano l’estrema unzione) e i Protestanti possono dire che si tratta del pastore o degli anziani. Ma la parola greca presbyteros va tradotta con anziani e non con responsabili della comunità; anche se gli anziani sono i responsabili della comunità.

    E) ‘Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete diventati cristiani?’ (Atti 19:2) Come mai i traduttori non hanno messo “quando credeste”? E’ semplice; perché per i Cattolici si diventa Cristiani e perciò si riceve lo Spirito Santo quando da infanti si riceve il battesimo, mentre per gli Evangelici si diventa Cristiani quando si crede da adulti e perciò si riceve lo Spirito Santo (qui mi riferisco ad una misura di Spirito Santo e non alla pienezza che si riceve dopo avere creduto) da adulti. E così la traduzione accontenta ambedue le parti, ma soprattutto i Cattolici perché in questa maniera gli Evangelici non possono dire che si riceve lo Spirito Santo solo da adulti quando si crede, mentre i Cattolici possono dire che il neonato riceve lo Spirito Santo senza credere!!!

    F) ‘Per questo io ti dico che tu sei Pietro e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa’ (Matt. 16:18). Perché i traduttori hanno messo ‘su di te’ e non “su questa pietra”? Superfluo dirlo, perché secondo i Cattolici la Chiesa di Cristo ha come pietra fondamentale Pietro!!! Anche se la nota esplicativa cita pure questa traduzione e fa presente che le chiese non sono concordi nella spiegazione del testo, bisogna dire che quel ‘su di te’ odora fortemente di cattolicesimo. E’ un compromesso, non c’è dubbio.

    G) ‘Fratelli, vi ho parlato di me e di Apollo per darvi un esempio. Imparate a non andare oltre certi limiti’ (1 Cor. 4:6). Il testo rivisto da Luzzi afferma invece: “Or, fratelli, queste cose le ho per amor vostro applicate a me stesso e ad Apollo, onde per nostro mezzo impariate a praticare il ‘non oltre quel che è scritto” (1 Cor. 4:6). Come mai quindi non hanno messo ‘il non oltre quel che è scritto’ ma ‘oltre certi limiti’? Perché così i Cattolici possono mettere i limiti che vogliono loro e noi non possiamo più dirgli che non si deve praticare oltre quello che sta scritto (e quindi che non si deve osservare la loro tradizione che non è parte della Scrittura).

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    18/06/2011 17:55

    • ‘…Il fine ultimo del movimento ecumenico è il ristabilimento della piena unità visibile di tutti i battezzati. In vista di questa mèta, tutti i risultati raggiunti sinora non sono che una tappa, anche se promettente e positiva (..) Da tale unità fondamentale, ma parziale, si deve ora passare all’unità visibile necessaria e sufficiente, che si iscriva nella realtà concreta, affinché le chiese realizzino veramente il segno di quella piena comunione nella chiesa, una, santa, cattolica e apostolica che si esprimerà nella concelebrazione eucaristica. Questo cammino verso l’unità visibile necessaria e sufficiente, nella comunione dell’unica chiesa voluta da Cristo, esige ancora un lavoro paziente e coraggioso..’ (Il Regno, N° 752, pag. 410).

    Eccoci adesso all’ultima parte del discorso di Giovanni Paolo II. Come potete vedere in queste parole il papa dei Cattolici parla del fine che si propone il movimento ecumenico che consiste nel ristabilimento visibile di tutti i battezzati, cioè, secondo lui, di quelli che sono stati battezzati da adulti dopo essersi ravveduti e di quelli che sono stati battezzati da bambini senza essere mai nati di nuovo. E questo ristabilimento dell’unità si concretizzerà, secondo lui, nella celebrazione della messa; ossia nella celebrazione della cosiddetta ripetizione del sacrificio di Cristo! Il papa dei Cattolici riconosce che ancora ci sono molte divergenze dottrinali che separano i Cattolici dalle chiese cristiane evangeliche, ma nonostante ciò si mostra ottimista visti i progressi che si sono compiuti sulla via dell’ecumenismo e incoraggia i suoi seguaci e quelli che lui chiama ‘gli altri cristiani’ a proseguire per questa via. Che dire? Diremo per l’ennesima volta che noi credenti non dobbiamo in nessuna maniera metterci a dialogare con persone che con dolci e lusinghiere parole, con il pretesto di volere l’unità di tutte le chiese, non vogliono fare altro che portare tutti sotto il dominio del papato a celebrare quell’atto abominevole che è la messa! Attenti fratelli, perché questo papa dei Cattolici è una volpe! Qualcuno dirà: ‘Ma che dici fratello?’ Dico che questa unità visibile di tutte le chiese è un disegno malefico che il papato ha ben preparato nelle sue camere segrete per fare sviare i credenti dalla verità. Non vi lasciate ingannare da questi lupi camuffati da pecore!

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    Post: 196
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    18/06/2011 17:56

    ‘…Tra tutte le chiese e comunità ecclesiali, la chiesa cattolica è consapevole di aver conservato il ministero del successore dell’apostolo Pietro, il vescovo di Roma, che Dio ha costituito quale perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità, e che lo Spirito sostiene perché di questo essenziale bene renda partecipi tutti gli altri. Secondo la bella espressione di papa Gregorio Magno, il mio ministero è quello di servus servorum Dei. Tale definizione salvaguarda nel modo migliore dal rischio di separare la potestà (e in particolare il primato) dal ministero, ciò che sarebbe in contraddizione con il significato di potestà secondo il Vangelo: ‘Io sto in mezzo a voi come colui che serve’ (Lc 22,27), dice il Signore nostro Gesù Cristo, capo della chiesa. (…) La missione del vescovo di Roma nel gruppo di tutti i pastori consiste nel vegliare (episkopein) come una sentinella, in modo che, grazie ai pastori, si oda in tutte le chiese particolari la vera voce di Cristo-Pastore. Così, in ciascuna delle chiese particolari loro affidate si realizza l’una, sancta, catholica et apostolica ecclesia. Tutte le chiese sono in comunione piena e visibile, perché tutti i pastori sono in comunione con Pietro, e così nell’unità di Cristo. Con il potere e l’autorità senza i quali tale funzione sarebbe illusoria, il vescovo di Roma deve assicurare la comunione di tutte le chiese. A questo titolo, egli è il primo tra i servitori dell’unità. Tale primato si esercita a svariati livelli, che riguardano la vigilanza sulla trasmissione della Parola, sulla celebrazione sacramentale e liturgica, sulla missione, sulla disciplina e sulla vita cristiana. Spetta al successore di Pietro di ricordare le esigenze del bene comune della chiesa, se qualcuno fosse tentato di dimenticarlo in funzione dei propri interessi. Egli ha il dovere di avvertire, mettere in guardia, dichiarare a volte inconciliabile con l’unità di fede questa o quella opinione che si diffonde. Quando le circostanze lo esigono, egli parla a nome di tutti i pastori in comunione con lui. Egli può anche – in condizioni ben precise, chiarite dal concilio Vaticano I – dichiarare ex cathedra che una dottrina appartiene al deposito della fede. Testimoniando così della verità, egli serve l’unità (ibid., pag. 412, 413). (…) Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel costatare l’aspirazione ecumenica della maggiore parte delle comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuova (….)
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    Post: 196
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    18/06/2011 17:56

    La chiesa cattolica, sia nella sua praxis sia nei testi ufficiali, sostiene che la comunione delle chiese particolari con la chiesa di Roma, e dei loro vescovi con il vescovo di Roma, è un requisito essenziale – nel disegno di Dio – della comunione piena e visibile. Bisogna, infatti, che la piena comunione, di cui l’eucaristia è la suprema manifestazione sacramentale, abbia la sua espressione visibile in un ministero nel quale tutti i vescovi si riconoscano uniti in Cristo e tutti i fedeli trovino la conferma della propria fede. La prima parte degli Atti degli apostoli presenta Pietro come colui che parla a nome del gruppo apostolico e serve l’unità della comunità – e ciò nel rispetto dell’autorità di Giacomo, capo della chiesa di Gerusalemme. Questa funzione di Pietro deve restare nella chiesa affinché, sotto il suo solo capo, che è Cristo Gesù, essa sia visibilmente nel mondo la comunione di tutti i suoi discepoli (ibid., pag. 414). (…) Io, Giovanni Paolo, umile servus servorum Dei, mi permetto di fare mie le parole dell’apostolo Paolo, il cui martirio, unito a quello dell’apostolo Pietro, ha conferito a questa sede di Roma lo splendore della sua testimonianza, e dico a voi, fedeli della chiesa cattolica, e a voi, fratelli e sorelle delle altre chiese e comunità ecclesiali, ‘tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi… La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (2 Cor 13,11.13)’ (ibid., pag. 415).
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