ecclesiastiche7, e l'inaffidabilità della tradizione orale viene denunciata in Giovanni
21:22,23.
3. Il Cattolicesimo romano vi aggiunge l'interpretazione delle Scritture che deve
avere “il consenso unanime dei padri”. Purtroppo i cosiddetti Padri della Chiesa
erano ben lungi dall'essere unanimi. Di fatto si contraddicevano e raramente
concordavano. Lo stesso Gregorio il Grande, vescovo di Roma, asseriva che
chiunque pretendesse essere pastore universale doveva essere il precursore
dell'Anticristo (Gregory Reqisto. Epist. 1.b. v11. Ind. Is epis 33 ed Benet
Domisitos).
Cristo stesso, ammonendo contro la tradizione, diceva: “Ma egli rispose loro: «E voi,
perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? ... Così
avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione. Invano mi rendono il
loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d'uomini"»” (Matteo 15:3,6,9).
Il Cattolicesimo romano si espone molto facilmente all'accusa di essere mendace,
quando sarà giudicato dall'onnipotente Iddio, perché di fatto ed esplicitamente dice che le
Scritture di per sé stesse non sono sufficienti e che debbano essere supplementate,
contraddicendo così ciò che Dio stesso afferma nella Parola di Verità.
Alla fine del 19mo secolo, il Cattolicesimo, per esempio, ha aggiunto alle Scritture la
dottrina dell'infallibilità del Papa dopo avere per anni affermato che questa dottrina fosse
“una falsa accusa dei Protestanti”.
L'autorità della Bibbia è usurpata dal Cattolicesimo romano. E' questo un cristianesimo
“accettabile” con il quale si possa avere amabili, fraterni e paritetici rapporti?
D. LA REMISSIONE DEI PECCATI USURPATA
Il Cattolicesimo romano afferma che, sebbene sia lo Spirito Santo a portare una
persona al ravvedimento ed alla conversione, sarebbe: “La Chiesa che, mediante il
Vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e
stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con
lui” 8. Il papa Giovanni Paolo II ha affermato: “Sarebbe dunque insensato, oltreché
presuntuoso, voler prescindere arbitrariamente dagli strumenti di grazia e di salvezza che
il Signore ha disposto e, nel caso specifico, pretendere di ricevere il perdono facendo a
meno del sacramento, istituito da Cristo proprio per il perdono”9. Insiste poi ancora che la
confessione davanti ad un prete: “costituisce l'unico modo normale e ordinario della
celebrazione sacramentale, e non può né deve essere lasciata cadere in disuso o essere
7 Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “«La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per
iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino ». « La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola
di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi,
illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la
diffondano ». Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l'interpretazione della
Rivelazione, « attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e
l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto»” (81, 82, si veda per
intero da 80 a 87).
8 “Attraverso i cambiamenti che la disciplina e la celebrazione di questo sacramento hanno conosciuto nel
corso dei secoli, si discerne la medesima struttura fondamentale. Essa comporta due elementi ugualmente
essenziali: da una parte, gli atti dell'uomo che si converte sotto l'azione dello Spirito Santo: cioè la
contrizione, la confessione e la soddisfazione; dall'altra parte, l'azione di Dio attraverso l'intervento della
Chiesa. La Chiesa che, mediante il Vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono
dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui.
Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale” (Catechismo della Chiesa Cattolica,
1448).
9 “Esortazione apostolica post-sinodale reconciliatio et paenitentia di Giovanni Paolo II all'episcopato al clero
e ai fedeli circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della chiesa oggi” par. 31. Vedi:
www.maranatha.it/Testi/GiovPaoloII/Testi22Page.htm
E' questo