| | | OFFLINE | Post: 227 | Città: RAVENNA | Età: 51 | Sesso: Maschile | |
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08/07/2011 18:25 | |
Chi opera per Cristo sa che è sempre uno a seminare e un altro a raccogliere. Non ha bisogno di interrogarsi continuamente: affida al Signore ogni risultato e fa serenamente il suo dovere, libero e lieto di sentirsi al sicuro del tutto. Se oggi i sacerdoti tante volte si sentono ipertesi, stanchi e frustrati, ciò è dovuto a una ricerca esasperata del rendimento. La fede diviene un pesante fardello che si trascina a fatica, mentre dovrebbe essere un'ala da cui farsi portare». (88)
Allora la preghiera diviene elaborazione spirituale (non solamente psicologica) del lutto, dello scacco, della perdita. E diviene ambito di possibile integrazione di esso, per fede, nel cammino di Cristo che è anche il proprio personale cammino. Dare il nome di croce alla propria personale sofferenza e al proprio fallimento, al proprio lutto, significa integrare evangelicamente questo elemento che, altrimenti, può scoraggiare il presbitero e spingerlo all'abbandono. Inoltre, nella serenità e nella calma della preghiera si può valutare alla luce dell'evangelo se ciò che il presbitero chiama fallimento è tale anche secondo il vangelo, oppure se è tale solo in riferimento alle attese che egli nutre su di sé.
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