Sulla dottrina islamica

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00giovedì 19 maggio 2011 16:36
Compendio della Dottrina Islamica. I Principi, l'Etica, Le Norme
 
dell'Ayatollah Mohammad Hosseyn Tabataba’i
http://www.al-islam.org/it/compdotisl/
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00giovedì 19 maggio 2011 16:40
Presentazione

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Il presente libro è un compendio dei princìpi e dei precetti della religione islamica ed è la traduzione (dall’originale persiano) dell’opera “Kholàseye Ta’àlime Eslàm” dell’Allàmah Tabatabai.

Esso è composto di tre fondamentali parti, che abbiamo denominato: «I Princìpi», «L’etica» e «Le Norme».

Nella prima parte sono esposti i princìpi fondamentali della fede islamica (Unicità Divina, Profezia, Risurrezione), i quali sono stati illustrati mediante delle dimostrazioni relativamente semplici e concise, sulle quali il lettore deve meditare. La seconda parte riguarda l’etica; in essa è trattata la questione del dovere ed è illustrato in breve il dovere dell’uomo verso Dio, verso se stesso e verso i suoi simili. Nella terza parte invece sono spiegate alcune delle norme che regolano la quotidiana vita del musulmano praticante. Particolare importanza è stata data alle norme che regolano la preghiera, che costituisce il “pilastro” della religione islamica. È stato dato anche un breve accenno alle norme che regolano il digiuno del mese di ramadan.

La presente traduzione è un rifacimento della precedente eseguita dal Centro Culturale Islamico Europeo (prima edizione – aprile 1988). L’Associazione Mondiale dell’Ahl ul-Bayt si propone con essa di far conoscere al pubblico italiano gli aspetti fondamentali della divina dottrina islamica.

Nella speranza che la traduzione di quest’opera possa servire a chi ama approfondire le proprie conoscenze riguardo ai princìpi e ai precetti morali e pratici della religione islamica, chiediamo a Dio di perdonare le nostre colpe e di guidarci sul retto sentiero.



Mostafà Milani Amin
Santa città di Qum, 22 ottobre 1999

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Capitolo 1

La Religione

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Introduzione


La religione costituisce un insieme di princípi e una serie di precetti pratici e morali che i Profeti hanno portato agli uomini, da parte di Dio, per guidarli sul retto sentiero. L’adesione a tali princípi e la pratica di questi precetti, determinano la beatitudine dell’uomo in questo mondo e nell’Aldilà. L’essere religioso e il seguire gli ordini di Dio e del Profeta conduce dunque l’uomo alla beatitudine di quest’effimero mondo e dell’eterna e infinita vita oltremondana.



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00giovedì 19 maggio 2011 16:41
In effetti, nessuno di noi può negare che il vero beato è chi nella propria vita mira a nobili obiettivi, si astiene dal vivere in istato di traviamento, ha un carattere integro, compie buone azioni e mantiene un cuore sereno e un coraggio indefesso di fronte agli ostacoli della vita. Questa è la beatitudine verso la quale ci guida la Religione di Dio, beatitudine che non può essere raggiunta senza di essa.

I princípi religiosi s’annidano nel cuore umano e, al pari di una guardia segreta, lo accompagnano ovunque e in ogni stato, distogliendolo dal vizio e inducendolo alla virtú. La fede è il piú saldo dei sostegni e permette di allontanare ogni paura, ogni angoscia, ogni malinconia. Gli uomini pii non si fanno prendere dal panico in nessuna circostanza e mai, dentro di sé, si sentono vili e deboli; essi, infatti, si vedono collegati all’illimitato potere del Creatore dell’universo,
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00giovedì 19 maggio 2011 16:41
sempre, godono continuamente della Sua protezione e grazie a Lui hanno costantemente un cuore certo e uno spirito forte.

Oltre ai princípi, la religione ci prescrive anche di avere un carattere integro e di compiere, per quanto possiamo, azioni buone e degne.



Nella religione possiamo pertanto distinguere:

1) i princípi

2) l’etica

3) la pratica

Chiariamo ora questa sommaria esposizione.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:41
I Princípi


L’Esistenza di Dio


Se ci rivolgiamo alla nostra ragione, se ci affidiamo alla no­stra coscienza, comprendiamo che quest’universo non può essere venuto ad esistere da sé e che il suo meraviglioso ordine non può compiersi senza l’opera di un ordinatore. Sicuramente vi è un creatore che, mercé la propria illimitata potenza e infinita cono­scenza, ha dato origine a quest’immenso e magnifico universo e lo ha messo in movimento con un preciso ordine e secondo leggi costanti e invariabili. Nulla è stato creato invano e nessun essere può sfuggire alle divine leggi che governano l’universo.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:41
La Profezia


È forse possibile credere che il Signore, con tutta la misericordia e la sollecitudine che ha verso le sue creature, possa abbandonare a se stesso l’uomo, capolavoro della creazione? È possibile pensare che il Signore possa abbandonare gli individui della società umana ai propri intelletti, che sono per lo piú in preda alle passioni e, perciò, traviati ed erranti? La risposta a queste domande è fin troppo chiara: egli per mezzo d’infallibili messaggeri ha inviato agli uomini le Sue leggi, affinché applicandole possa raggiungere la beatitudine e la felicità.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:42
L’Aldilà


Nel corso della vita terrena i preziosi effetti e gli inestimabili vantaggi della pratica delle norme religiose non si manifestano in modo completo; né i probi raggiungono la loro reale ricompensa né i delinquenti e gli oppressori sono completamente puniti. Da ciò deduciamo che esiste un altro mondo ove tutte le azioni della gente sono attentamente vagliate al fine di ricompensare i probi e punire gli empi.

La religione ispira agli uomini questi e altri[1] princípi e li mette in guardia dall’ignoranza e dall’inconsapevolezza.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:42
L’Etica


La religione c’invita ad acquisire tutte le virtú, ad avere un buon carattere, a adornarci con buone e lodevoli qualità. C’invita inoltre ad avere coscienza del dovere, a essere benevoli, filantropi, gentili, fedeli, affabili, garbati e giusti; ci prescrive inoltre di difendere i nostri diritti, senza oltrepassarne i limiti, di non offendere l’onore e non violare i beni e l’integrità fisica degli altri. La religione ci raccomanda di compiere qualsiasi tipo di sacrificio per l’apprendimento del sapere e di scegliere, in tutte le attività della vita, la via della giustizia e della moderazione.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:42
La Pratica


La religione ci comanda di compiere azioni proficue e utili alla società e a noi stessi e vieta quelle che provocano corruzione. Essa c’insegna inoltre a eseguire atti d’adorazione quali la preghiera e il digiuno, che sono segno di sottomissione e ubbidienza a Dio.

Queste sono le norme che la religione ha portato e che ci ordina di rispettare. Alcune di esse riguardano le questioni di fede, altre sono di carattere etico e altre ancora di carattere pratico.

Per finire ripetiamo che l’accettazione e l’applicazione di tali norme costituiscono l’unico mezzo per raggiungere la beatitudine. In effetti, nessuno di noi può negare che l’essere umano non ha altra beatitudine all’infuori di quella derivante dall’essere realista, possedere un carattere integro e agire rettamente.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:43
Capitolo 2

L’Importanza della Religione ed i vantaggi offerti da essa

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È forse necessario che l’uomo segua una religione?


Esiste forse qualche relazione di dipendenza tra la vita degli uomini e la religione, la fede in Dio? Non può forse la società umana proseguire la sua esistenza senza religione e fede in Dio? Non è forse vero che è chiamato religioso chi afferma l’esistenza di una divinità per l’universo ed esegue particolari pratiche al fine di soddisfare la sua volontà?

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00giovedì 19 maggio 2011 16:43
Qualcuno potrebbe pensare che se nella società i doveri di ogni individuo sono precisamente determinati conformemente alle leggi inventate dall’uomo e ognuno si sforza di compiere il proprio dovere, le leggi umane possono sostituire quelle divine e la religione diviene cosí superflua. Esaminando un minimo i precetti e le norme dell’Islam si giunge però alla conclusione opposta. La religione islamica non si occupa infatti soltanto delle questioni inerenti al culto, ma stabilisce anche per tutte le questioni individuali e sociali dell’uomo, leggi e norme perfette.
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00giovedì 19 maggio 2011 16:43
Certo, l’Islam analizza in modo strabiliante lo sterminato mondo umano, disponendo per ogni azione (individuale o sociale che sia) dell’uomo adeguate norme. Insomma, questa straordinaria religione con i suoi celesti precetti garantisce, sotto ogni aspetto e nel massimo grado possibile, la beatitudine e la felicità dell’umanità.



Ogni persona dotata di giustizia ammetterà quindi che le leggi create dal limitato pensiero e dalle relativamente scarse conoscenze dell’uomo non possono rivaleggiare con le norme e i precetti dell’Islam.



Dio l’Altissimo descrive nel generoso Corano la religione islamica nel modo ora esposto; per convincersene si mediti sul contenuto dei seguenti versetti coranici:

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00giovedì 19 maggio 2011 16:43
1) “In verità, presso Dio, la religione {quella vera e giusta} è l’Islam; coloro cui è stato dato il Libro, per via di mutua malevolenza e invidia, non sono entrati in contrasto tra loro se non dopo aver ricevuto la conoscenza della religione vera. Coloro che negano i segni di Dio sappiano che, in verità, Egli è rapido nel regolare i conti cogli empi”(Santo Corano, 3:19)

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00giovedì 19 maggio 2011 16:44
La religione alla quale tutti i profeti hanno invitato la gente consiste sostanzialmente nell’adorare Dio e nel sottomettersi ai suoi precetti. I sapienti delle religioni passate, nonostante fossero in grado di distinguere il vero dal falso, a causa del loro fanatismo e della loro ostilità, non si sottomisero alla verità, andando ciascuno per una via diversa; fu in tal modo che comparvero le diverse religioni. In realtà essi hanno rinnegato i segni di Dio ed Egli presto li punirà per le loro blasfeme azioni.



2) “Chiunque scelga di seguire una religione diversa dall’Islam, sappia che essa non gli sarà mai accettata ed egli nell’Aldilà sarà nel novero di quelli che non raggiungeranno la salvezza e la beatitudine ”(Santo Corano, 3:85)

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00giovedì 19 maggio 2011 16:44
3) “O voi che avete creduto, entrate tutti nella pace e non seguite le orme di satana, perché, in verità, egli è vostro palese nemico” (Santo Corano, 2:208)



4) “Osservate il patto di Dio ora che lo avete stretto; non rompete i giuramenti dopo averli rinsaldati, poiché avete costituito Dio come vostro garante. In verità Dio sa ciò che fate”. (Santo Corano, 16:91)



Tale versetto vuole esprimere che il musulmano è tenuto a rispettare tutti i patti stretti con Dio o con gli uomini e che non ha il diritto di violarli.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:44
5) “Invita la gente al sentiero del tuo Signore con saggezza e graziosa predica; disputa con loro nella maniera migliore. In verità il tuo Signore conosce meglio di chiunque altro chi è uscito dal Suo sentiero; Egli conosce meglio di chiunque altro chi segue la retta via” (Santo Corano, 16:125)



Tale versetto vuole affermare che il Musulmano, per il progresso della propria religione, deve discutere con gli altri conformemente al loro grado di comprensione e in modo che sia loro utile e se non riesce a ricondurre qualcuno sul retto sentiero con l’argomentazione logica, deve servirsi del “jiadàl” {discussione dialettica}, che è uno dei metodi per provare una tesi.



6) “E quando viene recitato il Corano ascoltatelo e fate silenzio; forse in tal modo sarete toccati dalla misericordia divina”(Santo Corano, 7:204)

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00giovedì 19 maggio 2011 16:44
) “O voi che avete prestato fede, obbedite a Dio, all’Inviato e ai Detentori di Autorità a voi stessi appartenenti. Se poi v’accade di disputare su qualche cosa, devolvetela a Dio e all’Inviato, se credete in Dio e nel Giorno Estremo. Questo modo di procedere è meglio per voi e prospetta una fine migliore” (Santo Corano, 4:59)



Questo versetto c’insegna che nella società islamica per ri­muovere le controversie non v’è altro mezzo che il Corano e le parole del Profeta; ogni controversia deve essere risolta con l’ausilio di queste due fonti. Se poi a volte vediamo un vero Mu­sulmano risolvere una controversia mediante l’uso dell’intelletto, dobbiamo sapere che egli lo fa perché il Corano ha accettato i giudizi del sano intelletto.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:45
“O Profeta, è per misericordia divina che sei diventato cosí bonario nei loro confronti; se tu fossi stato sgarbato e duro di cuore si sarebbero dispersi dintorno a te. Perdonali dunque e chiedi il perdono di Dio per loro. Consultati con loro sulle varie questioni e quando hai preso una decisione confida in Dio, perché, in verità, Dio ama chi confida in Lui” (Santo Corano, 3:159)



Poiché essere cortesi, benevoli e consultarsi reciprocamente sulle varie questioni sono cose che creano affetto e amore tra le persone, poiché gli individui di una comunità devono essere affezionati alla propria guida, affinché il Profeta possa influire sulle persone, Dio gli ordina di essere bonario e di consultarsi con loro. Tuttavia, siccome è possibile che la gente sbagli, il Signore gli ordina anche di essere, dopo aver consultato i suoi, autonomo nelle proprie decisioni e di rimettersi, in ogni cosa che fa, a Dio, poiché nessuno può contrastare la volontà divina.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:45
Dio l’Altissimo nello stesso modo nel quale ha presentato l’Islam presenta la religione giudaica e quella cristiana, i cui rispettivi libri ispirati sono la Torà e il Vangelo, che contengono precetti e norme di carattere sociale. Dice infatti nel Corano:



9) “Ma come fanno a volerti come giudice, quando, presso di loro, v’è la Torà che contiene la legge di Dio?! E poi, dopo che hai giudicato conformemente ad essa, respingono la tua sentenza! Essi non sono credenti!” (Santo Corano, 5:43)



10) “In verità, Noi abbiamo fatto discendere la Torà; in essa v’è la guida verso la verità e la luce. I Profeti, che erano sottomessi alla legge di Dio, con essa giudicavano fra chi diventò giudei e lo stesso facevano i loro pii educatori e i loro sapienti, e ciò perché era stata loro chiesta la custodia del Libro di Dio e che erano i suoi testimoni. Non temete dunque la gente ma temete Me! Non barattate i Miei segni a vile prezzo! Coloro che non giudicano mediante ciò che Dio ha fatto discendere, sono miscredenti” (Santo Corano, 5:44)

11) “Dopo di loro {i profeti inviati prima del Messia} mandammo Gesú figlio di Maria, attestante la verità della Torà, che era stata fatta discendere prima di lui, e gli demmo il Vangelo, nel quale v’era guida {verso il vero} e luce, attestava la verità della Torà, prima di esso inviata, ed era guida e consiglio per i timorati di Dio” (Santo Corano, 5:46)

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00giovedì 19 maggio 2011 16:46
12) “La Gente del Vangelo {i seguaci di Gesú} devono giudicare secondo ciò che Dio ha rivelato in esso; quelli che non giudicano in conformità a ciò che Dio ha rivelato sono empi” (Santo Corano, 5:47)



13) “E Noi facemmo discendere su di te questo libro {il Santo Corano} giustamente; esso attesta la verità dei libri ispirati in precedenza ed è loro guardiano e protettore. Giudica quindi tra loro secondo quanto Dio ha fatto discendere e non andare dietro alle loro passioni, rinnegando cosí ciò che della verità è disceso su di te...” (Santo Corano, 2:208)



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00giovedì 19 maggio 2011 16:46
Da quanto è stato finora detto, diviene chiaro che, secondo il Corano, la religione è il metodo di vita dal quale l’uomo {se vuole raggiungere la sua reale beatitudine, la propria vera felicità} non può sfuggire; si è inoltre compreso che la differenza esistente tra la religione e la legislazione sociale è che la prima proviene da Dio l’Altissimo, mentre la seconda è frutto del pensiero umano. In altre parole, la religione collega la vita sociale della gente con l’adorazione di Dio, con la sottomissione a Dio, mentre nelle legislazioni sociali non viene data alcun’importanza a questa relazione.
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00giovedì 19 maggio 2011 16:46
I vantaggi della religione


Da quanto sinora detto si è compreso che la religione esercita una profonda influenza riformatrice sull’individuo e sulla società, tanto che essa può essere tranquillamente considerata l’unica via di salvezza dell’uomo, l’unico modo che egli ha a disposizione per raggiungere la beatitudine.



In effetti, gli individui di una società non vincolata alla religione perdono il proprio realismo, la propria attitudine a pensare e a ragionare, vanificano i giorni della propria preziosa vita nello smarrimento, nella superficialità, nell’incoscienza e ignorano ciò che dice il loro intelletto. Essi si riducono insomma a vivere al pari di sciocchi animali e cadono inevitabilmente nell’immoralità e nel vizio,
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00giovedì 19 maggio 2011 16:46
perdendo del tutto quelle caratteristiche proprie dell’essere umano. Gli individui di una tale società, non solo non raggiungeranno il loro finale grado di perfezione e l’eterna beatitudine, ma subiranno anche, nella loro breve e fugace vita di questo mondo, le nefaste conseguenze e gli spiacevoli effetti delle proprie turpi azioni; alla fine vedranno le conseguenze della propria incoscienza, comprenderanno in modo assai chiaro che l’unica via che porta alla beatitudine è quella della religione, della fede in Dio e, alla fine, si pentiranno della loro indegna condotta. Dio l’Altissimo nel Santo Corano dice:



“Chi si tiene lontano dal male e dal peccato è salvo. Chi invece compie il male e pecca non raggiungerà la salvezza {e brucerà nel fuoco dell’Inferno}” (Santo Corano, 91:9-10)

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00giovedì 19 maggio 2011 16:47
Sí, la beatitudine dell’uomo, la felicità dell’individuo e della società, dipendono dal rispetto dei precetti religiosi e ciò che conta è la sostanza dei fatti, la pratica, non le apparenze, le parole. Chi si ritiene musulmano e attende con animo cupo, vile carattere e cattiva condotta l’angelo della beatitudine è esattamente come il malato che ignora la ricetta che ha preso dal medico e pretende pure di guarire. Certamente con una tale mentalità non raggiungerà mai il suo scopo. A tal proposito Dio l’Altissimo nel Corano dice:

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00giovedì 19 maggio 2011 16:47
“Tra i Musulmani, gli Ebrei, i Sabei [2] e i Cristiani, quelli che hanno realmente creduto in Dio e nel Giorno del Giudizio e che hanno operato rettamente, avranno presso Dio una generosa ricompensa” (Santo Corano, 2:62)



In conformità a questo versetto, taluni potrebbero ritenere che gli individui che hanno creduto in Dio e nel Giorno del Giudizio e hanno agito rettamente saranno salvi anche pur non avendo riconosciuto per tali tutti o parte dei Profeti. È perciò necessario ricordare che i versetti 150 e 151 della “Sura delle Donne” dichiarano miscredenti le persone che non riconoscono tutti i Profeti o anche alcuni di essi:

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00giovedì 19 maggio 2011 16:47
Coloro che negano Dio e i Suoi Profeti, intendono creare divisione tra Dio e i Suoi profeti, dicono: ‘Crediamo in alcuni e neghiamo altri’ e intendono seguire una via intermedia, questi, sono in verità i miscredenti {al pari dei Giudei che hanno negato Gesú e Muhammad (S), e i Cristiani che hanno negato Muhammad (S)}” (Santo Corano, 4:150-151)



Perciò soltanto coloro che avranno creduto in tutti i Profeti e avranno operato rettamente potranno trarre beneficio della propria fede.







Notes:

[2]- Gli Zoroastriani che si avvicinano alla religione degli Ebrei e che scelgono un credo risultante dalla commistione di quello zoroastriano e quello ebreo, vengono detti Sabei.

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00giovedì 19 maggio 2011 16:48
Capitolo 3

La Religione e la Società

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La civiltà dell’Uomo


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00giovedì 19 maggio 2011 18:04
Capitolo 3

La Religione e la Società

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La civiltà dell’Uomo


Analizzando le cause e gli agenti che, nelle epoche passate, hanno dato origine alle diverse società umane, costatiamo che l’uomo in vita sua non vuole e non ricerca che la propria beatitudine e la propria felicità. Egli non può realizzare questa beatitudine se non assicurandosi in modo completo la totalità dei mezzi di sussistenza dei quali necessita per vivere.



L’uomo comprende insitamente che non sarà mai in grado di procurarsi da solo l’enorme quantità di mezzi di cui necessita per assicurarsi la tranquillità e la beatitudine a cui aspira. Egli si rende perfettamente conto che da solo non avrà mai il potere di risolvere i problemi della propria vita, non sarà mai in grado di raggiungere la perfezione. Per questo motivo, per soddisfare i propri bisogni, si vede costretto a adattarsi alla vita sociale, ad accettare che il piú agevole mezzo che ha a disposizione per raggiungere il proprio scopo è la collaborazione con gli altri individui della società in cui vive. È ciò che spinge gli individui di una società a collaborare per assicurarsi i necessari mezzi di sussistenza.

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00giovedì 19 maggio 2011 18:04
Ciascuno si impegna al fine di assicurare parte di tali mezzi e quando tutti hanno svolto il proprio dovere i singoli risultati vengono combinati tra loro e ognuno, in proporzione alla propria operosità e alla propria posizione sociale, si prende una parte del risultato totale e la sfrutta per portare avanti la propria vita. Questa collaborazione ed equa spartizione del risultato del lavoro comune permette all’uomo di garantirsi il suo benessere e la sua beatitudine.



L’assetto sociale: una necessità


Poiché esiste commistione tra i risultati delle singole attività degli individui della società e siccome tutti vogliono giovarsi di tali risultati, sorgono inevitabilmente determinati conflitti d’interesse. È infatti chiaro che, di solito, gli interessi materiali sono l’origine dei diversi tipi di discordie e distruggono l’amore e la cordialità tra la gente.



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