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da "Meditazioni del mattino e della sera"

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    00 21/01/2012 19:48
    1 MEDITAZIONE DI C. SPURGEON

    da "Meditazioni del mattino e della sera"

    di C. H. Spurgeon

    Meditazione del mattino del 2 gennaio

    "Perseverate nella preghiera" (Colossesi 4:2).

    Il soggetto della preghiera ha una parte notevole nella Sacra Scrittura, sia nel citare esempi, sia nel fare promesse. Nelle prime pagine già si legge: "E gli uomini cominciarono a invocare il il nome del Signore", e alla fine del volume troviamo l'Amen che chiude una fervida preghiera.
    Gli esempi sono numerosi. Troviamo Giacobbe che lotta, Daniele che prega tre volte al giorno, e Davide che prega Dio con ardore. Vediamo Elia sul monte e, in prigione, Paolo e Sila. Vi sono numerose esortazioni e migliaia di promesse in relazione alla preghiera.
    Tutto ciò non c'insegna forse la grande importanza e la necessità della preghiera? Possiamo essere certi che quello che Dio ha messo in evidenza nella sua Parola, doveva avere importanza nella nostra vita. Se Egli ha detto molto sulla preghiera, lo ha detto perchè sa che della preghiera ne abbiamo bisogno. Le nostre necessità sono tali da farci sentire il bisogno della preghiera fino al giorno in cui saremo in cielo. Tu non hai bisogno di nulla? Allora io temo che tu non conosca la tua povertà. Non hai grazie da chiedere a Dio? Possa allora la grazia di Dio mostrarti la tua miseria!

    Un'anima senza preghiera è un'anima senza Cristo. La preghiera è il balbettio del credente appena nato a vita nuova, il grido del cristiano che combatte, il "requiem" del morente che si addormenta in Gesù. È il sospiro, la parola d'ordine, il conforto, la forza, l'onore del cristiano. Se sei un figlio di Dio, aneli cercare la faccia del tuo Padre Celeste e vivere nell'amore Suo. Prega affinchè quest'anno tu possa essere santo, umile, zelante, paziente, prega per una comunione più stretta con Cristo, per entrare più spesso nell'atmosfera del suo amore.
    Prega perchè tu possa essere un esempio ed una benedizione per gli altri e perchè tu possa vivere per la gloria del tuo Maestro. Il motto per quest'anno deve essere: "Persevera nella preghiera".

    http://camcris.altervista.org/me02genn.html

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    da "Meditazioni del mattino e della sera"
    di C. H. Spurgeon

    Meditazione del mattino del 4 gennaio



    "Crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo" (2 Pietro 3:18).

    "Crescete nella grazia" - non in una grazia, ma in tutta la grazia. Crescete in quella grazia fondamentale, la fede. Credete alle promesse più fermamente di quanto abbiate fatto. La vostra fede aumenti in pienezza, costanza, semplicità.
    Crescete anche nell'amore. Chiedete che il vostro amore possa aumentare, diventare più intenso, più concreto, fino ad influenzare ogni pensiero, parola, e azione.
    Allo stesso modo crescete nell'umiltà. Cercate di non vi innalzarvi, e di essere più consapevoli della vostra inutilità. E mentre crescete nell'umiltà, avvicinatevi di più a Dio in preghiera, e nella comunione con Gesù.

    Possa Dio lo Spirito Santo rendervi in grado di "crescere nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo". Chi non cresce nella conoscenza di Gesù, rifiuta di essere benedetto. ConoscerLo è "vita eterna", e avanzare nella conoscenza di Lui significa ricevere maggiore gioia. Chi non brama di conoscere di più Cristo, non conosce ancora niente di Lui. Infatti chiunque ha assaggiato questo vino ne desidererà ancora, poiché sebbene esso soddisfi, è una soddisfazione tale che si brama di ricevere ancora.

    Se conosci l'amore di Gesù - come i cervi anelano ai rivi d'acqua, così tu desidererai vivere più profondamente nel Suo amore.
    Se non desideri conoscerLo meglio, allora non Lo ami, poiché l'amore grida sempre: "Più vicino, più vicino". L'assenza da Cristo è l'inferno; ma la presenza di Gesù è il cielo. Non accontentarti dunque di vivere senza una maggiore vicinanza a Gesù. Cerca di conoscere di più della Sua natura divina, della Sua vita umana, della Sua opera compiuta, della Sua morte, della Sua risurrezione, della Sua attuale intercessione gloriosa, e del Suo prossima venuta regale. Stringiti saldamente alla Sua croce, e medita sul mistero delle Sue ferite.

    L'aumento del nostro amore per Gesù, e una più perfetta comprensione del Suo amore per noi, sono una delle migliori prove della crescita nella grazia.

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    di C. H. Spurgeon

    Meditazione serale del 9 gennaio



    "Servite l'Eterno con gioia" (Salmi 100:2).

    Gioire nel servizio del Signore è un segno d'appartenenza. Quelli che servono Dio con un volto triste, perché trovano che fare ciò è sgradevole, non Lo stanno servendo affatto; essi portano le forme esteriori dell'adorazione, ma la vita è assente. Il nostro Dio non ha bisogno di schiavi presso il Suo trono; Egli è l'Iddio dell'impero dell'amore, e vuole che i Suoi servitori siano vestiti della livrea della gioia. Gli angeli di Dio Lo servono con canti, non con lamenti; il mormorio non si trova nelle loro lodi.

    Quell'obbedienza che non è volontaria, è disobbedienza, poiché il Signore guarda al cuore, e se Egli vede che Lo serviamo per forza, e non perché Lo amiamo, Egli rigetterà la nostra offerta.
    Il servizio accompagnato dall'allegrezza è un servizio di cuore, ed è dunque autentico. Un cristiano privo di una volontà gioiosa ha perso la prova della propria sincerità. Se un uomo viene condotto in battaglia, non è un patriota; ma se marcia verso il fronte con occhi vivi e volto splendente, cantando per la causa della sua patria, egli prova di essere sincero nel suo patriottismo. Allo stesso modo, l'allegrezza nel Signore è il sostegno della nostra forza.
    Nella gioia del Signore noi siamo forti. Essa agisce abbattendo le difficoltà. È per il nostro servizio quello che il grasso è per le ruote di una locomotiva. Senza di esso i binari si surriscaldano, e avviene un incidente; e così se non v'è una santa allegrezza per ungere le nostre ruote, i nostri spiriti saranno oppressi dalla fatica. L'uomo che si rallegra nel servire Dio, dimostra che l'obbedienza è in lui; egli può cantare,
    "Fammi camminare nei Tuoi statuti,
    Poiché è una via piacevole."

    Lettore, poniamola come domanda: tu servi il Signore con gioia? Alla gente del mondo, che pensa che la nostra fede sia schiavitù, mostriamo che servire Dio è per noi un piacere e una gioia! Che la nostra allegrezza proclami che serviamo un buon Maestro.

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    di C. H. Spurgeon

    Meditazione della sera del 14 gennaio



    "Cominciando ad affondare, gridò: 'Signore, salvami!'" (Matteo 14:30).

    Il tempo della distretta è tempo di preghiera per i servi del Signore. Pietro trascurava la preghiera al principio del suo viaggio, ma quando cominciò ad affondare, il suo pericolo lo rese supplichevole, e il suo grido, sebbene in ritardo, non fu troppo tardi. Nelle nostre ore di afflizione del corpo e di angoscia della mente, ci troviamo naturalmente sospinti alla preghiera come il naufrago è spinto sulla riva dalle onde. La volpe corre alla sua tana cercando protezione; gli uccelli trovano riparo tra gli alberi; e così anche il credente provato si affretta ad andare al trono della grazia per trovare salvezza. Il grande porto del cielo è la preghiera; migliaia di navi sballottate dalle onde del mare hanno trovato asilo lì, e nel momento in cui irrompe la tempesta, è saggio raggiungerlo in fretta.

    Le preghiere brevi sono lunghe a sufficienza. Pietro non pronunciò che tre parole, ma furono sufficienti per il suo bisogno. È desiderabile non che siano lunghe e ripetitive, ma ferventi. La percezione del nostro bisogno è un potente insegnamento alla brevità. Se le nostre preghiere avessero meno piume di orgoglio e più ali sarebbero di gran lunga migliori. L'essere prolissi è per la devozione ciò che la pula è per il grano. Ciò che è prezioso si trova nel piccolo, e tutto ciò che è vera preghiera nelle molte parole può essere espresso in una petizione breve come quella di Pietro.

    Le nostre situazioni estreme sono opportunità per il Signore. Un acuto senso del nostro pericolo ci porta subito a lanciare un grido implorante che giunge alle orecchie di Gesù, e al Suo cuore, e allora la Sua mano non tarderà a stendersi verso noi. Ci appelliamo al nostro Signore all'ultimo momento, ma Egli velocemente copre i nostri ritardi con un'opera puntuale ed efficace.
    Siamo quasi sommersi dalle acque tempestose dell'afflizione? Eleviamo allora le nostre anime al nostro Salvatore, e siamo pur certi che Egli non ci lascerà perire. Anche quando noi non possiamo fare nulla, Gesù può fare ogni cosa; invochiamo il Suo aiuto potente, ed Egli risolverà ogni cosa.

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    di C. H. Spurgeon

    Meditazione del mattino del 24 gennaio



    "Certo Egli ti libererà dal laccio dell'uccellatore" (Salmi 91:3).

    Dio libera il Suo popolo dalla trappola dell'uccellatore in due sensi. Proteggendo da essa, e liberando da essa. Primo, Egli li libera dal laccio, impedendo che essi vi cadano dentro. E secondo, se vi finiscono dentro, Egli li tira fuori. La prima promessa è più preziosa ad alcuni, come la seconda lo è per altri.
    "Egli ti libererà dal laccio". Come? La sofferenza è spesso il mezzo mediante il quale Dio ci libera. Egli sa che il nostro sviamento si concluderà presto con la nostra distruzione, e per misericordia Dio ci castiga.

    Noi diciamo, "Signore, perché?", senza sapere che la nostra distretta è stata il mezzo per liberarci da angosce ben maggiori. Molti sono stati salvati dalla rovina proprio mediante le sofferenze e le loro croci; queste hanno spaventato quegli uccelli dall'avvicinarsi al laccio.
    Altre volte, Dio protegge i Suoi credenti dal laccio dell'uccellatore dando loro una grande forza spirituale, affinché quando sono tentati di commettere il male essi possano dire: "Come potrei fare questo gran male, e peccare contro Dio?"
    Ma qual benedetta cosa è l'intervento di Dio se accade che il credente, nell'ora malvagia, cade nel laccio, eppure Dio lo tira fuori da essa! O credente traviato, sii umiliato, ma non disperare. Sebbene tu ti sia allontanato da Dio, ascolta ciò che il tuo Redentore ti dice: "Tornate, o figliuoli traviati, io vi guarirò dei vostri traviamenti" (Ger. 3:22). Ma tu dici che non puoi tornare, perché sei schiavo. Allora ascolta la promessa: "Certo Egli ti libererà dal laccio dell'uccellatore". Ravvediti e credi con tutto il cuore, e sarai liberato da tutto il male in cui sei caduto, e sebbene non smetterai mai di ravvederti per le tue vie, Colui che ti ha amato non ti caccerà fuori; Egli ti riceverà, e ti darà gioia e allegrezza, affinché quelle ossa che Egli ha spezzato si rallegrino.

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    00 21/01/2012 19:56
    6 Ma Marta era tutta presa dalle molte faccende" (Luca 10:40).

    La sua colpa non era quella di stare servendo: la condizione di servitore è quella di ogni Cristiano. "Io servo il Signore", dovrebbe essere il motto di tutti i principi della famiglia reale del cielo. La sua colpa non consisteva neanche nel fatto che il suo servire era "molto". Non possiamo mai fare troppo. Facciamo ciò che riusciamo a fare; che la testa, e il cuore, e le mani, siano impegnate al servizio del Maestro. Non era una colpa neanche il fatto che ella fosse affaccendata a preparare un banchetto per il Signore. Felice è stata Marta, per aver avuto l'opportunità di servire un ospite tanto benedetto; e felice anche, per aver avuto lo spirito di impegnare l'intera sua anima così di cuore nel servizio. Ma il suo sbaglio fu che era "tutta presa dalle molte faccende", al punto di dimenticare Gesù, e di ricordarsi solo del servizio. Aveva permesso al servizio di sostituire la comunione.
    Noi dobbiamo essere Marta e Maria al tempo stesso: dovremmo servire molto il Signore, e avere molta comunione al tempo stesso. Per questo abbiamo bisogno di molta grazia. E' più facile servire che stare in comunione. Giosuè non si stancava mai di combattere contro gli Amalechiti; ma Mosè, in alto sulla montagna in preghiera, ebbe bisogno di due aiutanti che sostenessero le sue mani. Più spirituale è l'esercizio, più presto ci si può stancare. I frutti di maggior qualità sono i più difficili da far crescere: le grazie più celestiali sono le più difficili da coltivare.
    Amati, senza trascurare le cose esteriori, che sono buone in se stesse, dobbiamo anche far sì di godere della vivente, personale comunione con Gesù. Facciamo in modo da non trascurare di sederci ai piedi del Salvatore, anche se possiamo avere l'allettante scusa di essere occupati nel servire Lui. La prima cosa per la salute della nostra anima, la prima cosa per la Sua gloria, e la prima cosa per la nostra stessa utilità, è tenerci in costante comunione con il Signore Gesù, e badare che la spiritualità vitale della nostra religione sia mantenuta al di sopra di tutte le altre cose al mondo.

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    00 21/01/2012 19:57
    7 "Egli salverà il suo popolo dai loro peccati" (Matteo 1:21).

    Molte persone credono che per salvezza si intenda "essere salvati dall'inferno e portati in cielo". Questo è un risultato della salvezza, ma non è che una piccola parte di questo gran dono.

    È vero che il nostro Signore Gesù Cristo redime il Suo popolo dall'ira a venire; Egli li salva dalla terribile condanna che i loro peccati hanno attirato su di essi; ma il Suo trionfo è ben più completo di questo. Egli salva il Suo popolo "dai loro peccati". Oh! dolce liberazione dai nostri peggiori nemici. Dove Cristo compie un'opera di salvezza, Egli scaccia Satana dal suo trono e non gli permette più di regnare su quell'anima.

    Nessun uomo è davvero Cristiano se il peccato regna nel suo corpo mortale. Il peccato sarà ancora in noi - sarà eliminato definitivamente solo quando il nostro spirito entrerà nella gloria; ma il peccato non avrà più il dominio. Cercherà di dominarci - concupendo contro la nuova legge e il nuovo spirito che Dio ha messo in noi - ma il peccato non dominerà più come un monarca sulla nostra nuova natura. Cristo sarà il Padrone del cuore, e il peccato deve essere mortificato. Il Leone della tribù di Giuda prevarrà, e il dragone sarà scacciato.

    Credente! Il peccato è stato vinto in te? Se la tua vita è impura il tuo cuore non è cambiato, e se il tuo cuore non è cambiato tu non sei salvato. Se il Salvatore non ti ha santificato, rinnovato, dato un santo odio verso il peccato e un amore per la salvezza, Egli non ha operato alcuna salvezza in te. Quella grazia che non rinnova e migliora l'uomo è una inutile contraffazione. Cristo salva il Suo popolo, non nei loro peccati, ma da loro.

    È scritto: "Senza la santificazione nessuno vedrà il Signore"; e: "Si diparta dall'iniquità chiunque nomina il nome di Cristo". Se non siamo salvati dal peccato, come spereremo di essere annoverati tra il Suo popolo? Signore, salvami ora da ogni peccato, e rendimi in grado di onorare il mio Salvatore.

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    8 E riconoscevano che erano stati con Gesù" (Atti 4:13).

    Ogni Cristiano dovrebbe essere ad immagine di Gesù Cristo. Voi avete letto la vita di Cristo, descritta meravigliosamente e con eloquenza, ma il meglio della vita di Cristo è la Sua biografia vivente, scritta nelle parole e nelle azioni del Suo popolo. Se siamo davvero quello che professiamo di essere, allora dovremmo essere a immagine di Cristo; si, e di una così straordinaria somiglianza che il mondo non dovrebbe vederne in noi solo una vaga immagine, ma esclamare: "Egli è stato con Gesù; ha imparato da Lui; è come Lui; cammina secondo il santo Uomo di Nazareth, e Lui è evidente nella sua vita e nelle sue azioni di ogni giorno".

    Un Cristiano dovrebbe essere come Cristo nel coraggio. Non hai da arrossire per la tua fede: essa non ti deluderà mai; piuttosto, bada a non essere tu a deluderla. Sii come Gesù, sii molto coraggioso per il tuo Dio.
    ImitaLo nello spirito amorevole; pensa amorevolmente, parla amorevolmente, e opera con amore, affinché gli uomini possano dire di te: "Egli è stato con Gesù".
    Imita Gesù nella Sua santità. Non fu zelante per il Suo Padre celeste? Così sii tu; vai ovunque facendo il bene. Non sprecare il tempo che hai: esso è troppo prezioso.
    Gesù non visse forse con abnegazione, senza mai cercare il proprio interesse? Sii come Lui. Gesù non fu forse devoto? Sii anche tu fervente nelle tue preghiere. Gesù non si sottomise con mitezza alla volontà di Suo Padre? Allo stesso modo, sottomettiti a Lui. Non era paziente? Impara anche tu a sopportare. E più di ogni altra cosa, per somigliare in ogni cosa a Gesù, perdona i tuoi nemici, come fece Lui; e lascia che quelle sublimi parole del tuo Maestro, "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno", risuonino sempre nelle tue orecchie. Perdona, poiché speri di essere perdonato. Ammassa carboni ardenti sul capo dei tuoi nemici essendo amorevole verso di loro. Rendi bene per male, per somigliare a Lui. E in ogni cosa, vivi in modo che tutti possano dire di te: "Egli è stato con Gesù".

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    00 21/01/2012 19:58
    Ma ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore" (Apocalisse 2:4).

    Ricorderemo sempre la più meravigliosa e luminosa delle ore, quando per la prima volta incontrammo il Signore, fummo liberati dal giogo, ricevemmo la caparra della promessa, ci rallegrammo nella completa salvezza, e tornammo in pace.

    Era la primavera dell'anima; l'inverno era passato; i brontolii dei tuoni del Sinai erano stati placati; i lampi dei suoi fulmini non erano più percepiti; Dio era riconciliato; la legge non esigeva più alcun castigo.

    Allora i fiori apparvero nei nostri cuori; speranza, amore, pace, e pazienza sbocciarono tra le zolle erbose; il giacinto del ravvedimento, il bucaneve della pura santità, lo zafferano dell'aurea fede, l'asfodelo del primo amore, tutti raccolti nel giardino dell'anima.

    Era giunto il tempo in cui gli uccelli cominciavano a cantare, e ci rallegravamo con ringraziamento; magnificavamo il santo nome del nostro Dio perdonatore, e il nostro fermo proposito era: "Signore, sono Tuo, Ti appartengo interamente; tutto ciò che sono, tutto ciò che ho, voglio offrirlo a Te. Tu mi hai comprato a prezzo del Tuo sangue - lascia che io offra me stesso e sia usato per il Tuo servizio. Per vita e per morte fa' che io sia consacrato a Te".

    Quanto abbiamo conservato di questo proposito? L'amore del nostro fidanzamento ardeva con una santa fiamma di devozione a Gesù - è lo stesso ora? O forse Gesù può dirci: "Ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore"?

    Ahimè! È ben poco ciò che abbiamo fatto per la gloria del nostro Signore. Il nostro inverno è durato troppo a lungo. Siamo freddi come ghiaccio quando invece dovremmo sentire il tepore primaverile e fiorire di sacri fiori. Diamo a Dio una moneta quando dovremmo offrirgliene centinaia, anzi, Egli merita che il nostro stesso sangue sia coniato al servizio della Sua chiesa e della Sua verità.

    Continueremo in questa condizione? Oh Signore, dopo che Tu ci hai così grandemente benedetti, saremo noi ingrati e diverremo indifferenti alla Tua buona causa e all'opera Tua? Oh risvegliaci per farci tornare al nostro primo amore, e fare le opere di prima! Mandaci una gioiosa primavera, o Sole della Giustizia.

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    00 21/01/2012 19:58
    10 "Quando avrà visto che la lebbra copre tutto il corpo, dichiarerà puro colui che ha la piaga" (Levitico 13:13).

    Questa prescrizione divina può apparire strana, ma esprime una grande saggezza; faremmo bene a guardare a questo insegnamento. In senso spirituale, tutti gli uomini sono lebbrosi, dunque la legge per la lebbra si applica anche a noi. Quando un uomo si riconosce del tutto perduto e rovinato, interamente coperto dalla corruzione del peccato, e senza alcuna parte di sè pura; quando si rende conto di non avere giustizia in se stesso, e si riconosce colpevole davanti al Signore, allora è purificato mediante il sangue di Gesù, e la grazia di Dio.

    Nascondere, non sentire, non confessare l'iniquità del proprio cuore: è questa la vera lebbra. Ma quando l'uomo vede e sente il proprio peccato, è allora che esso riceve il colpo mortale, e il Signore guarda con misericordia verso l'anima che ne è afflitta.

    Non vi è nulla di più mortale del credere nella propria giustizia, né vi è nulla di più desiderabile della contrizione. Dobbiamo confessare di essere "nient'altro che peccatori", poiché è questa la verità; e se lo Spirito Santo opera in noi, convincendoci di peccato, non avremo alcuna difficoltà nel fare questa affermazione - essa scaturirà spontaneamente dalle nostre labbra.

    Quale conforto accorda la Parola di Dio ai peccatori da essa risvegliati: la stessa circostanza che li ha portati ad addolorarsi per la propria misera condizione diviene un segno e un sintomo di uno stato per cui c'è speranza! Bisogna essere svestiti per potersi coprire con degli abiti, e bisogna scavare le fondamenta per poter edificare una costruzione - allo stesso modo, riconoscere il proprio peccato è una delle prime opere della grazia nel cuore dell'uomo.
    O tu misero peccatore lebbroso, che non trovi in te nulla di buono, sii incoraggiato dal testo che abbiamo letto, e viene così come sei a Gesù:
    Poiché quali che siano i nostri debiti, quantunque grandi o piccoli,
    Non appena ci accorgiamo di non aver niente per pagarli, il nostro Signore li cancella tutti.
    È la perfetta povertà soltanto che mette l'anima in libertà;
    Ma fintanto che reclamiamo anche una briciola come nostra, non abbiamo pieno condono.

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    00 21/01/2012 20:00
    CONTINUA CON
    11 "È tempo di cercare il Signore" (Osea 10:12).
    MEDITAZIONI

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