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Prima Epistola di Giovanni

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    00 30/01/2012 18:47

    Prima Epistola di Giovanni

    Jean Koechlin


      

    1 Giovanni

    Capitolo 1, versetti da 1 a 10

    «Anche voi mi renderete testimonianza, — aveva detto il Signore ai dodici — perché siete stati meco fin da principio» (Giovanni 15:27). È ciò che fa qui l’apostolo Giovanni. Il suo soggetto è la vita eterna, prima «udita», «veduta» e «toccata» nel Figlio, ed ora comunicata a quelli che hanno ricevuto per fede il diritto d’essere figli di Dio (Giovanni 1:12). Bisogna distinguere fra la relazione propriamente detta e il godimento di questa relazione, cioè la comunione. La prima è la parte di tutti i figli del Padre. La seconda, è la parte solo di quelli che camminano nella luce (v. 7).

    I v. 6 a 2:2 spiegano come la comunione possa essere mantenuta o ristabilita quando viene interrotta. Da parte di Dio, un rimedio inesauribile risponde a tutte le nostre iniquità: il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio. Non esiste peccato troppo grande che questo sangue prezioso non possa cancellare. Egli purifica da ogni peccato (fine del v. 7), da ogni iniquità (fine del v. 9). Da parte nostra, è richiesta una sola cosa: la totale confessione di ogni nostra mancanza per ottenere un perdono totale (v. 9; Salmo 32:5). Il mio grosso debito è stato pagato da un Altro, e Dio non sarebbe giusto nei confronti del mio Sostituto se esigesse un nuovo pagamento.


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    00 30/01/2012 18:48

    1 Giovanni

    Capitolo 2, versetti da 1 a 11

    Riguardo al peccato, questi versetti riuniscono diverse verità di notevole importanza:

    1. Avremo per tutta la vita il peccato in noi (1:8); è la carne ossia la vecchia natura.
    2. Esso ha prodotto, fino al momento della nostra conversione, i soli frutti che ci si poteva aspettare: noi abbiamo peccato (1:10).
    3. Il sangue di Cristo ci purifica da tutti questi atti commessi (1:7).
    4. Possiamo non peccare più, per la potenza della vita che ci è stata data (2:1).
    5. Se ci capita di peccare (e, purtroppo, la nostra esperienza ce lo conferma) il Signore Gesù interviene ancora; non più come Salvatore il cui sangue fu versato, ma come Avvocato presso al Padre, per ristabilire la comunione.

    L’ubbidienza (v. 3-6) e l’amore per i fratelli (v. 7-11) sono le due prove che la vita è in noi. La seconda, d’altronde, è la conseguenza della prima (Giovanni 13:34). Tuttavia, se amiamo il Signore, non troveremo mai gravosi i suoi comandamenti (5:3). Ma, al v. 6, Dio ci dà una misura ancora più alta. Camminare come Lui ha camminato è più che obbedire a dei comandamenti. Troviamo nell’evangelo di Giovanni ciò che è vero in Cristo, e nella sua epistola ciò che è vero in noi (v. 8). La stessa vita deve manifestarsi allo stesso modo (4:17).

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    00 30/01/2012 18:48

    1 Giovanni

    Capitolo 2, versetti da 12 a 19

    Paolo considera i cristiani come elementi che formano la Chiesa di Dio. Per Pietro, essi costituiscono il suo Popolo celeste e il Suo gregge. Per Giovanni, sono membri della Sua famiglia, uniti dalla stessa vita ricevuta dal Padre. Generalmente, in una famiglia, i fratelli e le sorelle hanno età e sviluppo diversi, benché la relazione e la parte d’eredità del più giovane siano le stesse di quelle del figlio più grande. Così è nella famiglia di Dio. Vi si accede mediante la nuova nascita (Giovanni 3:3), la quale è normalmente seguita da una crescita spirituale. Il fanciullo che sapeva solo riconoscere suo Padre (confr. Galati 4:6; Romani 8:15-17) passa allo stadio della giovinezza e dei combattimenti. Combattimenti nei quali è in gioco il suo cuore: sarà per il Padre o per il mondo? La concupiscenza della carne, quella degli occhi e l’orgoglio della vita sono le tre chiavi di cui si serve «il Malvagio» per far penetrare il mondo in ogni cuore in cui vi sia dello spazio.

    Il giovane diventa, poi, o dovrebbe diventare, un padre che ha un’esperienza personale di Cristo.

    L’apostolo scrive più a lungo ai fanciulli: essi sono, a causa della loro inesperienza, più esposti ad «ogni vento di dottrina». Stiamo attenti a non restare per tutta la vita dei fanciulli (Efesini 4:14).

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    00 30/01/2012 18:49
    1 Giovanni Capitolo 2, versetti da 20 a 29

    «E questa è la promessa ch’egli ci ha fatta: cioè la vita eterna» (v. 25). Giovanni si riferisce a queste parole del buon Pastore: «Le mie pecore ascoltano la mia voce... e io do loro la vita eterna» (Giovanni 10:27,28). Lettore, l’hai ricevuta anche tu? Sei un figlio di Dio? Un’altra promessa del Signore era il dono dello Spirito Santo (Giovanni 16:13). Questa «unzione del Santo» riposa oggi non solo sui «padri», ma anche sui «figliuoletti» in Cristo per condurli in tutta la verità. «Io son la via, la verità e la vita; — ha detto il Signore Gesù — nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14:6). L’apostolo conferma qui che chiunque nega il Figlio non ha neppure il Padre (v. 23; leggere Giovanni 8:19). Il Padre non può essere conosciuto al di fuori di Gesù (Matteo 11:27). Per questo il Nemico spiega tanti sforzi contro la persona del santo Figlio di Dio e, soprattutto, per far dubitare della sua esistenza eterna e della sua divinità. Impariamo a riconoscere la voce del Mendace (v. 22). Ciò che è «dal principio» è valido fino all’«ultima ora» (v. 24,18). In presenza di tutte le «novità dottrinali», la nostra sicurezza consiste nel saperci attenere all’insegnamento del principio (Galati 1:8,9).
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    00 30/01/2012 18:50

    1 Giovanni

    Capitolo 3, versetti da 1 a 12

    Ciò che, in una normale famiglia, costituisce il legame tra i suoi componenti è l’amore. I figli lo ricevono e l’apprendono dai loro genitori, poi lo restituiscono a loro volta e lo realizzano tra di loro. Debole immagine dell’amore di cui il Padre ci ha fatto dono chiamandoci suoi figli! Non siamo invitati a comprendere questo amore, ma a vederlo (v. 1) e, constatandolo, a goderne.

    Dal v. 9, alcuni credenti potrebbero dedurre di non avere la vita di Dio, poiché capita loro di peccare (vedere 5:18). Comprendiamo bene che il vero io del cristiano è l’uomo nuovo e che questo non può peccare.

    La spartizione dell’umanità tra figli di Dio e figli del diavolo è stabilita nel modo più assoluto dai v. 7 a 12 (confr. Giovanni 8:44). Oggi, in molti ambienti religiosi si sottovaluta questa differenza. Si ammette che vi siano credenti più o meno praticanti, ma si tacciano d’orgoglio e di strettezza coloro che si dichiarano certi della loro salvezza. Ebbene, l’incomprensione del mondo, che può giungere fino all’odio, ci offre l’occasione di assomigliare un po’ a Gesù sulla terra (fine del v. 1; Giovanni 16:1-3). Presto saremo resi simili a Lui nella gloria, poiché lo vedremo come Egli è (v. 2).

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    00 30/01/2012 18:51

    1 Giovanni

    Capitolo 3, versetti da 13 a 24

    L’odio del mondo nei riguardi dei figli del Padre non dovrebbe affatto sorprenderci (v. 13; confr. Giovanni 15:18...). Sono piuttosto i suoi sorrisi che dovrebbero apparirci sospetti. Quanto all’amore, il mondo non può concepirne che delle contraffazioni; i suoi motivi non sono mai puri, mai totalmente disinteressati. L’unico vero amore è quello di Dio, che trova la sua fonte in se stesso e non in colui che ne è l’oggetto. Noi abbiamo bisogno d’essere amati d’un simile amore, poiché non vi era in noi nulla d’amabile. E la croce è il luogo in cui impariamo a conoscere l’immensità di quest’amore divino (v. 16).

    I v. 19 a 22 sottolineano la necessità d’una buona coscienza, d’un cuore che non ci condanni. Se noi praticassimo solo ciò che è gradito al Signore, Egli potrebbe esaudire senza alcuna eccezione tutte le nostre preghiere. Dei genitori che approvano la condotta del loro figlio gli accorderanno volentieri le cose che chiederà (v. 22; confr. Giovanni 8:29; 11:42).

    Dimorare in Lui, significa ubbidienza; Egli in noi è la comunione che ne risulta (v. 24; 2:4-6; 4:16; Giovanni 14:20; 15:5,7). Gettate nel mare un vaso aperto; sarà contemporaneamente bagnato e riempito. Che sia così anche dei nostri cuori riguardo all’amore di Cristo!

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    00 30/01/2012 18:51

    1 Giovanni

    Capitolo 4, versetti da 1 a 10

    La verità ha sempre avuto i suoi «falsari»; come ogni cittadino deve saper riconoscere la moneta del suo paese, così noi dobbiamo essere capaci di discernere da dove procedono i diversi insegnamenti che ci vengono presentati. Ognuno di questi deve essere provato (v. 1; 1 Tessalonicesi 5:21) e la Parola ci offre il mezzo sicuro per non confondere le «monete false» con le buone. Queste ultime portano tutte il sigillo di Gesù Cristo venuto in carne (v. 2).

    Quanto alla natura di Dio, questa epistola ci insegna che Egli è luce (1:5) e amore (v. 8 e 16). L’unica fonte di ogni amore è in Lui. Se qualcuno ama, significa che è nato da Dio (v. 7). Inversamente, chi non ama non conosce Dio. Bisogna possedere la natura che ama per sapere che cos’è l’amore (1 Tessalonicesi 4:9). Ora, quest’amore, di cui Dio ha avuto l’iniziativa nei nostri confronti (v. 10,19), ha risposto perfettamente allo stato della sua creatura. L’uomo era morto: Dio ha mandato il suo unico Figlio affinché noi vivessimo per mezzo di lui (v. 9); l’uomo era colpevole: Dio ha mandato il suo Figlio per essere la propiziazione per i nostri peccati (v. 10; 2:2); l’uomo era perduto: il Padre ha mandato il suo Figlio per essere il Salvatore del mondo (v. 14; Giovanni 3:17).

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    00 30/01/2012 18:52

    1 Giovanni

    Capitolo 4, versetti da 11 a 21

    Due fatti d’una portata inesprimibile, Cristo che lascia la sua vita per noi (3:16) e Dio che manda il suo Figlio (4:10), hanno manifestato agli uomini l’amore divino. Ed ora, quest’amore viene fatto conoscere in un terzo modo: nel fatto che i riscattati del Signore si amano gli uni gli altri. In questo modo Dio è (o dovrebbe essere) reso visibile (v. 12) da quando Gesù non è più sulla terra (Giovanni 1:18). Non è possibile amare Dio e non amare i suoi figli. Quando qualcuno ci è caro, ci è caro anche tutto ciò che lo riguarda. Si può dire, per esempio, che un marito o una moglie che non amino i loro suoceri amino veramente il suo congiunto? Dio non si accontenta d’un amore verbale (3:18). Costantemente, in questa epistola, ritornano le espressioni «se diciamo...» (1:6,8,10), «chi dice...» (2:4,6,9), «se uno dice...» (v. 20). «Noi amiamo...», dichiara l’apostolo (v. 19). Allora, mostriamolo!

    In questi versetti abbiamo trovato:

    • l’amore per noi (v. 9): è la salvezza già compiuta;
    • l’amore in noi (v. 12,15,16), versato dallo Spirito nei nostri cuori;
    • l’amore con noi (v. 17), che ci dà la certezza di comparire presto davanti a Dio.

    Tale è la perfetta attività verso noi di questo amore divino!

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    00 30/01/2012 18:52

    1 Giovanni

    Capitolo 5, versetti da 1 a 21

    L’epistola di Giovanni, come il suo evangelo, attesta che noi possediamo la vita eterna semplicemente mediante la fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio (confr. il v. 13 con Giovanni 20:31). Non credere dopo tante testimonianze significa fare Dio bugiardo (v. 10). Ma ora il credente in Cristo si basa su delle certezze: «Noi sappiamo...», continua a ripetere l’apostolo (v. 2,13,15,18,19,20). E la nostra fede non solo s’impossessa della salvezza, ma trionfa sul mondo per il fatto che, riguardando al di là, essa si attacca a ciò che è imperituro (v. 4). Che gioia sapere anche che Dio ci ascolta e ci accorda le cose che domandiamo secondo la sua volontà (v. 14)! Il cristiano stesso non vorrebbe che gli venisse accordato qualcosa che non fosse secondo la volontà di Dio. Ma come conoscere questa volontà? Con l’intendimento che il Figlio di Dio ci ha dato (v. 20; Luca 24:45). «E noi siamo in Colui che è il vero», in contrasto con tutto il mondo che «giace nel maligno». Quest’ultimo non dispone, nel suo arsenale, di nessun oggetto che possa sedurre l’uomo nuovo che è in noi. In compenso, ci offre molti idoli fatti per tentare i nostri poveri cuori naturali. Figli di Dio, conserviamo i nostri affetti senza riserve per il Signore (v. 21; 1 Corinzi 10:14)!

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    00 30/01/2012 18:53

    L'amore per il mondo


    William Kelly

    I sottotitoli sono stati aggiunti da BibbiaWeb


    Indice:


    «Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la Parola di Dio rimane in voi e avete vinto il maligno. Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo.» (1 Giov. 2:14-16).


    1. Il mondo: un pericolo specialmente per i giovani

    I giovani sono invitati a non amare il mondo. Può sembrare strano che l'apostolo abbia dovuto dare questi avvertimenti a delle persone di cui è detto che sono forti. Ma questa stessa forza, anche se è una forza spirituale, può rappresentare un pericolo.

    Questi giovani credenti avevano desiderato spandere l'evangelo e testimoniare di Cristo per mezzo della Parola che dimorava in loro e dello Spirito Santo che dava potenza alla loro testimonianza. Ma dovevano rimanere vicini al Signore perché le relazioni con gli increduli non li esponessero al rischio di amare il mondo e le vittorie riportate non rappresentassero esse stesse un pericolo.

    Le cose del mondo che potrebbero attirare non sono solo le concupiscenze carnali o il gioco o altre passioni sfrenate; è anche il gusto per l'apparenza e il piacere, l'ambizione di emergere, di affermarsi sugli altri, di far valere la propria personalità, di acquistarsi fama; a far cadere un credente può essere anche un eccessivo attaccamento allo sport, agli spettacoli, ai divertimenti.

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    00 30/01/2012 18:54

    Anche se il mondo può essere una trappola a causa delle attrattive per la carne, e se può porre dei tranelli sulla via dei credenti, è tuttavia nel mondo che dobbiamo testimoniare confidando sulla forza che il Signore dà e sull'energia dello Spirito Santo che è in noi. Sappiamo tutti che amare il mondo è desiderare e ricercare le cose che la società ama, e che sono in contrasto con la volontà di Dio. L'attrazione è forte specialmente sui giovani, ma se si mantengono «forti» attaccandosi al Signore, il loro desiderio sincero di diffondere la conoscenza della verità sarà premiato.


    2. Che cos'è il mondo? La sua origine e il suo carattere

    «Il mondo», moralmente parlando, è ciò che il diavolo ha elaborato dopo la caduta dell'uomo. L'inizio del «mondo», in senso morale, sono le vie di Caino e di tutta la sua discendenza. Caino, condannato ad essere un vagabondo e un fuggiasco sulla terra, lottò per cancellare questa sentenza e crearsi uno stile di vita che fosse piacevole, senza minimamente tener conto di Dio. Così costruì una città; poi quelli della sua discendenza, non contenti di vivere sparpagliati, sentirono il bisogno di riunirsi. L'unione fa la forza, dicono gli uomini. Ma Dio e la gravità del peccato sono completamente dimenticati. Caino dà alla città il nome di suo figlio e qui vediamo chiaramente l'orgoglio e la ricerca della propria soddisfazione. Lamec, suo discendente, introduce la poligamia, e si giustifica di fronte alle sue mogli per aver ucciso un uomo che lo aveva ferito e un giovane che l'aveva contuso.

    Fa parte delle vie del mondo anche l’uso del nome del Signore senza ricercare la sua volontà e la sua gloria, parlare e scrivere su Dio senza la guida dello Spirito, ma con ambizioni mondane.

    L’orgoglio e la presunzione, tipici caratteri del mondo, potrebbero anche impadronirsi di credenti che servono il Signore, specialmente se diventano noti per i risultati che ottengono. Ma questo non accadrà se si farà attenzione a non avere di se una stima troppo grande, e a desiderare che solo il Signore sia glorificato. Tutto ciò che possiamo fare per Lui è una grazia, un favore che Dio ci accorda, ma mai un merito. Bisogna dunque essere umili e dipendenti da Lui; bisogna ricercare la guida del suo Spirito per sapere come comportarci in ogni occasione e come orientare la nostra vita. Non basta che i nostri progetti e i nostri scopi siano buoni; anche i mezzi adoperati devono essere in armonia col pensiero di Dio.

    Diamo dunque fiducia al Signore e abbandoniamoci fra le sue braccia; otterremo tutta l'intelligenza di cui abbiamo bisogno per discernere il bene e il male, e identificare tempestivamente i tranelli del mondo e del suo malvagio «principe».

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    00 30/01/2012 18:54
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