IL CRISTO E I SALMI
"Tutta la divina scrittura costituisce un unico libro e quest’unico libro è Cristo, perché tutta la Scrittura parla di Cristo e trova in Cristo la sua pienezza"
(Ugo di san Vittore).
"C’è un’unica Parola di Dio dilatata in tutte le Scritture, e un unico Verbo risuona dalla bocca di molti scrittori sacri"
(Agostino).
Questa verità fondamentale l’aveva detta Gesù stesso: "Voi scrutate le scritture... Ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza... Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto" (Gv 5,39-46).
Ciò è vero per tutta la bibbia, ma si realizza in modo speciale nel libro dei salmi; libro che tutta la Tradizione è concorde nel ritenere centrale, nel senso che riflette e condensa tutto il resto della bibbia. Scrive sant’Atanasio: "Tutta la Scrittura, sia l’antica che la nuova, è ispirata da Dio e utile per insegnare, ma il libro dei salmi merita una particolare attenzione". Il vangelo resta indecifrabile per chi non lo legga alla luce del salterio. Scrive sant’Ambrogio: "Nei salmi Gesù non solo nasce per noi, ma anche assume la passione salvifica del corpo, muore, risorge, ascende al cielo, siede alla destra del Padre". Gesù stesso lo afferma nel vangelo: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi" (Lc 24,44).
I salmi hanno valore profetico, come scrive sant’Ambrogio: "A Davide viene promesso in modo aperto e palese che il Signore Gesù sarebbe nato dal suo seme secondo questa parola del Signore: Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono (Sal 132,11)".
Il salterio, infatti, ci presenta la generazione eterna del Cristo nel seno del Padre (Sal 110,3); la sua generazione nel tempo, nella carne (Sal 2,7; 87,5); la sua corsa da gigante (Sal 19,6), lui il più forte vincitore del forte (Lc 11,21-22; Sal 18,37-40), l’unico innocente e immacolato (Sal 26,1) in mezzo alla corruzione di tutti (Sal 14,1), il pastore che guida alle acque battesimali, all’unzione crismale, al calice inebriante (Sal 23); ce lo mostra nella luce della trasfigurazione (Sal 104,2), ci presenta la sua passione e la sua morte (Sal 69) e il suo grido sulla croce (Sal 22; 30,6), la sua discesa agli inferi, libero tra i morti (Sal 88), la sua risurrezione e ascensione (Sal 3,6; 24; 139), la costituzione degli apostoli come principi su tutta la terra (Sal 45,17), la chiamata alla fede di tutte le genti (Sal 47) e finalmente il suo ritorno glorioso nell’ultimo giorno per fare il giudizio (Sal 96; 97; 98) e il suo regno eterno nei cieli fra i santi glorificati con lui (Sal 148; 149; 150).
Scrive sant’Ilario: "Il Salvatore ha la chiave di Davide (Ap 3,7) per aprire il libro e i suoi sigilli (Ap 5,6) perché nei salmi sono racchiusi tutti i misteri del Cristo, dall’incarnazione al giudizio. C’è bisogno della rivelazione del Signore per rendere tutto manifesto, ma del resto tutto era stato detto dal divino Spirito per mezzo di Davide".
Sant’Agostino riconosce in tutto il salterio la voce di Cristo. Egli ode in tutto il salterio la voce di Cristo che parla a suo nome, come Salvatore nato dalla Vergine, o che parla a nome delle sue membra con cui si identifica, Sposo che è una cosa sola con la Sposa, come è scritto in Ef 5,31-32, capo del Corpo, Figlio di Dio e Chiesa, "quell’uomo sparso ovunque, il cui Capo è in alto mentre le membra sono in basso; dobbiamo sentire ormai nota e familiare, come se fosse la nostra, la sua voce in ogni salmo, sia che canti o che gema, si allieti nella speranza oppure sospiri..." Cristo è insieme cantore dei salmi, eroe dei salmi, e con il Padre termine della preghiera dei salmi. Non solo i salmi sono il libro dell’AT più citato e più evocato nel nuovo, ma sono quelli che offrono i maggiori argomenti per l’attribuzione al Cristo delle prerogative divine (Sal 45,7-8 citato in Eb 1,8-9; Sal 102,26-28 citato in Eb 1,10; ecc.).
L’ALTRO: L’AVVERSARIO
In ogni pagina del salterio, come nel vangelo, è presente l’altro: il nemico, il ribelle, l’accusatore, il maligno, l’avversario, continuamente in conflitto contro l’Innocente e i suoi fedeli: il diavolo.
È sempre in scena con tutte le sue schiere: i nemici di cui si parla continuamente nei salmi sono gli spiriti malvagi. Le frequenti maledizioni, che troviamo nel salterio e che spesso ci lasciano perplessi per la loro violenza, in definitiva sono esorcismi contro di lui e contro i suoi alleati, sono dichiarazioni dell’incompatibilità delle due vie, sono anticipazioni e sollecitazioni del giudizio finale. Scrive don Divo Barsotti: "Con cinquanta nomi diversi è sempre lui, il maligno. Si veste e si traveste sotto il segno di tutti, ma rimane sempre lui, il servo del male, lui che opprime il povero, lui che opera la menzogna e vuole la morte, lui la cui vittoria non è che la distruzione". Il salmista ce lo presenta come l’Adamo del male. Il salterio infatti lo chiama anche semplicemente "l’uomo": "Sorgi, Signore, non prevalga l’uomo" (Sal 9-10,20); "Pietà di me, o Dio, perché l’uomo mi calpesta" (Sal 56,1). Anche in questo il salterio è straordinariamente conforme al vangelo, che chiama il diavolo, seminatore della zizzania nel campo che è il mondo, "uomo nemico" (Mt 13,28. 39), e, sempre nel vangelo, Gesù stesso chiama Pietro addirittura "satana" quando tenta di distoglierlo dall’andare verso la morte e la risurrezione (Mt 16,23).
Il vangelo e il salterio non lasciano illusioni: l’uomo non redento da Cristo, non purificato dalla Parola (Gv 15,3), non trasformato da Dio e in Dio nel mistero della croce, è satanizzato, è quella carne (= uomo) nemica di Dio (Rm 8,7) che non può ereditare il regno di Dio (1Cor 15,50).
Nella bibbia non si parla della bontà naturale dell’uomo intesa "alla Rousseau". I salmi ci mostrano la lotta continua tra Dio e satana e tra i loro rispettivi satelliti. Scrive sant’Agostino: "Ognuno consideri il suo nemico: se è cristiano, il mondo è il suo nemico. Nessuno pensi alle sue inimicizie private mentre sta per ascoltare le parole di questo salmo (Sal 65). Sappiamo che la nostra lotta non è contro la carne e il sangue (= gli uomini), ma contro i principati e le potestà, contro gli spiriti del male (Ef 6,12), cioè contro il diavolo e i suoi angeli".
Sant’Ambrogio nel suo commento al salmo 1, che è di fatto un discorso introduttivo a tutto il salterio, dice: "Se uno vuol essere munito contro le incursioni della malizia spirituale, che altro deve fare se non dire i salmi? Davide da giovane cantava i salmi e metteva in fuga lo spirito maligno da cui Saul era posseduto". La vita di san Sergio (sec. XIV), in perfetta armonia con tutta la tradizione più antica, racconta: "Una volta Sergio durante la notte entrò in chiesa per cantare il mattutino; appena iniziò a cantare, i muri della chiesa si scostarono ed entrò il demonio accompagnato da una moltitudine di servitori. Essi si precipitarono sul beato e, digrignando i denti, lo minacciarono: "Fuggi, esci di qui, non dimorare in questo luogo, altrimenti noi ti lacereremo e tu morirai nelle nostre mani". Il santo fiducioso nelle preghiere, disse ad alta voce: "Sorga Dio e i suoi nemici si disperdano" (Sal 68,1), e i demoni scomparvero" (Kovalevsky).
S. Agostino ci aiuta a comprendere meglio quanto stiamo dicendo, offrendoci un commento al salmo 7,7: "Sorgi, Signore, nella tua ira". Egli scrive: "Perché invoca ancora l’ira di Dio colui che abbiamo chiamato perfetto? Non si dovrebbe forse ritenere perfetto piuttosto colui che, quando veniva lapidato, disse: "Signore, non imputar loro questo peccato" (At 7,59)? Oppure, anche chi parla in questo salmo non invoca l’ira contro gli uomini, ma contro il diavolo e i suoi angeli, sotto il cui possesso sono gli uomini peccatori ed empi? Non è dunque crudele, ma misericordioso verso il peccatore, colui che prega che questa schiavitù gli sia tolta dal Signore che giustifica l’empio (Rm 4,5). Quando infatti l’empio viene giustificato, da empio diventa giusto e da possesso del diavolo diventa tempio di Dio. E poiché costituisce una pena il togliere a uno il possesso su cui desiderava esercitare il suo dominio, questa pena è detta ira di Dio contro il diavolo perché cessi di possedere quel che possiede".
I salmi sono la preghiera attuale di Cristo e della sua chiesa. Paragonati alle altre preghiere, pur belle e buone, che sono parole di uomini, essi risultano infinitamente migliori perché sono parola di Dio.