Che vuol dire Gesù? JAHVÉ CHE SALVA. Ecco adesso un NUOVO NOME che gli Ebrei non avevano ancora avuto come nome di DIO!
1) Gesù è l’Emmanuel
, Dio con noi.
Le locuzioni Dio con noi (Matteo 1:23), Dio nostro (2 Pietro 1:1) e Dio mio (Giovanni 20:28) indicano lo stesso concetto di un Dio "posseduto" dall’uomo o "in compagnia" dell’uomo!
Il vero nome di Dio è in realtà sconosciuto, ma Dio ha sempre evidenziato la Sua "funzione" con un nome d’occasione: in Gesù la funzione non è parziale, ma è totale, perché non se ne indica una settorialità, ma una presenza. Dio è con noi!
Gesù è infatti il Dio che sta con noi (Emmanuel). Anche il profeta Isaia (7:14) indica il Messia come l'Emmanuel, dove Emmanuel non è un attributo o un aggettivo, ma è un vero e proprio NOME!
"Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo e gli porrà nome Emmanuele." (Isaia 7:14)
Nell’Evangelo di Matteo (1:21-23) il nome del Figlio di Dio è DOPPIO:
"Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati. Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire "Dio con noi"."
Anche nell’Evangelo di Luca (1:31-32) troviamo un DOPPIO Nome: "Ed ecco tu concepirai nel seno e partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine."
In quell’occasione Dio si manifesta al mondo.
Gesù è la manifestazione reale della gloria di Dio, così come, al tempo di Mosè, la nuvola scendeva visibilmente sul tabernacolo: "Allora la nuvola coprì la tenda di convegno, e la gloria dell’Eterno riempì il tabernacolo." (Esodo 40:34)
Gesù si fece uomo trovando in un corpo umano la sua abitazione (in ebraico Nks = shekinà), dando a tutta l’umanità il nuovo tabernacolo (in ebraico Nksm = mishbàn). Le due parole ebraiche hanno la curiosità di avere le stesse consonanti ma le vocali diverse. La shekinà avrebbe mostrato la GLORIA DI DIO agli uomini, ma solo agli uomini graditi da Dio. Ecco perché gli angeli, alla nascita terrena di Gesù, ai pastori la stessa GLORIA che riempì il tabernacolo, quando Mosè lo costruì, nel deserto: "Gloria (in ebraico dwbk = kabòd, gloria) a Dio ne’ luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce!" (Luca 2:14)
Chi vuole vedere Dio, deve riuscire a vedere Cristo Vivente!
In Esodo 40:35-38 troviamo ciò che è Gesù per il credente IN LUI: "E Mosè non poté entrare nella tenda di convegno perché la nuvola vi s’era posata sopra, e la gloria dell’Eterno riempiva il tabernacolo. Or durante tutti i loro viaggi quando la nuvola s’alzava di sul tabernacolo, i figliuoli d’Israele partivano; ma se la nuvola non s’alzava, non partivano fino al giorno che s’alzasse. Poiché la nuvola dell’Eterno stava sul tabernacolo durante il giorno; e di notte vi stava un fuoco, a vista di tutta la casa d’Israele durante tutti i loro viaggi."
Nessun’altra shekinà può esserci più dal momento che abbiamo Gesù Cristo con noi, l’Emanuele: Egli ci mostra Dio pienamente, come se ci trovassimo nello stesso luogo e nello stesso tempo della discesa della nuvola della gloria di Dio sul tabernacolo costruito da Mosè. Mosè non potè entrare nella tenda piena della gloria di Dio perché in quell’occasione, nessun altro mediatore, all’infuori di Gesù Cristo potè essere ammesso alla presenza di Dio. Inoltre dove va l’Emmanuele vanno anche i credenti, come la tenda che si spostava allo spostarsi della nuvola.