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UNIONE E COMUNIONE di John Hudson Taylor

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    Tealacrema
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    00 19/01/2015 19:30
    meditazione sul Cantico dei Cantici
    Trascrizione in lingua originale: Kathy Sewell (ksewell@gate.net)
    Disponibile presso: Christian Classics Ethereal Library (http://www.ccel.org)

    Traduzione in italiano: Renato Giliberti

    Disponibile presso: camcris.altervista.org
    e presso: www.evangelici.net/classici/





    UNIONE E COMUNIONE

    Meditazioni sul Cantico dei Cantici

    di John Hudson Taylor

    prefazione del pastore J. Stuart Holden



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    Tealacrema
    Post: 3.052
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2015 19:31
    PREFAZIONE


    Lo scopo di questo libretto è condurre il devoto studente delle Scritture nei pascoli verdi del Buon Pastore, alla sala dei banchetti del Re, e al servizio nella Vigna. Esso è il retaggio di Hudson Taylor per la Chiesa. Sotto la potenza di un’evidente unzione dello Spirito Santo, egli ha spiegato con linguaggio semplice la profonda verità dell’unione personale del credente con il Signore, che sotto simboli e immagini è il soggetto trattato nel Cantico dei Cantici. E nel far questo egli ha fornito una guida sicura a uno dei libri più trascurati e meno compresi delle Sacre Scritture. Infatti molti, perplessi a causa della ricchezza di linguaggio e abbondanza di simbolismi, hanno detto come l’etiope di cui parla il Vangelo: “Come posso comprendere se nessuno mi fa da guida?”. Possiamo affermare con sicurezza che queste pagine non mancheranno di aiutare e benedire tali persone.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:31
    Le parole di Hudson Taylor indicano la possibilità e la felicità dell’unione del credente con Cristo, e la sua intera vita dimostra come per lui sia stata realmente un’esperienza attuale. Egli visse come uno che “appartiene ad un Altro, cioè a Colui che è risuscitato dai morti” (Romani 7:4); e come risultato di quell’unione egli ha portato frutto per Dio. Il modo in cui egli ha vissuto ha confermato quello che ha scritto. Inevitabilmente ci saranno alcuni che leggeranno e rigetteranno queste parole, bollando come mistico e irrealizzabile quello che invece è così importante per la comunione con il Signore. Vorrei, comunque, azzardarmi a ricordare a tali persone che lo scrittore delle pagine che seguono ha fondato la China Inland Mission (missione per l’entroterra della Cina). Ha tradotto la sua visione dell’Amato nello strenuo servizio di tutta la sua vita, e l’ha mantenuta così viva attraverso tutti quegli anni che difficilmente possiamo trovare un parallelo in questi nostri giorni.
    I seguenti brevi capitoli proclamano l’Evangelo come risultato dell’esperienza, e tracciano alfine un sentiero attraverso questa porzione della Parola di Dio, che condurrà coloro che lo percorreranno nella gioia del Regno dell’Emmanuele.

    J. STUART HOLDEN

    St. Paul's, Portman Square, Londra.

    1 Giugno 1914.

    [Modificato da Tealacrema 19/01/2015 19:32]
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    Tealacrema
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    00 19/01/2015 19:33
    IL CANTICO DI SALOMONE

    INTRODUZIONE

    Il meraviglioso fine verso cui tendono tutte le benedizioni di Dio ci è rivelato nel quindicesimo capitolo della prima epistola di Paolo ai Corinzi: “Affinché Dio sia tutto in tutti”. Tale affermazione è concorde con l’insegnamento che il nostro Signore ci dà in Giovanni 17:3: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. Sapendo queste cose, comportiamoci con saggezza tenendole sempre presenti nella vita di tutti i giorni e studiando la santa Parola di Dio.
    Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile, e dunque nessuna parte di essa è, o può essere, trascurata senza perdere qualcosa di prezioso. Una delle parti della Parola che aiuteranno maggiormente i credenti diligenti ad approfondire questa importantissima “conoscenza di Dio” è il fin troppo trascurato “Cantico di Salomone”. Come le altre porzioni della Parola di Dio, anche questo libro può risultare difficile da comprendere; e del resto ciò accade con tutte le opere di Dio. Il fatto stesso che, senza l’aiuto del Signore, l’intelletto dell’uomo non riesca a sondarle e a comprenderle, non è forse una prova della divinità del loro autore? Può un fragile uomo pensare di afferrare la sapienza divina, o capire e interpretare le opere della provvidenza dell’Altissimo? E se no, ci sorprende forse che anche la Sua Parola necessiti della divina sapienza per la sua interpretazione? Grazie siano rese a Dio, per l’illuminazione dello Spirito Santo che è promessa a tutti coloro che la ricercano: cos’altro potremmo desiderare?
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    Tealacrema
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    00 19/01/2015 19:33
    Letto senza la chiave d’interpretazione, il Cantico è particolarmente difficile da comprendere, ma tale chiave si trova facilmente negli insegnamenti del Nuovo Testamento. La “Parola fatta carne” è la vera chiave alla Parola scritta; ma ancor prima dell’incarnazione, il credente troverà negli scritti profetici dell’Antico Testamento un aiuto importante per discernere i sacri misteri di questo libro; poiché lì leggiamo che a Israele veniva insegnato che il suo Creatore era anche suo Marito. Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti, identificò lo Sposo nella persona di Cristo, e disse, “Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ode, si rallegra grandemente alla voce dello sposo; perciò questa mia gioia è completa” (Giovanni 3:29). Paolo, nel quinto capitolo dell’Epistola agli Efesini, va ancora oltre, insegnando che l’unione di Cristo con la Sua Chiesa, e la dipendenza di quest’ultima da Lui, è alla base della stessa relazione che c’è tra gli sposi nel matrimonio.
    In Salomone, il re sposo, nonché autore di questo poema, abbiamo un tipo del nostro Signore, il vero Principe della pace, nel Suo regno che sta per venire. Allora sarà fondato non soltanto sulla Sua sposa, la Chiesa, ma anche su quelle persone devote, Suoi servitori, sulle quali Egli regnerà gloriosamente. Allora i sovrani di regni lontani porteranno i loro beni, e ammireranno la gloria del Re, mettendolo alla prova con difficili domande, come fece la Regina di Sceba con Re Salomone (1 Re 10:1); benedetti coloro ai quali tale privilegio sarà accordato!
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    Tealacrema
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    00 19/01/2015 19:34
    Un breve sguardo sarà loro sufficiente per tutta la vita; ma quanto sarà grande la dignità reale e il benedetto splendore della sposa risorta ed esaltata! Per sempre col suo Signore, per sempre come il suo Signore, per sempre consapevole che il Suo desiderio è rivolto verso di lei, essa condividerà il Suo cuore e il Suo trono. Può uno studio che ci aiuti a comprendere questi misteri della grazia e dell’amore non essere della massima importanza?
    È interessante notare il contrasto tra questo libro e quello che lo precede. Il libro dell’Ecclesiaste insegna con enfasi che “Vanità delle vanità, tutto è vanità” (Ecclesiaste 1:3): esso è dunque la necessaria introduzione al Cantico di Salomone, che ci mostra come possedere la vera benedizione e soddisfazione. Nella stessa maniera l’insegnamento del nostro salvatore Gesù Cristo nel quarto libro di Giovanni ci mostra l’inutilità delle cose materiali, in netto contrasto con la grandezza delle benedizioni che scaturiscono dalla presenza dello Spirito Santo (il cui compito è quello di rivelare non Se stesso, ma Cristo quale Sposo dell’anima del credente); “Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:13).
    Studieremo il libro suddividendolo in sei parti:
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:34
    1. La Vita Insoddisfatta e il Rimedio ad Essa (Capitolo 1:2 - 2:7).

    2. Comunione Infranta. Ristorazione (Capitolo 2:8 - 3:5).

    3. Comunione Ininterrotta (Capitolo 3:6 - 5:1).

    4. Comunione di Nuovo Infranta. Ristorazione (Capitolo 5:2 - 6:10).

    5. I Frutti dell’Unione Riconosciuta (Capitolo 6:2 - 8:4).

    6. Comunione Senza Limiti (Capitolo 8:5 - 8:14).

    In ciascun capitolo parleranno talvolta la sposa, altre volte lo Sposo, o ancora le figlie di Gerusalemme; solitamente non è difficile capire chi stia parlando. La sposa si riferisce allo Sposo chiamandolo “il suo Amato”; lo Sposo parla di lei chiamandola “il Suo amore”, mentre le figlie di Gerusalemme si riferiscono alla sposa in diverse maniere. Nelle prime quattro sezioni la chiamano “la più bella fra le donne”, ma nella quinta viene chiamata “Sulamita”, o sposa del Re, e anche “figlia di Principe”.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:35
    Chi vorrà studiare questo libro tenga presente che la sposa è colei che parla per la maggior parte delle sezioni 1 e 2, e si può notare quanto sia occupata di se stessa; ma nella sezione 3, dove la comunione è ininterrotta, non parla molto, anzi è lei ad ascoltare; le figlie di Gerusalemme fanno un lungo discorso, e lo Sposo desidera la sua amata. In questa sezione, Egli la chiama per la prima volta “mia sposa”. Nella sezione 4, è di nuovo la sposa a parlare, ma dopo la sua ristorazione lo Sposo si rivolge a lei e non la rimprovera. Nella sezione 5, notiamo che la sposa non è più chiamata “la più bella fra le donne”, ma dice di essere, e viene riconosciuta, come la sposa del Re. Nella sezione 6, lo Sposo dice di conoscerla fin dalla sua nascita, e non soltanto dal giorno delle nozze, proprio come Dio parla di Israele nel capitolo 16 del libro di Ezechiele.

    Nel segreto della Sua presenza
    Quanto ama l’anima mia nascondersi!
    Oh, quanto preziose sono le lezioni
    Che imparo stando con Gesù!
    Le preoccupazioni del mondo non potranno più tormentarmi,
    Né potranno le prove abbattermi;
    Poiché quando Satana viene per affliggermi,
    Corro al luogo segreto!

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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:35
    TITOLO

    “Il Cantico dei Cantici di Salomone”.

    A ragione questo Libro della Bibbia può essere chiamato il Cantico dei Cantici! Non esiste un cantico pari a questo. Leggerlo porta gioia al cuore, una gioia che è tanto superiore a quella prodotta dalle cose terrene quanto sono alti i cieli al di sopra della terra. È stato detto giustamente che questo è un cantico che solo la grazia può insegnare, e che solo l’esperienza può apprendere. Il nostro Salvatore, parlando dell’unione dei tralci con la vite, aggiunge, “Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Giovanni 15:11). E anche gli amati discepoli, scrivendo di “Colui che è dal principio”, che era col Padre ed è stato manifestato a noi affinché possiamo partecipare alla comunione nella quale Egli viveva, dicono, “Vi scriviamo queste cose affinché la vostra gioia sia completa” (1 Giovanni 1:4). Unione con Cristo, e dimorare in Cristo, di che altro dovremmo preoccuparci? Pace, pace perfetta; riposo, riposo costante; risposte a tutte le nostre preghiere; vittoria su tutti i nostri nemici; una vita pura, santa; e frutti sovrabbondanti. Tutte, tutte queste cose sono il gioioso risultato del dimorare in Cristo. Approfondire questa unione, e renderla ancora più costante, è lo scopo di questo prezioso Libro.

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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:36
    PARTE 1



    LA VITA INSODDISFATTA E IL RIMEDIO AD ESSA

    Cantico dei Cantici 1:2 - 2:7



    Non c’è alcuna difficoltà nel riconoscere la sposa come colei che sta parlando nei versi 2-7. Le parole non sono quelle di uno che è spiritualmente morto nelle trasgressioni e nei peccati, al quale il Signore appare come “una radice da un arido suolo, senza figura né bellezza”. Al contrario, chi sta parlando ha gli occhi aperti per ammirare la Sua bellezza, e desidera una comunione maggiore nel Suo amore.

    Mi baci egli dei baci della sua bocca,
    Poiché le tue carezze sono migliori del vino.


    È bene che sia così; questo è un segno distintivo dello sviluppo della vita della grazia nell’anima. Questa esperienza è frutto dell’opera divina che produce il desiderio della manifestazione della Sua presenza, del Suo amore. Non è sempre stato così per la sposa. Un tempo ella era soddisfatta in Sua assenza; altre persone e altre occupazioni la impegnavano; ma ora non potrà mai più essere così. Il mondo non potrà mai più essere per lei quello che era un tempo; la sposa ora ama il suo Signore, e nessun’altra compagnia all’infuori della Sua può soddisfarla. Le Sue visite possono essere occasionali e brevi, ma sono preziosi momenti di gioia. Ella ripensa teneramente a quei momenti, e anela al prossimo incontro. Non esiste soddisfazione nella Sua assenza, eppure, Egli non è sempre con lei, ma va e viene. Ora la sua gioia in Lui è come il paradiso in terra; ma poi di nuovo cerca, cerca invano la Sua presenza. Come una mutevole marea, la sua esperienza è fatta di alti e bassi; forse l’ansietà è la regola, e la soddisfazione è l’eccezione. Non esiste aiuto per questa situazione? Continuerà sempre così? Può Egli aver creato questo desiderio inestinguibile solo per illuderla? Certamente no.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:36
    . Eppure non ci sono tanti nel popolo del Signore, la cui esperienza abituale corrisponde con la sua? Essi non conoscono il riposo e la gioia di dimorare in Cristo, e non sanno come raggiungerli, né il motivo per cui non ci riescono. Non sono forse tanti quelli che guardano indietro ai tempi piacevoli del loro fidanzamento con lo Sposo, quelli che anziché crescere ancora nella conoscenza di Cristo, consci di aver perduto il loro primo amore, possono esprimere la loro esperienza con il triste lamento:

    Dov’è la felicità che conobbi
    Quando per la prima volta incontrai il Signore?


    Altri, ancora, che forse non hanno perduto quel loro primo amore, a mano a mano che Egli cresce e che il mondo diminuisce di importanza nella loro vita, trovano sempre più insopportabili le occasionali interruzioni nella loro comunione. La Sua assenza è un dolore sempre maggiore. “Oh, se sapessi dove trovarLo! Mi baci egli dei baci della sua bocca, poiché le tue carezze sono migliori del vino. Se solo il Suo amore fosse forte e costante come il mio, cosicché Egli non allontanasse mai la luce del Suo volto!”.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:36
    Quale errore, in questo ragionamento! Un amore più forte del tuo ti aspetta, e desidera essere soddisfatto. Lo Sposo ti sta aspettando in ogni momento; le condizioni che impediscono che Egli ti raggiunga sono prodotte proprio da te. Disponiti a cercarLo nel modo giusto, ed Egli sarà impaziente, e ben felice, di soddisfare il desiderio dell’anima tua, e di venire incontro a ogni tua necessità. Cosa penseremmo di una donna fidanzata, la cui presunzione e ostinatezza impedissero non solo la realizzazione della propria gioia, ma anche di quella dell’uomo a cui ella ha dato il suo cuore? Sebbene ella non riesca ad essere in pace in sua assenza, ciononostante non ha piena fiducia in lui; e non vuole abbandonare il suo nome, i suoi diritti e proprietà, la sua volontà a colui che è diventato necessario per la sua felicità. Lo vorrebbe volentieri tutto per sé, ma senza dare tutta se stessa a lui; ma ciò non potrà mai essere: se vuole conservare il proprio nome, non potrà mai rivendicare quello di lui. Ella non può promettere di amarlo e onorarlo se non promette anche di obbedirgli: e fino a quando il suo amore non raggiungerà il punto di arrendersi, rimarrà un’amante insoddisfatta; ella non può, come una sposa felice, trovare riposo in casa di suo marito. Fintanto che continuerà a rimanere attaccata alla propria volontà, e ai propri beni materiali, dovrà accontentarsi di vivere con quelle cose: non può reclamare quelle di suo marito.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:37
    Ci potrebbe mai essere una prova dell’estensione e della realtà della caduta dell’uomo, più triste di quella radicata mancanza di fiducia verso il nostro amorevole Signore e Maestro, e che ci fa esitare ad abbandonarci completamente a Lui, per timore che Egli possa chiederci qualcosa di troppo difficile, o di troppo importante per noi? Il vero segreto della vita insoddisfatta risiede troppo spesso in una volontà non arresa. Che cosa sciocca e sbagliata! Riteniamo di essere più saggi di Lui? O forse l’amore che noi abbiamo per noi stessi è più tenero e forte del Suo verso di noi? O ci conosciamo meglio di quanto ci conosce Lui? Questa nostra mancanza di fiducia, quanto deve addolorare e ferire nuovamente il tenero cuore di Colui che è stato per noi “Uomo di Dolore”! (cfr. Isaia 53:3) Cosa proverebbe uno sposo terreno se scoprisse che la sua eletta sposa avesse paura di sposarlo, per timore che, una volta sua moglie, lui le rendesse la vita insopportabile? Eppure quanti credenti trattano il Signore proprio in questa maniera! Non c’è da meravigliarsi che essi non siano né felici né soddisfatti!
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:37
    Ma il vero amore non può restare fermo; esso deve o declinare o crescere. Malgrado tutte le meschine paure dei nostri miseri cuori, l’amore divino è destinato a conquistare. La sposa esclama:

    I tuoi profumi hanno un odore soave;
    Il tuo nome è un profumo che si spande;
    Perciò ti amano le fanciulle!


    Nessun profumo era pari a quello col quale il Sommo Sacerdote era unto; e il nostro Sposo è un Sommo Sacerdote, oltre che Re (cfr. Ebrei 4:14, 5:10, 6:20, ecc.). La sposa tremante non può allontanare del tutto le sue paure; ma l’inquietudine e il desiderio di comunione diventano insopportabili, e così ella decide di arrendersi completamente, e di accettare senza riserve quello che potrà seguire. Darà tutta se stessa a Lui, e tutto il suo cuore e i suoi possedimenti. Quand’anche Egli la conducesse con sé verso un altro Moriah, o anche a un Calvario, ella Lo seguirà.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2015 19:38
    Attirami a te!
    Noi ti correremo dietro!


    Ma cosa accade in seguito? Quale sorpresa! Nessun Moriah, né Calvario; al contrario, un Re! Quando il cuore si sottomette, allora Gesù regna. E quando Gesù regna, c’è riposo.
    E dove conduce la Sua sposa?

    Il re mi ha condotta nei suoi appartamenti.


    Non prima nella sala delle nozze; quello verrà poi, al momento opportuno. Ma prima desidera restare solo con Lei.
    Quale perfezione! Potremmo noi essere soddisfatti di incontrare la persona amata soltanto in pubblico? No; vogliamo poter stare insieme in disparte, noi due soli.
    Così è con il nostro Signore: Egli conduce la Sua sposa, che ora è pienamente consacrata a Lui, ad assaporare e gioire della sacra comunione con il Suo meraviglioso amore. Lo Sposo della Sua Chiesa brama la comunione con il Suo popolo più di quanto essi bramino la Sua compagnia, e spesso deve gridare:

    Mostrami il tuo viso,
    Fammi udire la tua voce;
    Poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello.
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    Tealacrema
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    00 19/01/2015 19:38
    Non siamo troppo inclini a cercarLo per le nostre necessità piuttosto che per la Sua gioia e piacere? Non dovrebbe essere così. Noi non ammiriamo i figli egoisti che pensano solo a cosa possono ottenere dai propri genitori, e non si curano di procurargli gioia o di rendergli dei servizi. Eppure non stiamo correndo il pericolo di dimenticare che piacere a Dio significa fargli piacere, dargli gioia? Alcuni di noi ripensano ai tempi in cui le parole “piacere a Dio” significavano solo non peccare contro di Lui, e non rattristarLo; ma l’amore di genitori terreni potrebbe essere soddisfatto con la mera assenza di disobbedienza? O uno sposo, se la sua sposa lo cercasse solo quando le servisse qualcosa?

    Una parola sulla preghiera al mattino non credo sia fuori luogo qui. Non esiste tempo speso in modo migliore di quello che nelle prime ore del mattino possiamo dare solo a Gesù. Prestiamo sufficiente attenzione a questo momento di preghiera? Se no, dovremmo ricominciare a praticarla; non c’è niente che possa sostituirla. Dobbiamo investire del tempo per essere santi! E c’è un’altra cosa: quando portiamo a Dio le nostre domande, non passiamo oltre nelle nostre richieste, oppure lasciamo la stanza senza attendere le risposte? Questo non dimostra forse che non speriamo in una risposta, o che non ne desideriamo una? È così che ci aspettiamo di essere trattati? Attendere Dio in silenzio salverebbe dal commettere molti sbagli e da molte sofferenze.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:39
    Abbiamo visto che la sposa ha fatto la felice scoperta che ad attenderla c’era un Re - il suo Re - e non una croce, come si aspettava; questa è la primizia dei frutti della consacrazione.

    Noi gioiremo, ci rallegreremo a motivo di te;
    Noi celebreremo le tue carezze più del vino!
    A ragione sei amato!


    Un’altra scoperta non meno importante l’aspetta. Ella ha visto il volto del Re, e come il sole che sorge rivela ciò che era nascosto nell’oscurità, così la Sua luce ha rivelato alla sposa ciò che il lei è oscuro: “Sono scura”, ella grida. “Ma bella”, interviene lo Sposo, con grazia e tenerezza, “come le tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone”. Niente umilia maggiormente l’anima come la sacra e intima comunione col Signore; ma c’è una dolce gioia nel sentire che Egli conosce tutto e, ciò nonostante, ci ama lo stesso. Le cose che una volta chiamavamo “piccole negligenze” ora le vediamo con nuovi occhi “nel segreto della Sua presenza”. Lì vediamo lo sbaglio, il peccato, il non prenderci cura della nostra vigna. La sposa confessa:

    Non guardate se sono scura;
    È il sole che mi ha abbronzata;
    I figli di mia madre si sono adirati contro di me;
    Mi hanno fatta guardiana delle vigne,
    Ma io, la mia vigna, non l'ho custodita.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
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    00 19/01/2015 19:39
    La nostra attenzione qui è portata su un pericolo preminente in questi giorni: l’intensa attività dei nostri tempi può portare allo zelo nel servizio, ma a trascurare la comunione personale; e tale noncuranza non solo ridurrà il valore del servizio, ma ci renderà incapaci verso il servizio maggiore. Se badiamo alle anime degli altri, e trascuriamo la nostra, se stiamo cercando di togliere la pagliuzza dall’occhio del nostro fratello, senza badare alla trave che è nel nostro, saremo spesso delusi dalla nostra impotenza ad aiutare i nostri fratelli, e il nostro Signore non sarà meno deluso di noi. Non dimentichiamo mai che quello che siamo è più importante di quello che facciamo; e che ogni frutto nato quando non dimoriamo in Cristo deve essere frutto della carne, e non dello Spirito. Il peccato del trascurare la comunione con il Signore può essere perdonato, ma il suo effetto rimane permanentemente; come quelle ferite che pur quando guariscono lasciano spesso una cicatrice.

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    Tealacrema
    Post: 3.052
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2015 19:40
    Veniamo ora a una dolcissima prova della realtà dell’unione della sposa con il suo Signore. Ella è uno con il Buon Pastore: ora il suo cuore si rivolge istintivamente alla cura del gregge, calcando le orme di Colui che la sua anima ama, e non lavorerebbe mai senza di Lui, o in altra compagnia al di fuori della Sua:

    O tu che il mio cuore ama,
    Dimmi dove conduci a pascolare il tuo gregge,
    E dove lo fai riposare sul mezzogiorno.
    Infatti, perché sarei io come una donna sperduta,
    Presso le greggi dei tuoi compagni?


    Ella non confonde la compagnia dei Suoi servitori con quella del loro Padrone.

    Se non lo sai, o la più bella delle donne,
    Esci e segui le tracce delle pecore,
    E fa’ pascolare i tuoi capretti
    Presso le tende dei pastori.
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    Tealacrema
    Post: 3.052
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2015 19:41
    Queste sono le parole delle figlie di Gerusalemme, e danno una risposta corretta alle sue domande. Lasciatele mostrare il suo amore per il suo Signore nutrendo le Sue pecore, e prendendosi cura dei Suoi agnelli (cfr. Giovanni 21:15-17), e non dovrà temere di perdere la Sua presenza. Mentre si curerà di loro assieme agli altri servitori, troverà il Sommo Pastore al suo fianco, e godrà dei segni della Sua approvazione. Il servizio sarà con Gesù oltre che per Gesù.

    Ma ancor più dolce della risposta delle figlie di Gerusalemme è la voce dello Sposo, che ora parla in prima persona. È il frutto vivente dell’unità del Suo cuore con quello della sposa, che Lo fa esprimere con le parole gioiose dei versi 9-11. Poiché non solo è vero che il nostro amore per il nostro Signore si rivela nella cura del Suo gregge, ma anche che il cuore di Colui che quando era qui in terra ha detto: “In quanto lo avete fatto a uno di questi Miei minimi fratelli, l’avete fatto a Me” (Matteo 25:40) è commosso e non di rado Egli rivela Se stesso a coloro che stanno ministrando per Lui.

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