Letto senza la chiave d’interpretazione, il Cantico è particolarmente difficile da comprendere, ma tale chiave si trova facilmente negli insegnamenti del Nuovo Testamento. La “Parola fatta carne” è la vera chiave alla Parola scritta; ma ancor prima dell’incarnazione, il credente troverà negli scritti profetici dell’Antico Testamento un aiuto importante per discernere i sacri misteri di questo libro; poiché lì leggiamo che a Israele veniva insegnato che il suo Creatore era anche suo Marito. Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti, identificò lo Sposo nella persona di Cristo, e disse, “Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ode, si rallegra grandemente alla voce dello sposo; perciò questa mia gioia è completa” (Giovanni 3:29). Paolo, nel quinto capitolo dell’Epistola agli Efesini, va ancora oltre, insegnando che l’unione di Cristo con la Sua Chiesa, e la dipendenza di quest’ultima da Lui, è alla base della stessa relazione che c’è tra gli sposi nel matrimonio.
In Salomone, il re sposo, nonché autore di questo poema, abbiamo un tipo del nostro Signore, il vero Principe della pace, nel Suo regno che sta per venire. Allora sarà fondato non soltanto sulla Sua sposa, la Chiesa, ma anche su quelle persone devote, Suoi servitori, sulle quali Egli regnerà gloriosamente. Allora i sovrani di regni lontani porteranno i loro beni, e ammireranno la gloria del Re, mettendolo alla prova con difficili domande, come fece la Regina di Sceba con Re Salomone (1 Re 10:1); benedetti coloro ai quali tale privilegio sarà accordato!