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vita di Mosè

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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:38
    Ma quando il logos si rivela in Cristo, ecco che si rimpicciolisce, non solo perché assume .delle dimensioni, per così dire fisiche, che prima non aveva, ma proprio perché si particolarizza, storicizzandosi. Per quanto questa conseguenza sembrasse scandalosa, i Padri non hanno avuto timore di affermarla, dicendo che quella parola brillante, che poteva saettare il mondo e illuminare le menti, in un colpo « si è resa opaca », «si è ispessita» (o logos pachynetai). E questa opacità del Verbo è scandalo anche per noi, che, con la nostra religiosità tenacemente pagana, vogliamo costantemente un segno dal cielo visibile per tutti ed universale; oppure con la nostra mentalità irriducibilmente filosofica vogliamo incapsulare Dio nelle reti della nostra mente, nelle reti delle grandi leggi fenomenologiche, o sociologiche, che regolano le manifestazioni religiose. Noi vorremmo un Dio che tutti. possono capire allo stesso modo, in quanto si manifesta a tutti allo stesso modo e come un lampo illumina nello stesso istante tutte le menti di tutti gli uomini di tutti i tempi. Allora avviene che questo Dio, di cui crediamo di saper tutto,. di fronte a questa rete terribile con cui pretendiamo di avvolgere la divinitàin un cerchio nel quale tutto è predeterminato, si fa come un piccolo pesciolino che sfugge tra le maglie della rete: si fa piccolo per essere libero, per essere se stesso. È proprio di Dio, infatti, farsi piccolo, ma in modo tale da non essere mai costretto da questa piccolezza. Viceversa, per quanto grandi noi facciamo le nostre idee di Dio, Dio è più grande di queste idee.
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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:39
    Dio è piccolo e grande insieme, sfuggendo così a tutti i nostri tentativi di programmare il nostro dialogo con lui. Dio è amore e l'amore non accetta programmazione. Dio si fa piccolo, deludendo i nostri programmi, e accetta di essere scandalo per tutti coloro che non vogliono lasciare a Dio la libertà di amarci come vuole, di amarci di un amore vero, cioè imprevedibile, inventivo, ardente, tenero, geloso, incendiario: ùn amore da «bocca a bocca », come dice la Scrittura, un amore che nessun altro possa controllare, perché è il suo segreto con colui che ama.
    È questo l'amore che il piccolo Gesù, n logos rimpicciolito, offre, perdendo il suo tempo, alla Maddalena, ai due di Emmaus, agli apostoli. In tal modo l'amore di Dio continuamente ci sconfigge nelle nostre nostalgie pagane di una manifestazione completa, totale, assoluta, definitiva, sempre in mano nostra. Il Dio del Vangelo, n Dio dell'amore vero, ci sorprende continuamente e ci sconvolge. D'altronde in ogni,- rapporto umano vero, quando si scatena quella forza che è l'amore, si scoprono continuamente cose imprevedibili. Si crede di aver capito una persona e invece non si è capito niente, perché altre mille rivelazioni possono esplodere come da un vulcano. Dio si comporta appunto come un vulcano, il quale non ammette di essere posto sotto una griglia che ne determini n dove,
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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:39
    n come e il quando, poiché non opera in forme e figure regolari, ma a scoppi. Il Dio della Bibbia, dall'inizio alla fine, è. questo. Attraverso le pagine della Scrittura noi siamo messi continuamente in contatto con questo Dio, da Mosè a Gesù; eppure non vogliamo arrenderci a questa verità di Dio. Resta il fatto, comunque, che proprio questa verità di Dio è l'unica che ci permette d'incontrarlo a tu per tu, scoprendo che non soltanto noi lo conosciamo, ma in verità siamo conosciuti così come siamo, cioè in quella nostra irripetibilità che nessun altro conosce, in quella nostra solitudine che nessun essere umano può sondare fino in fondo.

    4. Gesù risorto

    Chi è Gesù risorto? Gesù risorto è Gesù rimpicciolitosi fino alla morte, resosi opaco fino allo scandalo, fino a diventare il disprezzato dei disprezzati; per questo Dio gli dà la capacità di diventare presenza universale e particolare a ciascuno e a tutti. La resurrezione di Gesù non si identifica con il ritornare di Gesù nel mondo della generalità; essa realizza invéce la potenza di Gesù di essere nello Spirito presente a ciascuno e a tutti.
    Fermiamoci sulle due espressioni « presente» e « a ciascuno e a tutti ». Gesù risorto è presente a ciascuno; come se la singola persona amata fosse l'unico oggetto del suo amore. Cristo risorto è l'amore di Dio manifestato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito,
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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:39
    a ciascuno e a tutti, e a ciascuno dei tutti. Quel «ciascuno» non individualizza Gesù; Gesù si dona alla Chiesa, al mondo, agli angeli, all'universo: Gesù è per tutti. Però è per tutti così da essere per ciascuno, facendo sì che ciascuno diventi parte del tutto. Questa è 'la potenza di resurrezione del Verbo «abbreviato », del Verbo « rimpicciolito ». Chi accetta lo scandalo del Verbo rimpicciolito parteciperà alla gloria dell'universalità del Verbo cosmico, capace di comprendere e di sintetizzare tutto, nel quale tutte le cose trovano il loro ordine e la loro pienezza, nel quale tutto si riassume e si instaura.
    Si capisce allora quella frase arditissima di Paolo, che io non oserei mai pronunciare se lui non l'avesse scritta: «E quando tutto sarà sottomesso al Figlio, anche il Figlio sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Iddio sia tutto in tutti» (1 Cor. 15,28). Quel «tutto », in greco ta panta, è difficilmente comprensibile nel testo completo: ina e o theos tà panta en pasin. Non mi fa tanto difficoltà che Dio sia in tutti in qualche maniera, ma che Dio sia tutto in tutti. È proprio l'opposto della particolarizzazione dell'incarnazione. Mentre là Dio era tutto in Gesù, ora Dio diventa la pienezza: è in pienezza in tutti.
    Attraverso la via dello scandalo della particolarizzazione di Gesù, fino all'opacità funerea della croce, la gloria di Dio riempie totalmente di sé ogni essere. Più ci penso e più mi sembra veramente grandiosa, quasi incredibile, questa verità: Dio riempie di sé ogni essere; non si dà un pochino, ma riempie.
    Questa pienezza divina rende veramente una totalità divinizzata tutto l'universo delle volontà umane, che il Figlio ha conquistato al Padre.
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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:40
    Sono convinto che sant'Ignazio ha presente questo concetto, quando nella Contemplatio ad amorem usa le parole «tutto» e «tutti ». Per esempio quando dice: «Considerare come Dio opera ed è attivo per me in tutte le realtà create» (ES, n. 236); « mirare come tutti i beni e i doni discendono dall'alto» (n; 237). È vero che qui non c'è ancora il « tutto in tutti », che è la perfezione finale a cui si deve giungere, ma, attraverso la contemplazione amorosa di Dio in tutti noi, intravediamo già come si va attuando gradualmente anche la pienezza del Dio « tutto in tutti », naturalmente secondo la misura in cui ciascuno può ricevere tale visione.
    Se Gesù risorto, dunque, diviene presenza universale e particolare in ciascuno e in tutti, che cosa ne deriva per noi? Il Vangelo è molto concreto: vi cito soltanto alcuni passi famosi dell'evangelista Matteo, che forse più di tutti ha capito ed espresso in maniera vigorosa le conseguenze di ciò che significa Gesù risorto e presente nella sua Chiesa. In Mt. 25, 40 Gesù, dopo aver detto: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; nudo e mi avete vestito, malato, carcerato . . . », alla domanda degli eletti: «Ma quando ti abbiamo mai visto...?» risponde: «Ogni volta che avete fatto queste cose» non alla massa, alla generica totalità, ma «ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me! ». Chi porta fino alle estreme conseguenze la particolarizzazione di Gesù, costui siederà alla destra del Figlio dello uomo, quando verrà nella sua gloria.
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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:40
    Ecco perché Gesù ha tempo, così da fermarsi volentieri con i singoli. In ogni singolo, infatti, sa vedere il «tutto ». Matteo ha anticipato questa politica del singolo che contiene il «tutto» in 18, 6: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare ». Matteo non dice genericamente: «Non siate scandalosi », bensì afferma che il nostro destino si gioca nel rapporto con « uno solo », con una sola persona. E poi, in 18, lO: «Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli dal cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». E ancora il v. 14, che conclude la breve parabola della pecora smarrita: «Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico che si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Cosi il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli». Vediamo qui tradotta nella pratica cristiana quella che è stata la particolarizzazione incarnatoria di Dio in Gesù.
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    Eusebio.
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    00 07/07/2011 19:40
    Noi siamo chiamati a trovare Dio nel mondo, nelle cose, negli altri, nella storia; tuttavia questo non sarà mai possibile, se non partiremo da quella situazione immediata che è la nostra. In ogni situazione immediata, che comporta. anche solo il più piccolo servizio, noi tocchiamo la totalità del servizio; in ogni frammento nei tocchiamo il tutto di Dio che si manifesta.
    Possiamo concludere questa meditazione con la breve preghiera che sant'Ignazio pone dopo il primo punto della Contemplatio ad amorem: «Prendi, o Signore, e ricevi ogni mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà. Tutto ciò che ho e che possiedo tu me lo hai dato. A te, o Signore lo riconsegno. Tutto è tuo. Disponi secondo tutta la tua volontà. Dammi il tuo amore e la grazia e questo mi basta» (ES, n. 234).

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    www.atma-o-jibon.org/italiano7/martini_moses8.htm
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