Testimonianza di Hebe de Bonafini
Nell'anno 1979 la signora Hebe de Bonafini, presidente dell'Associazione Madres de Plaza de Mayo, si recò alla Nunziatura per consegnare una cartella con della documentazione sulla repressione e gli scomparsi della Chiesa argentina. La signora de Bonafini vi andò insieme ad un'altra signora membro dell'Associazione, Aurora Fracaroli. Malgrado il sollecito di autorizzazione ad un colloquio col nunzio Pio Laghi fosse stato inviato con largo anticipo, al momento della visita fu negata loro l'autorizzazione per entrare nell'edificio e fu loro ordinato di attendere al portone che il Nunzio le autorizzasse a entrare.
L'ultima cosa che le Madres de Plaza de Mayo potevano pensare era che lo stesso Nunzio Apostolico ordinasse il loro arresto. Dopo cinque minuti di attesa, giunsero diverse pattuglie della polizia e con una misura di sicurezza inusitata si procedette all'arresto della signora Hebe de Bonafini.
La presidente dell'Associazione Madres de Plaza de Mayo cercava di resistere all'arresto, gridando e domandando aiuto ai sacerdoti e al personale della Nunziatura. I quali, lungi dall'intervenire, assistevano all'arresto con atteggiamento canzonatorio.
La signora de Bonafini fu sottoposta ad un interrogatorio di 5 ore da parte del personale dell'Intelligence Militare nei locali del Commissariato di polizia n. 15.
La presidente delle Madres de Plaza de Mayo si salvò per miracolo in questa occasione, perché quello che il Nunzio non sapeva era che altre Madri dell'Associazione si erano date appuntamento sulla porta della Nunziatura per conoscere l'esito dell'incontro con Pio Laghi. Arrivate sul posto e resesi conto di quanto era successo, si diressero al Commissariato e mobilitarono tutte le risorse disponìbili per ottenere la liberazione.
LAS MADRES DE PLAZA DE MAYO: NON SIAMO LE SOLE A DENUNCIARE PIO LAGHI, SIAMO LE SOLE A NON AVERE PAURA
DOC-573. ROMA-ADISTA La denuncia penale contro Pio Laghi, già annunciata dall'avvocato Sergio Schoklender il 20 marzo scorso (v. Adista n. 25/97), è stata presentata dall'Associazione delle Madri di Piazza di Maggio al Ministero di Grazia e Giustizia il 19 maggio, due giorni prima del 75.mo compleanno del cardinale che ha così raggiunto l'età del pensionamento obbligatorio. «Pio Laghi - ha dichiarato Schoklender alla conferenza stampa tenuta a Roma il 20 maggio da Hebe de Bonafini, presidente delle Madri, e Marta Badillo, entrambe firmatarie della denuncia - è cittadino italiano e come tale può essere processato penalmente in Italia per delitti commessi all'estero. Unico impedimento è dato dall'immunità di cui gode, come cardinale, in virtù del Concordato tra Italia e Santa Sede. Immunità che può essere sospesa o ritirata soltanto dal papa». È per questo che, ha reso noto l'avvocato, copia della denuncia è stata consegnata alla Segreteria privata del papa, con la richiesta di sospensione dell'immunità del card. Laghi, e alla Commissione Giustizia e Pace perché, «raccomandi al papa tale sospensione».
La denuncia, ha spiegato Schoklender, contiene un riassunto delle testimonianze contro l'allora nunzio apostolico, insieme a una lista di testimoni «che include non solo le Madri, ma anche sacerdoti, suore e laici consacrati delle differenti congregazioni che sono state perseguitate durante la dittatura». Tra loro anche il frate cappuccino Antonio Puigjané, noto per la sua lunga militanza a favore dei diritti umani, attualmente detenuto in un carcere di Buenos Aires con l'accusa di aver partecipato all'occupazione di una caserma promossa dal movimento politico «Tutti per la Patria». I testimoni presenti nella lista sono soltanto quelli che hanno dato la propria disponibilità a venire a Roma per prestare testimonianza. Altri si sono tirati indietro all'ultimo minuto, per paura.
«Se Laghi è un uomo decente - ha affermato Hebe de Bonafini - dovrebbe rinunciare volontariamente all'immunità». «L'ex nunzio è stato visto nei centri di detenzione clandestini, è stato consultato sul destino dei detenuti desaparecidos e sulla forma di esecuzione pietosa e cristiana degli stessi. Ha partecipato alla decisione sul trattamento da riservare alle donne incinte, a cui fu data la possibilità di scegliere tra tortura e stupro. Ha ordinato l'arresto della presidente delle Madri alla porta della nunziatura, a cui è seguito un interrogatorio di cinque ore da parte del personale dell'Intelligence militare».
«Noi Madri - ha affermato Hebe - abbiamo sofferto il disprezzo della Chiesa, dai cui vertici giunse la decisione, che dipendeva forse anche da Laghi, di non somministrarci la comunione "perché, eravamo piene di odio". In Argentina e in tutta l'America Latina esistono due Chiese: quella che lotta insieme al popolo e ai settori più poveri e quella aristocratica, diretta dall'Opus Dei, che stabilisce alleanze criminali con i dittatori di turno». La denuncia contro Laghi, ha aggiunto Hebe, «è dovere morale non solo delle Madri, ma di tutti i cattolici. Anche uomini della Chiesa appoggiano la nostra iniziativa perché, la considerano la maniera più sana di eliminare dalla Chiesa le persone non oneste».
«Quello che Pio Laghi e gli esponenti più reazionari della Chiesa devono capire - ha concluso Schoklender - è, che finché, una sola delle madri o uno solo dei figli dei desaparecidos resterà in vita, tenterà in tutti i modi di fare giustizia».
IL CARD. LAGHI RISPONDE E AVVERTE:IL SUO OPERATO ERA NOTO AI VESCOVI E AL VATICANO
DOC-574. CITTÀ DEL VANCANO-ADISTA. Non si è fatta attendere la reazione del card. Pio laghi alla denuncia penale presentata contro di lui dalle Madri di Piazza di Maggio (v. notizie precedenti). In una dichiarazione riportata il 21 maggio sul bollettino della Sala Stampa vaticana, l'ex nunzio apostolico considera diffamatorie e prive di fondamento le affermazioni delle Madri, che, senza neanche nominare, il cardinale definisce «questo gruppo di donne argentine».
La risposta di Laghi, però, sembra dire anche altro, suonando come tentativo di chiamare in causa altre figure ed altri livelli. L'operato del nunzio, lascia intendere, era ben noto tanto ai vescovi argentini, quanto alla Segreteria di Stato: tutti sapevano, quindi, ma nessuno ha mai espresso alcuna obiezione. Come dire: o innocenti tutti o colpevoli tutti. Di seguito la dichiarazione di Laghi.
Le affermazioni di questo gruppo di donne argentine sono soltanto diffamatorie e prive di qualsiasi contenuto e fondamento, sia per quanto concerne i fatti, sia sul piano etico e giuridico.
Il mio operato come Nunzio Apostolico in Argentina dal l.mo Luglio 1974 alla fine di Dicembre del 1980 - è ben documentato tanto presso i Vescovi dell'Argentina quanto presso la Segreteria di Stato. I documenti sono tutti nelle loro mani.
In questo periodo ho ricevuto dai Vescovi dell'Argentina, dai Capi della Comunità Ebraica, da sacerdoti, religiosi e fedeli, un'infinità di attestazioni scritte di solidarietà e di riconoscimento per quanto ho potuto fare in quel periodo al fine di difendere - come loro stessi riferiscono - con grande responsabilità e dedizione, tutti i sofferenti incontrati nella mia lunga missione al servizio della Santa Sede in numerosi Paesi del mondo.
INTERVIENE «L'OSSERVATORE ROMANO».TACE LA SEGRETERIA DI STATO
DOC-575. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA In difesa del card. Pio Laghi denunciato dalle Madri di Piazza di Maggio (v. notizie precedenti), scende in campo «L'Osservatore Romano». Lo fa riportando, sul numero del 22 maggio, sotto l'unico titolo «Un atto contro la giustizia, l'onestà e la verità storica», la dichiarazione integrale rilasciata da Laghi, il comunicato della Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina (v. notizia successiva), e una nota non firmata con cui si respinge il tentativo di «gettare vergognose ombre sulla Chiesa e sulla persona del Nunzio Apostolico». Con un'aggiunta significativa sul metodo: secondo l'autore della nota, esso non farebbe onore «né a coloro che lo mettono in pratica, né, a quanti se ne fanno portavoce».
E infatti il quotidiano della CEI, «Avvenire», si guarda bene dal fare da «portavoce» alla denuncia che le Madri hanno consegnato alla stampa. Ai lettori di «Avvenire», quindi, non è dato di sapere da quali accuse il card. Pio Laghi si difende, limitandosi il quotidiano cattolico a far da «portavoce» soltanto alla dichiarazione del cardinale, al comunicato dei vescovi argentini e dell'ambasciata argentina presso la Santa Sede, alla "solidarietà" de «L'Osservatore Romano» e alle preghiere speciali indette da Madre Teresa di Calcutta per il cardinale accusato.
Di seguito la nota de «L'Osservatore Romano», con una annotazione previa: non risultano interventi a sostegno del cardinale da parte della Segreteria di Stato malgrado Laghi l'abbia chiamata in causa nel suo comunicato (v. notizia precedente).
La dichiarazione rilasciata da Sua Eminenza il Card. Pio Laghi chiarisce inequivocabilmente quanto altamente pastorale sia stata la sua delicata missione in Argentina. Una missione caratterizzata e scandita - come afferma in un Comunicato la Commissione Esecutiva della Conferenza Episcopale Argentina - da «continui sforzi per il bene, per la libertà e per la vita». Una missione, dunque, «per la vita».
Comprendiamo e condividiamo il dolore delle madri di «piazza di maggio», di qualsiasi altro gruppo e di ogni singola persona, ma riteniamo un atto contro la giustizia, contro l'onestà e contro la verità storica aggredire moralmente per inesistenti responsabilità l'allora Nunzio Apostolico. In questo modo si vogliono soltanto gettare vergognose ombre sulla Chiesa e sulla persona del Nunzio Apostolico, che ha innanzitutto il diritto di essere rispettato come uomo e come sacerdote.
Nell'esprimere a Sua Eminenza Reverendissima,il Card. Pio Laghi la nostra piena solidarietà, respingiamo con fermezza le accuse calunniose e il metodo usato: esso non fa onore né a coloro che lo mettono in pratica, né a quanti se ne fanno portavoce».
GLI SFORZI DI PIO LAGHI «PER LA LIBERTÀ E LA VITA»:LA SOLIDARIETÀ DEI VESCOVI ARGENTINI
DOC-576. BUENOS AIRES -ADISTA Pieno appoggio al card. Pio Laghi è stato espresso dai vescovi argentini. Dai quei vescovi, cioè, che hanno impiegato un anno intero per elaborare una, peraltro molto "soft", richiesta di perdono per le responsabilità della Chiesa negli anni della dittatura militare. Quell'esame di coscienza promesso durante l'Assemblea di primavera del '95, in seguito alle confessioni dei militari coinvolti nei crimini della dittatura che tiravano in ballo le pesanti responsabilità degli uomini di Chiesa (una su tutte quella del capitano di corvetta Adolfo Scilingo relativa al sostegno spirituale dei cappellani ai militari assassini).
Di seguito pubblichiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo, il comunicato della Commissione esecutiva della Conferenza episcopale, firmato dal presidente mons. Estanislao Karlic, arcivescovo di Paraná, dai due vicepresidenti mons. Emilio Bianchi di Cárcano (vescovo di Azul) e mons. Eduardo Mirás (arcivescovo di Rosario) e dal segretario generale e vescovo ausiliare di Buenos Aires, mons. José Luis Mollaghan.
Dinanzi alle deplorevoli e dolorose dichiarazioni pubblicate a Roma, rese note dai mezzi di comunicazione che intendono infangare l'attività pastorale del Card. Pio Laghi nel nostro Paese, durante il tempo in cui operò in esso come Nunzio Apostolico, la Commissione Esecutiva della Conferenza Episcopale Argentina ribadisce quanto espresso da questa Commissione e dalla 69.ma Assemblea Plenaria dell'Episcopato (rispettivamente il 17 e il 25 aprile del 1995) ripudiando energicamente dette ingiuste accuse che feriscono la sua persona e tutta la Chiesa, e disconoscono i suoi continui sforzi per il bene, la libertà e la vita, nei tempi tanto difficili che ha vissuto il nostro Paese.
Articolo tratto dal periodico di informazione cattolico ADISTA, via Acciaioli 7, 00186 Roma
Numero 42, 31 maggio '97