IN SPIRITO E VERITA'

GESU' E' SPIRITO E I VERI CRISTIANI
LO ADORANO IN SPIRITO E VERITA'
 
 
 

UNIONE E COMUNIONE di John Hudson Taylor

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2015 20:13
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19/01/2015 20:00

In Daniele 7 vediamo l’Antico di Giorni seduto sul trono del giudizio; la Sua veste è bianca come la neve, e i capelli del Suo capo sono come lana pura; il Suo trono e le ruote del trono erano un fuoco ardente, e un fiume di fuoco scorreva e scendeva dalla Sua presenza. Il Figlio dell’Uomo fu fatto avvicinare a Lui, e ricevette da Lui il dominio, e la gloria, e un Regno eterno che non sarà mai distrutto. In Apocalisse 1 vediamo il Figlio dell’Uomo stesso, vestito con una veste lunga fino ai piedi, e la cui testa e i cui capelli erano “bianchi come lana candida, come neve”; ma la sposa vede il suo Sposo in tutto il vigore della Sua giovinezza, “i Suoi riccioli sono crespi, neri come il corvo”. Gli occhi del Salvatore risorto sono descritti come “fiamma di fuoco”, ma la Sua sposa li vede come “come colombe presso ruscelli d’acqua”. In Apocalisse “la Sua voce era come il fragore di grandi acque . . . e dalla Sua bocca usciva una spada a due tagli”. Per la sposa, “le Sue labbra sono gigli, che stillano mirra liquida”, e “la Sua bocca è la dolcezza stessa”. L’aspetto del Salvatore risorto è “come il sole quando risplende in tutta la sua forza”, e l’effetto della visione su Giovanni (“Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto”) non fu diverso da quello della visione data a Saulo - poi chiamato Paolo - quando si avvicinava a Damasco (cfr. Atti 9:3 e seg.).
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19/01/2015 20:00

Ma per la Sua sposa “il Suo aspetto è come il Libano, maestoso come i cedri”. Il Leone della tribù di Giuda è per la Sua sposa il Re d’amore; e, con tutto il cuore e a volto scoperto, ella descrive la Sua bellezza in tal maniera che le figlie di Gerusalemme sono prese da un forte desiderio di cercarLo con lei, affinché anch’esse possano contemplare la Sua bellezza.

Dov’è andato il tuo amico,
O la più bella fra le donne?
Quale direzione ha preso l’amico tuo?


La sposa risponde:

Noi lo cercheremo con te.
Il mio amico è sceso nel suo giardino,
Nelle aie degli aromi,
A pascolare le greggi nei giardini
E cogliere gigli.
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19/01/2015 20:01

Nonostante appaia disperata e abbattuta, ella sa di essere ancora l’oggetto del Suo affetto, e Lo reclama come suo. L’espressione che segue, “io sono dell’amico mio; e l’amico mio, che pascola il gregge tra i gigli, è mio”, è simile a quella trovata nel secondo capitolo: “il mio amico è mio, e io sono sua”; eppure la differenza è notevole. Un tempo il suo primo pensiero di Cristo era reclamarLo come suo; ora questo è secondario. Ora ella pensa dapprima al Suo diritto; e solo in seguito menziona il proprio. Vediamo un ulteriore sviluppo della grazia nel capitolo 7, verso 10, dove la sposa, perdendo di vista completamente il proprio diritto, dice:

Io sono del mio diletto,
E il suo desiderio è verso di me.

(verso 7:10, N.D.)


Non prima che ella abbia pronunciato queste parole ed essersi riconosciuta come diritto del Suo sposo - un diritto che in pratica ha ripudiato quando ha sbarrato la sua porta - appare lo Sposo. E senza parole di rimprovero, ma con l’amore più tenero, le dice quanto è bella ai Suoi occhi, e parla di lei encomiandola davanti alle figlie di Gerusalemme.
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19/01/2015 20:01

Egli le dice:

Amica mia, tu sei bella come Tirza [la bellissima città di Samaria],
Leggiadra come Gerusalemme [la gloriosa città del grande Re],
Tremenda [o piuttosto, brillante] come un esercito a bandiere spiegate.
Distogli da me i tuoi occhi, che mi turbano.

(vedere versi 4-7)


Quindi, rivolgendosi alle figlie di Gerusalemme, Egli esclama:

Ci sono sessanta regine, ottanta concubine,
E fanciulle innumerevoli;
Ma la mia colomba, la perfetta mia, è unica;
È l’unica di sua madre,
La prescelta di colei che l’ha partorita.
Le fanciulle la vedono e la proclamano beata;
La vedono pure le regine e le concubine e la lodano.
Chi è colei che appare come l’alba,
Bella come la luna, pura come il sole,
Tremenda come un esercito a bandiere spiegate?
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19/01/2015 20:01

Così questa parte si conclude con la comunione pienamente ristorata; la sposa riabilitata e apertamente riconosciuta dallo Sposo come Sua incomparabile compagna e amica. La dolorosa esperienza attraverso cui ella è passata è stata carica di beni durevoli, e non abbiamo altre indicazioni di una comunione interrotta, anzi, seguono solo gioia e fruttuosità.



PARTE 5



I FRUTTI DELLA COMUNIONE RICONOSCIUTA

Cantico dei Cantici 6:2 - 8:4
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19/01/2015 20:02

Nella seconda e nella quarta parte di questo libretto abbiamo visto infranta la comunione della sposa; nel primo caso, a causa della caduta nella mondanità, e nel secondo a causa della pigrizia e della soddisfazione di sé. Questa parte invece, come la terza, riguarda la comunione ininterrotta. Essa si apre con le parole della sposa:

Io sono discesa nel giardino dei noci
A vedere le piante verdi della valle,
A vedere se le viti mettevano le gemme,
Se i melagrani erano in fiore.
Non so come, ma il mio desiderio
Mi ha posta sui carri del mio nobile popolo.


Come nel principio della terza parte, la sposa, in comunione ininterrotta con il suo Signore, era presente, sebbene non menzionata fino a quando non ha reso evidente la sua presenza rivolgendosi alle figlie di Sion; così, in questa parte la presenza del Signore non viene notata fino a quando Egli stesso si rivolge alla Sua sposa. Ma ella è uno con il suo Signore mentre è impegnata nel Suo servizio! La Sua promessa, “Io sono con voi tutti i giorni”, è sempre adempiuta verso di lei; ed Egli non deve più supplicarla di alzarsi e venire via; o dirle che il suo capo “è coperto di rugiada” e le sue chiome “sono piene di gocce della notte”; o dirle che se Lo ama deve occuparsi dei Suoi agnelli e delle Sue pecore.
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19/01/2015 20:02

Ella stessa è il Suo giardino, e non dimentica di prendersene cura con attenzione, né bada alle vigne degli altri trascurando di badare alla propria. Con Lui come pure per Lui, ella scende nel giardino dei noci. Tanto profonda è l’unione tra di essi, che molti commentatori hanno trovato difficoltoso decidere se a parlare fosse la sposa o lo Sposo, e in realtà si tratta di una questione di poca importanza; poiché, come abbiamo detto, entrambi erano lì, e un’anima sola. Eppure crediamo di essere nel giusto attribuendo queste parole alla sposa, dato che a lei si rivolgono le figlie di Gerusalemme, ed è lei quella che risponde loro.
La sposa e lo Sposo appaiono essere stati trovati dal loro popolo nella dolce comunione del servizio, e la sposa si trova seduta sui carri del suo popolo - il popolo suo oltre che del suo Sposo.
Le figlie di Gerusalemme la richiamano indietro:

Torna, torna, o Sulamita,
Torna, torna, che ti ammiriamo.


Non è un mistero chi ella sia, né perché il suo Amato valga più di qualunque altro amato; Egli è riconosciuto come il re Salomone, e ad ella è dato lo stesso nome, ma nella forma femminile (Sulamita).
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19/01/2015 20:03

Nelle parole “torna, torna”, alcuni hanno visto un’indicazione del rapimento della Chiesa; e con essi spiegano parti del contesto seguente, che però appare incoerente con questa interpretazione, come congettura anziché progressione. Sebbene questa interpretazione sia interessante, in quanto potrebbe spiegare l’assenza di riferimenti al Re nei versi precedenti, noi non la riteniamo valida; preferiamo guardare all’intero cantico come a una progressione, e ne paragoniamo le parole finali con le parole con cui si conclude il libro dell’Apocalisse: “Sì, vengo presto. Amen. Vieni, Signore Gesù” (Apocalisse 22:20). Dunque interpretiamo l’allontanamento della sposa dal giardino come soltanto temporaneo.

La sposa risponde alle figlie di Gerusalemme:

Perché ammirate la Sulamita?


o, come è scritto nella versione Nuova Diodati:

Che cosa vedete nella Sulamita?


Nella presenza del Re, ella non riesce a capire il motivo per cui qualcuno debba rivolgere la propria attenzione a lei. Come Mosè, il quale stette alla presenza di Dio, e quando scese dal monte non sapeva che il suo volto risplendeva di una gloria divina (cfr. Esodo 34:29), così accade qui alla sposa. E noi possiamo imparare questa importantissima lezione: quelli che non hanno veduto la bellezza del Signore, non mancheranno di ammirare la Sua bellezza riflessa nella Sua sposa. Lo sguardo rapito delle figlie di Gerusalemme sorprende la sposa, che dice: cosa vedete in me, che sono la sposa, sebbene indegna, del glorioso Re? State forse guardando “una danza a due schiere?” (cioè la danza di Mahanaim, fatta da due schiere delle donne più belle di Israele).
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19/01/2015 20:03

Le figlie di Gerusalemme non hanno alcuna difficoltà a rispondere alla sua domanda, e a riconoscerla come di nascita reale: “O figlia di Principe!”; e descrivono nel linguaggio orientale la sua magnifica bellezza: dai piedi alla testa in lei vedono solo bellezza e perfezione (versi 7:2-6). Che contrasto con il suo stato naturale! Un tempo “dalla pianta del piede fino alla testa” non vi era altro che “ferite, lividure e piaghe aperte” (Isaia 1:6); ma ora i suoi piedi “calzati con la prontezza dell’Evangelo della pace” (Efesini 6:15), e i capelli stessi del suo capo la proclamano una Nazirea: il “Re è incatenato dalle tue trecce!” (Cantico 7:6).
Ma Qualcuno risponde, più a lei che alle figlie di Gerusalemme, a quella sua domanda: “che cosa vedete nella Sulamita?”. Lo Sposo stesso risponde:

Quanto sei bella, quanto sei piacevole,
Amore mio, in mezzo alle delizie!

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19/01/2015 20:03

Egli vede in lei la bellezza e la fruttuosità delle alte palme, della vite graziosa, del melo fragrante (versi 7:8-9). La grazia l’ha resa come la palma, che è l’emblema della rettitudine e della fertilità. Il frutto della palma da datteri è considerato migliore del pane dai viaggiatori orientali, tanto è grande il suo potere nutritivo; e la forza che genera quel frutto nell’albero non svanisce: anzi, con il passar degli anni, il frutto diventa ancora più perfetto e più abbondante.

Il giusto fiorirà come la palma,
Crescerà come il cedro del Libano.
Quelli che son piantati nella casa del Signore
Fioriranno nei cortili del nostro Dio.
Porteranno ancora frutto nella vecchiaia;
Saranno pieni di vigore e verdeggianti

(Salmo 92:12-14)
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19/01/2015 20:04

Ma per quale motivo il giusto è stato reso così saldo e rigoglioso?

Per annunziare che il Signore è giusto;
Egli è la mia Rocca, e non v’è ingiustizia in Lui.

(verso 92:15)


Uno con il nostro Signore, Egli è nostro per mostrare la Sua grazia e la Sua virtù, per far rispecchiare in noi la Sua bellezza, per farci essere i Suoi fedeli testimoni.
La palma è anche l’emblema della vittoria; essa innalza la sua magnifica corona verso i cieli, senza timore del calore del sole soffocante, o dei venti cocenti del deserto. Per la sua bellezza era uno degli ornamenti di Salomone, e del Tempio veduto da Ezechiele. Quando il nostro Salvatore fu ricevuto a Gerusalemme come Re di Israele, la gente prese dei rami di palme e Gli andò incontro (cfr. Giovanni 12:13); e nel glorioso giorno del Suo matrimonio, “una folla immensa che nessuno [può] contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, [starà] in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano”; e attribuiranno a Dio e a Cristo la loro salvezza, gridando: “La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello” (Apocalisse 7:9-10).
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19/01/2015 20:04

Ma se la sposa assomiglia alla palma, ella assomiglia anche alla vite. Ha grandemente bisogno delle cure di suo Marito, e le ricambia con amore. Dimorando in Cristo, la vera sorgente della fruttuosità, ella produce “grappoli d’uva”, deliziosi e rinfrescanti, ma anche rinvigorenti, come il frutto della palma - e dunque deliziosi e rinfrescanti per Lui, il proprietario della vigna, come pure per il mondo stanco e assetato in cui Egli l’ha posta.
La vite ci dà delle lezioni suggestive: essa necessita e cerca supporto; il coltello affilato del potatore spesso elimina impietosamente le sue tenere ghirlande, e sciupa il suo bell’aspetto, ma ne aumenta la fruttuosità. È stato meravigliosamente scritto:

La Vite vivente, Cristo ha scelto per Sé:
Dio l’ha data all’uomo per farne uso e sostenersi
Grano, vino, e olio, ciascuno di questi è buono:
E Cristo è il Pane della vita e la Luce della vita.
Eppure, Egli non ha scelto il grano estivo,
Che spunta diritto e libero crescendo rapidamente,
E che ha il suo momento, ma finisce, e non spunta più
Né l’ulivo, i cui tanti rami si aprono
Nell’aria dolce, e non perde mai una foglia,
Fiorendo e fruttificando in perpetuo;
Ma solo questa, per Lui e a Lui appartiene:
Quella eterna, sempre fertile Vite,
Che dà il calore e la passione al mondo,
Attraverso la sua linfa vitale, rinnovata e versata.
* * * * * * *
Da ogni tralcio vivente della Vite cola vino;
È forse più povera per quello che ha versato?
L’ubriaco e l’impudico ne bevono;
Sono essi più ricchi per quel dono ricevuto?
Misura la tua vita con la perdita anziché il guadagno;
Non per quanto hai bevuto ma per quanto hai sparso;
Poiché la forza dell’amore consisté nel sacrificio d’amore;
E colui che più soffre, ha più da offrire.

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19/01/2015 20:05

Ma una figura è maggiormente utilizzata dallo Sposo: “il profumo del tuo fiato, [è] come quello delle mele”. Nella prima parte la sposa esclama:

Qual è un melo tra gli alberi del bosco,
Tal è l’amico mio fra i giovani.
Io desidero sedermi alla sua ombra,
Il suo frutto è dolce al mio palato.


Qui troviamo il risultato di quella comunione. Il melo di cui si è nutrita ha profumato il suo fiato, e le ha impartito il suo odore. Lo Sposo conclude la Sua descrizione:

La tua bocca [è] come un vino generoso
Che scende dolcemente
Per il mio diletto,
Sfiorando delicatamente le labbra di chi dorme.


Quanto è meravigliosa la grazia che ha fatto si che la sposa di Cristo fosse tutto per il suo Amato! Retta come la palma, vittoriosa e perennemente fruttuosa mentre si avvicina al cielo; tenera e gentile come la Vite, noncurante di sé ed altruista, non meramente per portare frutto nonostante le avversità, ma per portare il suo frutto migliore attraverso di esse; godendo del suo Amato, mentre riposa alla Sua ombra, e partecipando alla Sua fragranza; cosa non ha fatto per lei la grazia! E quale dev’essere la sua gioia nel vedere, ancor più pienamente, la soddisfazione del glorioso Sposo verso quell’umile fiore selvatico che Egli ha preso come Sua sposa, e che ha reso splendido con la Sua grazia e virtù!

Io sono del mio amico,
Verso me va il suo desiderio
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19/01/2015 20:05

ella esclama con gioia. Ora non c’è nulla solo di sé o per sé, ma tutto è di Te e per Te. E se questi sono i dolci frutti che si ottengono andando nel giardino dei noci, e curando il Suo giardino con Lui, non sarà necessario forzarla perché ella continui in questo servizio benedetto.

Vieni, amico mio, usciamo ai campi,
Passiamo la notte nei villaggi!


Ella non si vergogna delle sue umili origini, poiché non teme vergogna: l’amore perfetto ha cacciato via la paura (cfr. 1 Giovanni 4:18). Lo stato reale del Re, con i suoi fasti e il suo splendore, può essere goduto momento per momento; ogni ora è più dolce con Lui al suo fianco per rendere prospero il giardino; per darGli ogni sorta di frutti preziosi, nuovi e vecchi, che ella ha conservato per Lui; e meglio ancora, per soddisfarlo con l’amore che porta per Lui. Non solo è felice di questa comunione nel servizio, ma desidererebbe volentieri che non ci fossero onori o doveri a distrarre la Sua attenzione e riducendo per qualche momento la gioia della Sua presenza.

Oh, perché non sei tu come un mio fratello,
Allattato dal seno di mia madre!
Trovandoti fuori, ti bacerei
E nessuno mi disprezzerebbe.
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19/01/2015 20:06

Ella vorrebbe potersi curare di Lui, e avere la Sua completa attenzione, come una sorella può prendersi cura di suo fratello. È profondamente consapevole del fatto che Egli le ha elargito grandi ricchezze, e che lei non è nulla in confronto a Lui; ma invece di esaltarsi con orgoglio per quello che è riuscita a fare grazie di Lui, ella vorrebbe, se fosse possibile, poter essere lei a donare e Lui a ricevere. Ben lontano è quel pensiero maldisposto, che deve così straziare il cuore del nostro Signore: “Non penso che Dio mi chieda di fare questo”; oppure, “Devo proprio abbandonare questa cosa, per poter essere un Cristiano?”. La vera devozione preferisce chiedere che le sia consentito dare, e reputa una perdita tutte le cose che non possono essere date per il Signore: “Ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” (Filippesi 3:8).
Questo desiderio ardente di essere di più per Lui, comunque, non acceca la coscienza della sposa impedendole di vedere che ha bisogno della Sua guida, e che Egli solo è il Suo vero Maestro.

Ti condurrei, t’introdurrei in casa di mia madre;
Tu m’istruiresti
E io ti darei da bere vino aromatico,
Succo del mio melagrano.
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19/01/2015 20:06

Io Ti darei il meglio di quello che ho, eppure cercherei ancora tutto il mio riposo e la mia soddisfazione in Te.

La sua sinistra sia sotto il mio capo
E la sua destra mi abbracci!


E così si conclude questa parte. Non c’è nulla di più dolce per lo Sposo o per la sposa, di questa comunione consacrata e non ostacolata; ed Egli, di nuovo, scongiura le figlie di Gerusalemme, dicendo:

Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro,
Non svegliate, non svegliate l’amor mio,
Finché lei non lo desideri!


Una comunione davvero consacrata! Che noi possiamo sempre goderne; e dimorando in Cristo, canteremo, con le parole familiari del noto inno:
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19/01/2015 20:06

Le Tue braccia sono strette intorno a me,
E il mio capo è sul Tuo seno;
E la mia anima esausta Ti ha trovato
Quale perfetto, perfetto riposo!
Benedetto Gesù,
Ora io so che son benedetto.



PARTE 6



COMUNIONE SENZA LIMITI

Cantico dei Cantici 8:5 - 8:14

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19/01/2015 20:07

Abbiamo raggiunto la parte conclusiva del libro, il quale, come abbiamo visto, è un poema che descrive la vita del credente sulla terra. La prima parte (Cantico dei Cantici 1:2-2:7) inizia con la vita insoddisfatta della sposa - il cui desidero può essere soddisfatto solo arrendendosi senza riserve allo Sposo dell’anima sua, cioè a Cristo - e vediamo che quando ella si arrende, invece di trovare la croce che tanto temeva, trova un Re, il Re d’amore, che soddisfa i suoi desideri più profondi, e trova soddisfazione in lei.
La seconda parte (capitolo 2:8-3:5) mostra un fallimento da parte sua; ella è stata riattratta nel mondo, e ben presto vede che il suo Amato non può seguirla laggiù; allora, con pieno convincimento di cuore va a cercarLo, confessando il Suo nome, e così la sua ricerca ha successo, e la sua comunione viene ristorata.
La terza parte (capitolo 3:6-5:1) parla della comunione ininterrotta. Dimorando in Cristo, ella condivide la Sua sicurezza e la Sua gloria. Ella, comunque, attira l’attenzione delle figlie di Gerusalemme dalle cose materiali al suo Re. E, mentre è così occupata con Lui, desiderando che anche altri lo siano come lo è lei, scopre che il suo reale Sposo si compiace in lei, e la invita a gioire della comunione nel servizio, senza temere le spelonche dei leoni e i monti dei leopardi.
La quarta sezione (capitolo 5:2-6:10), comunque, mostra di nuovo un fallimento; non si tratta di nuovo di una caduta a causa della mondanità, ma piuttosto di orgoglio spirituale e pigrizia. La ristorazione ora è molto più difficile; ma ella va diligentemente in cerca del suo Signore, e Lo confessa, attraendo altri a cercarLo insieme a lei, ed Egli si rivela e la comunione è ristorata, per non essere mai più interrotta.
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Sesso: Femminile
19/01/2015 20:07

La quinta sezione (capitolo 6:2-8:4), come abbiamo visto, descrive non solo la reciproca soddisfazione e la gioia che la sposa e lo Sposo provano insieme, ma il riconoscimento della posizione della sposa e della sua bellezza da parte delle figlie di Gerusalemme.
E ora, nella sesta parte (capitolo 8:5-8:14) giungiamo alla scena conclusiva del libro. In essa, vediamo la sposa appoggiarsi al suo Amato, e chiederGli di stringerla ancor più fermamente a sé, e affaccendarsi nella Sua Vigna, fino al giorno in cui Egli la chiamerà via dal suo servizio terreno. A questa ultima parte volgeremo maggiormente la nostra attenzione.

Essa si apre, come la terza, con una domanda o esclamazione delle figlie di Gerusalemme. Prima esse chiedevano: “Chi è colei che sale dal deserto, simile a colonne di fumo...”, ma la loro attenzione era rivolta solo allo sfarzo e allo stato del Re, quindi non alla Sua persona, né alla Sua sposa. Esse erano attratte dalla felice posizione della sposa in relazione al suo Amato, e non da quello che li circondava.
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Post: 3.052
Sesso: Femminile
19/01/2015 20:08

Chi è colei che sale dal deserto
Appoggiata all’amico suo?


È attraverso la sposa che la loro attenzione si sposta sullo Sposo; la loro unione e comunione sono ora aperti e manifesti. Per l’ultima volta viene menzionato il deserto; ma, dolcemente consolata dalla presenza dello Sposo, non v’è alcun deserto nell’animo della sposa. Con tutta la confidanza dell’amore fiducioso ella si appoggia al suo Amato. Egli è la sua forza, la sua gioia, il suo orgoglio, e il suo premio; mentre ella è il Suo tesoro particolare, l’oggetto delle Sue cure più tenere. Tutti i tesori della Sua saggezza e potenza le appartengono; quando ella lavora è a riposo, attraverso il deserto continua ad essere soddisfatta, mentre si appoggia sul suo Amato.

Meravigliose sono le rivelazioni della grazia e dell’amore al cuore, che lo Spirito Santo ci insegna attraverso la relazione tra la sposa e lo Sposo, il Cristo di Dio è più che un comune Sposo per il Suo popolo. Egli, che quando era in terra poté dire: “Prima che Abrahamo fosse nato, Io sono” (Giovanni 8:58), qui reclama la Sua sposa fin dal giorno della sua nascita, e non solo da quello del loro matrimonio. Già da prima ella Lo conosceva, ed Egli la conosceva; ed Egli glielo ricorda nelle parole:
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