IN SPIRITO E VERITA'

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Sermoni dal libro di Giobbe

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2011 18:16
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09/07/2011 18:01

Qua Giobbe parla sospinto dalla carne. Egli dà sfogo al suo lamento a causa del suo dolore e sfida quasi Dio a spiegargli perché fa quello che fa.

Nei vv. 4-7, Giobbe insinua che Dio sia ingiusto e senza cuore per lui. Leggo questi versetti:

“4 Hai tu occhi di carne, o vedi anche tu come vede l’uomo? 5 Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un mortale, i tuoi anni come i giorni di un uomo? 6 perché tu debba indagare sulla mia colpa e andare in cerca del mio peccato, 7 pur sapendo che non sono colpevole e che non c’è nessuno che mi può liberare dalla tua mano?” (Giobbe 10:4-7 LND).
Questo è un atteggiamento molto sbagliato da parte di Giobbe!

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09/07/2011 18:02

Altroché non avere cuore per noi, Dio è pieno di misericordia e bontà, quando invece noi meritiamo il contrario. Qui, parlando in questo modo, Giobbe pecca gravemente. Non pecchiamo così anche noi quando ci troviamo nell'afflizione e nelle prove.

Nei vv. 18-22, Giobbe critica Dio, perfino Gli dice: “smettila!”. Leggo questi versetti.

“18 Perché dunque mi hai fatto uscire dal grembo? Fossi morto, senza che alcun occhio mi avesse visto! 19 Sarei stato come se non fossi mai esistito, portato dal grembo alla tomba. 20 Non sono forse pochi i miei giorni? Smettila dunque, lasciami stare, perché possa riprendermi un po’ 21 prima che me ne vada per non tornare più, verso la terra di tenebre e di ombra di morte, 22 terra di oscurità e di grandi tenebre di ombra di morte e senza alcun ordine, dove persino la luce è come le tenebre"". ” (Giobbe 10:18-22 LND).
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Questo è terribile e può avvenire quando dimentichiamo le verità che Giobbe stesso aveva detto in precedenza e che avevamo letto nei capitoli 1 e 2, come, per esempio, dopo che egli aver ricevuto la notizia della perdita di tutti i suoi animali, dei suoi servi e poi dei suoi figli:

“20 Allora Giobbe si alzò, si stracciò il suo mantello e si rase il capo; poi cadde a terra e adorò, 21 e disse: "Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò. L’Eterno ha dato e l’Eterno ha tolto. Sia benedetto il nome dell’Eterno". 22 In tutto questo Giobbe non peccò e non accusò DIO di alcuna ingiustizia.” (Giobbe 1:20-22 LND).
Poi, nel capitolo 2, quando aveva perso la sua salute, Giobbe replica saggiamente alle parole della moglie:

“9 Allora sua moglie gli disse: "Rimani ancora fermo nella tua integrità? Maledici DIO e muori!". 10 Ma egli disse a lei: "Tu parli come parlerebbe una donna insensata. Se da DIO accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?". In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.” (Giobbe 2:9-10).
In questi due brani, Giobbe risponde con fede, pur non capendo
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09/07/2011 18:02

del motivo per cui gli erano successe queste cose. Però ora, nel capitolo 10, egli non sta più riposandosi nella cura di Dio. Perciò, comportandosi in questo modo, passa da essere un uomo da imitare a peccare gravemente.

O fratelli, quanto è facile cadere in questo stesso peccato! Certamente è facile, in momenti di debolezza, nutrire cattivi sentimenti. Però, il farlo non risolve nulla, anzi ci porta solo a peccare contro Dio e a stare peggio.

Quando i pesi della vita sono tanti, quando siamo afflitti, in quei momenti è facile togliere gli occhi da Dio e fissare lo sguardo sulle difficoltà e sui dolori. Quando facciamo così, è quasi inevitabile che peccheremo come Giobbe.

Quello che serve, in questi momenti, è di continuare a guardare a Dio con fede.

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Una cosa che noto è che Giobbe era circondato da amici che stavano riferendogli dottrine sbagliate riguardo a Dio. Così facendo, questi amici non lo stavano aiutando a vedere Dio in modo giusto e non lo aiutavano a sopportare pazientemente le sue sofferenze.

Ci rendiamo allora conto di quanto sia importante per noi cercare compagni che possono aiutarci a guardare a Dio, che possono sostenerci nei momenti di debolezza, che possono aiutarci quando ne abbiamo di bisogno con parole edificanti e di incoraggiamento che siano conformi a verità.

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Applicazione
Vorrei fermarmi a questo punto e cercare di riconoscere alcune delle verità principali che possiamo trarre da questi capitoli.

Prima di tutto, anche qui abbiamo visto che questi tre amici avevano stabilito una dottrina tutta loro, fondata sui loro ragionamenti e non sulle verità di Dio. Quanto è facile cadere in questo grave errore!

Com'è facile per NOI avere una posizione a riguardo di qualcosa, NON perché abbiamo capito i principi secondo cui opera e si comporta Dio attraverso un attento studio della Bibbia ma perché è quello che sembra così a noi in base al nostro ragionare!

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09/07/2011 18:03

E' pur vero che questi uomini non avevano la Bibbia, eppure Dio li riprende severamente per il loro peccato di aver parlato di Lui in modo non retto. Allora, alla luce di questo fatto, quanto più colpevoli siamo noi che abbiamo la Bibbia per conoscerLo sempre di più!

O fratelli, non facciamo come questi uomini! Non dobbiamo dare un nostro personale parere sulle situazioni della vita, prima di aver esaminato attentamente la Bibbia, come se potessimo noi decidere le verità che appartengono a Dio solo. Piuttosto, impegniamoci a comprendere sempre di più la Parola di Dio.

Notiamo poi qual era l'errore principale di Bildad, che era poi lo stesso di quello di Elifaz. Questi uomini affermavano che le benedizioni terrene appartengono solo ai giusti. Quindi, mancare queste benedizioni dimostra che quella persona non sta camminando in giustizia.

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09/07/2011 18:03

Questa dottrina è molto diffusa anche oggi. Infatti, è molto facile credere che le nostre benedizioni terrene siano in qualche modo legate a come camminiamo. Questo pensiero sottintende, anche se implicitamente ed in modo subdolo, che chi riceve il bene ha qualche merito in virtù del quale lo riceve. Quanto è sbagliato affermare una cosa del genere, perché ogni bene che riceviamo è per pura grazia!

Ricordiamoci anche che Dio dà e Dio toglie le benedizioni terrene, ma non ci toglie mai le benedizioni spirituali.

Egli toglie le benedizioni terrene quando è secondo il Suo piano perfetto, piano che Egli non rivela mai a noi. Questo è il punto principale di Giobbe. Però Dio ha sempre un motivo valido per quello che fa!

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09/07/2011 18:03

Grazie a Dio che Egli NON toglie mai a noi le benedizioni spirituali che ci ha elargito. Dio non ci lascia e non ci abbandona! Nulla può separarci dal Suo amore per noi in Cristo Gesù. Abbiamo per sempre il sigillo dello Spirito Santo.

In questo studio abbiamo visto il peccato di Giobbe nel suo lamentarsi ed anche nell'arrivare a dire a Dio di smettere di fare quello che faceva nella sua vita. Alla fine del libro, grazie a Dio, Giobbe si ravvede profondamente per questi gravi peccati.

O che possiamo noi riconoscere la gravità di questo peccato ed evitarlo. Quando cadiamo, ravvediamoci e riprendiamo a ringraziare e lodare Dio per la Sua cura, per il Suo amore e per Cristo Gesù. Per mezzo di Cristo, ogni cosa che succede nella nostra vita, compreso ogni male e difficoltà, fa parte dell'opera perfetta di Dio di conformarci all'immagine di Cristo.

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09/07/2011 18:04

Lezioni da Giobbe, da 32 a 37:
le sofferenze servono

Studio di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per mercoledì, 21 aprile, 2010 ---- cmd na -----
Parole chiave: Giobbe, sofferenze, l'intelligenza di Dio.

Vogliamo continuare a considerare il libro di Giobbe, libro difficile da capire, ma ricco di lezioni spirituali.

Nell'ultimo studio condotto su questo libro abbiamo visto che i tre amici di Giobbe insegnano che, in sostanza, la sofferenza è una punizione per il peccato e il benessere è un premio per una vita di giustizia. Questa affermazione è falsa perché vuol significare che le benedizioni di Dio si possono meritare. Infatti Dio condanna severamente questi tre uomini per la loro falsa dottrina. Perciò dobbiamo ricordare che il pensiero che, se camminiamo bene avremmo una vita piena di benedizioni terrene, è un falso pensiero. Le benedizioni terrene non sono legate al merito dell'uomo ed è proprio per questo che, nel Salmo 73, Asaf è molto turbato, vedendo che spesso i malvagi stanno meglio per quanto riguarda le benedizioni terrene, degli gli uomini che temono Dio.

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09/07/2011 18:04

Giobbe si difende da loro, mostrando che, in tutto il mondo, ci sono malvagi che stanno bene e uomini giusti che soffrono. Giobbe dichiara questo in conclusione di una delle sue risposte a loro :

“29 Non avete interrogato quelli che viaggiano e non riconoscete i loro segni? 30 I malvagi infatti sono risparmiati nel giorno della distruzione e sono portati in salvo nel giorno dell’ira.” (Giobbe 21:29-30 LND).
Qui Giobbe non sta parlando del giorno del giudizio di Dio, ma del giorno dell'ira per quanto riguarda le cose brutte che succedono sulla terra. Perciò l'argomento di questi uomini in base al quale i giusti godono di una bella vita come premio mentre i malvagi subiscono le sofferenze non è secondo verità.

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09/07/2011 18:04

Però, pur avendo dimostrato a questi amici che la sofferenza non è necessariamente un castigo per il peccato, Giobbe non poteva dire da dove veniva la sofferenza, specificamente la sua sofferenza. Questo turbava Giobbe. Egli voleva capire perché stava soffrendo. Giobbe sapeva che Dio è in controllo, non dubitava riguardo a questa verità. Ma non capiva perché esisteva la sofferenza per i giusti, soprattutto la sua!

Tristemente, tanti credenti arrivano allo stesso punto cui è arrivato Giobbe. Sanno che Dio è in controllo, sanno che Dio è giusto e sapiente. Sanno che, nel giudizio finale, tutto sarà messo a posto e che ci sarà l'eternità intera da godere in cielo nell'amore di Dio per chi è in Cristo Gesù. Sanno che dobbiamo confidare in Dio anche quando non comprendiamo. Tutto questo è giusto e buono. Però, il libro di Giobbe ci mostra ancora di più. Ci mostra che Dio ha i suoi scopi, scopi buoni, quando soffriamo, anche se non lo comprendiamo e non riusciamo a capire perché Dio opera in un certo modo.

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09/07/2011 18:05

Elihu
A partire dal capitolo 32, entra in scena un personaggio nuovo, Elihu. Il suo discorso è ben diverso da quello degli altri. In fin dei conti, ciò che egli sostiene è che le sofferenze dei giusti non sono un segno della punizione di Dio, ma piuttosto del Suo amore. Esse non rappresentano l'inizio della distruzione di un credente da parte di Dio, ma piuttosto la protezione dalla distruzione.

Anche se quello che Elihu dice rispecchia in qualche punto quello che dicono gli altri amici di Giobbe, in realtà il suo messaggio è molto diverso dal loro. Infatti egli condanna sia quello che Giobbe aveva detto, sia quello che i suoi amici avevano detto.

Leggo l'introduzione del suo discorso, introduzione che troviamo in Giobbe 32:1-3:

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09/07/2011 18:05

“1 Allora questi tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perché egli si riteneva giusto. 2 Ma l’ira di Elihu, figlio di Barakel, il Buzita, del clan di Ram, si accese contro Giobbe; la sua ira si accese, perché questi riteneva giusto se stesso anziché DIO. 3 La sua ira si accese anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato la giusta risposta, sebbene condannassero Giobbe.” (Giobbe 32:1-3 LND).
Notate che quello che Elihu ha da dire è diverso da quello che è stato detto finora.

È importante notare che Giobbe non combatte quello che Elihu dichiara, come aveva fatto con gli altri tre uomini. Da questo possiamo comprendere che Giobbe capiva che le parole di Elihu erano giuste.

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09/07/2011 18:05

È anche importante notare che Dio non rimprovera Elihu come rimprovera gli altri tre amici. Anche da questo possiamo capire che le parole di Elihu non erano sbagliate come le parole di questi tre amici.

Notiamo pure che le parole di Elihu danno una spiegazione che gli altri non davano. Quindi, il suo discorso ci prepara al discorso che Dio fa a Giobbe negli ultimi capitoli.

Analizzando il discorso di Elihu, vediamo che egli riconosce aspetti del discorso di Giobbe in cui Giobbe aveva sbagliato ed anche altri in cui si vede orgoglio e arroganza nell'atteggiamento di Giobbe. Come esempi di questo, vi leggo alcuni versetti dal discorso di Elihu:

“16 Allora egli apre le orecchie degli uomini e sigilla gli ammonimenti che dà loro, 17 per distogliere l’uomo dalle sue azioni e tener l’uomo lontano dalla superbia.” (Giobbe 33:16-17 LND).
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09/07/2011 18:05

Qui Elihu dichiara che uno scopo degli ammonimenti e delle sofferenze da parte di Dio è quello di tenere l'uomo lontano dalla superbia. Ricordiamo che, anche se Giobbe era un uomo giusto ed integro, comunque era un peccatore. Infatti, spesso noi non riconosciamo da soli i nostri peccati se non in momenti di grandi prove ed afflizioni. Quindi le sofferenze possono servire per tenere l'uomo lontano dalla superbia. Questo è esattamente il punto che troviamo in quello che l'apostolo Paolo ha scritto in 2Corinzi 12. Dopo aver parlato dell'immenso privilegio che aveva ricevuto per aver avuto una visione del cielo, Paolo spiega come Dio lo ha protetto dall'insuperbirsi. Leggo le parole di Paolo:

“7 Inoltre, affinché non m’insuperbisca per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata data una spina nella carne, un angelo di Satana per schiaffeggiarmi affinché non m’insuperbisca. 8 A questo riguardo ho pregato tre volte il Signore che lo allontanasse da me. 9 Ma egli mi ha detto: "La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza". Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.” (2Corinzi 12:7-9 LND).
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09/07/2011 18:05

Le sofferenze possono servire per proteggerci dalla superbia o per farci riconoscere della superbia che altrimenti rimarrebbe nascosta. Elihu aveva capito questa verità.

In Giobbe 35:12, Elihu vuol far intendere chiaramente che Giobbe aveva superbia:

“Così si grida, ma egli non risponde a motivo della superbia dei malvagi.” (Giobbe 35:12 LND).
Ancora, in Giobbe 36:9, Elihu dichiara che Dio usa le sofferenze per mostrare la loro superbia agli uomini:

“allora mostra loro le opere loro e le loro trasgressioni, perché si sono insuperbiti.” (Giobbe 36:9 LND).
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09/07/2011 18:06

Poi, in 33:8-12, Elihu dichiara chiaramente che Giobbe aveva sbagliato, dichiarando la sua assoluta innocenza e quindi volendo dire con questo che Dio era ingiusto nell'averlo fatto soffrire. Leggo le parole di Elihu a Giobbe in Giobbe 33:8-12:

“8 Tu però hai detto alle mie orecchie, e ho udito il suono delle tue parole, che dicevano: 9 "Io sono puro, senza peccato, sono innocente, non c’è in me alcuna colpa. 10 Ma Dio trova contro di me motivi di ostilità e mi considera suo nemico; 11 pone i miei piedi nei ceppi e osserva tutti i miei passi". 12 Ebbene, io ti dico che in questo non hai ragione, perché Dio è più grande dell’uomo.” (Giobbe 33:8-12 LND).
In effetti, Giobbe, con la sua dichiarazione, presenta se stesso come giusto anziché mettere l'enfasi sulla giustizia di Dio. Inoltre la sua posizione ignora la grazia di Dio nella sua vita. Per questo motivo la posizione di Giobbe era molto sbagliata. Certamente Giobbe era un uomo giusto, ma dichiarare che era assolutamente puro e innocente e che non esisteva alcuna colpa in lui non era la verità. C'era un residuo di orgoglio nella sua vita, residuo che era rimasto invisibile finché non sono arrivate questi terribili sofferenze.

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09/07/2011 18:06

Perciò, se consideriamo il messaggio di Elihu, vediamo che egli stava dichiarando che lo scopo della sofferenza nella vita dei giusti è di salvarli, salvarli dal loro stesso orgoglio e quindi dalla punizione da parte di Dio. In questo modo, Elihu presenta Dio non come un giudice arrabbiato, ma come il Redentore, il Salvatore, come Colui che cura l'uomo. Il dolore fa parte della cura di Dio, non è una punizione.

Elihu ci spiega che i giusti comunque peccano. Il fatto che Giobbe fu chiamato giusto ed integro non vuol dire che era senza peccato. Dio stesso dichiara Giobbe giusto ed integro, come abbiamo letto nel capitolo uno e due. Giobbe ha vinto, per modo di dire, la discussione con i tre amici perché aveva una vita giusta ed integra. Eppure, alla fine del libro, Giobbe si ravvede profondamente. Perciò, mentre da un certo punto di vista Giobbe era giusto, allo stesso tempo continua ad avere del peccato nel profondo del cuore e le parole di Elihu lo mettono in mostra chiaramente.

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09/07/2011 18:06

Un punto del discorso di Elihu è che i giusti soffrono perché, tramite la sofferenza, Dio li aiuta a riconoscere il peccato che ancora rimane in loro, in modo che possano ravvedersi e diventare più giusti. Infatti, più una persona è giusta, più servono sofferenze e difficoltà per far uscire il peccato che rimane ancora in loro.

La sofferenza ci fa del bene. Questo è il punto del salmista nel Salmo 119:71. Ve lo leggo:

“È stato bene per me l’essere stato afflitto, perché imparassi i tuoi statuti.” (Salmo 119:71 LND).
In realtà, la sofferenza è una parte essenziale della nostra santificazione. È il fuoco di Dio che purifica l'oro della nostra fede, come leggiamo in 1Pietro 1:6-9:

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