IN SPIRITO E VERITA'

GESU' E' SPIRITO E I VERI CRISTIANI
LO ADORANO IN SPIRITO E VERITA'
 
 
 

Guardatevi da quelli che predicano il messaggio della prosperità

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2011 18:31
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08/06/2011 18:14

Quelli che invece non vogliono fare parte agli altri dei loro beni dimostrano mancanza di fiducia nella Parola di Dio. Sono i ricchi avari che dimostrano di non avere fede in Dio, e non i poveri che danno con liberalità.

Quindi non è affatto vero che chi è povero non ha una grande fede in Dio; io sono sicuro che quando saremo lassù nel cielo assisteremo ad un ribaltamento delle classifiche fatte da molti sulla terra, perchè vedremo fratelli che sulla terra erano poveri secondo il mondo, tanto ricchi, e alcuni che erano ricchi secondo questo mondo che invece possederanno dei tesori inferiori ai loro. Avremo modo di rallegrarci così tanto nel vedere manifestata davanti ai nostri occhi l’eccelsa giustizia di Dio; ancora un breve tempo ed assisteremo pure a questo.

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08/06/2011 18:14

- Lo spirito benigno e pacifico ha un grande valore.

Pietro ha detto alle mogli nella sua prima epistola: “Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossar vesti sontuose, ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo” (1 Piet. 3:3,4).

La donna che ha il suo cuore fregiato di questo ornamento incorruttibile è una donna ricca, perchè possiede qualcosa che è di gran prezzo, qualcosa che ha più valore persino dei gioielli d’oro e delle vesti sontuose. Le donne altezzose vogliono mostrare di essere ricche mettendosi attorno dei gioielli d’oro e indossando delle vesti sfarzose; la donna che teme Dio invece vuole mostrare di essere ricca nel Signore procacciando il bene altrui e procacciando la pace con tutti.

Quindi, secondo la Scrittura, tra una donna ricca vestita sfarzosamente e adorna di gioielli d’oro molto costosi, ma nello stesso tempo astuta di cuore, rissosa e stizzosa, e una donna povera ma forte e virtuosa che veste modestamente ed ha un cuore ornato dello spirito benigno e pacifico, la più ricca è quest’ultima.

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08/06/2011 18:14

- Il vituperio di Cristo è una ricchezza.

Questa espressione potrà sembrare strana ed inverosimile, ma sta di fatto che ha un fondamento scritturale. La Scrittura dice: “Per fede Mosè, divenuto grande, rifiutò d’essere chiamato figliuolo della figliuola di Faraone, scegliendo piuttosto d’essere maltrattato col popolo di Dio, che di godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando egli il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perchè riguardava alla rimunerazione” (Ebr. 11:24-26).

Come potete vedere Mosè rifiutò d’essere chiamato figlio della figliuola di Faraone e scelse di essere maltrattato assieme al popolo d’Israele perchè considerò il vituperio che avrebbe subito a cagione di Cristo una ricchezza; una ricchezza maggiore persino dei tesori d’Egitto. Anche noi dobbiamo reputare il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori di questo mondo, e questo perchè il vituperio di Cristo ha una grande ricompensa da parte di Dio. Beati e ricchi sono dunque tutti coloro che sono vituperati a cagione di Cristo! Questa è un’espressione che quelli di fuori considerano assurda e fatta da gente che ha perduto il senno, appunto noi, ma non temete perchè essa ha la piena conferma di Gesù Cristo che dice tutt’ora: “Beati voi, quando gli uomini v’avranno odiati, e quando v’avranno sbanditi d’infra loro, e v’avranno vituperati ed avranno ripudiato il vostro nome come malvagio, per cagione del Figliuol dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di letizia, perchè, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; poichè i padri loro facevano lo stesso ai profeti” (Luca 6:22,23).

Bisogna dire però che non tutti oggi la pensano come la pensava Mosè, infatti alcuni considerano la ricchezza materiale superiore al vituperio di Cristo. Coloro che hanno questo sentimento devono diventare pazzi per diventare savi e ricchi in vista di Dio.

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08/06/2011 18:15

- La prova della nostra fede è molto preziosa.

Pietro ha detto: “Dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per essere rivelata negli ultimi tempi. Nel che voi esultate, sebbene ora, per un pò di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove, affinchè la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo…” (1 Piet. 1:5-7).

Cari fratelli, la prova che facciamo in Cristo e con la quale la nostra fede è provata, è molto più preziosa dell’oro che perisce, quantunque l’oro sia provato col fuoco. Voglio mostrarvi come le ricchezze hanno un valore inferiore alla prova della nostra fede mettendo a confronto ciò che le ricchezze procurano con ciò che la nostra afflizione produce.

Le ricchezze fanno questo: procurano gran numero di amici ma anche molti dolori, fastidi e preoccupazioni a coloro che le bramano e se ne impossessano; ma non solo, esse ingannano coloro che confidano in esse e impediscono alla Parola di portare frutto in loro e alla fine li affondano nella distruzione e nella perdizione. Questa è la ragione per cui Salomone disse che “chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta” (Ecc. 5:10) e che esse “non servono a nulla nel giorno dell’ira” (Prov. 11:4). Ma che produce invece la nostra afflizione? Paolo dice che “l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza” (Rom. 5:3,4); come potete vedere l’afflizione produce direttamente pazienza e indirettamente produce pure esperienza e speranza. Giacomo ha confermato le parole di Paolo dicendo: “La prova della vostra fede produce pazienza e la pazienza compie appieno l’opera sua in voi onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti” (Giac. 1:3,4 Diod. e Luz.). Mediante le afflizioni noi siamo perfezionati da Dio e perciò siamo in obbligo di rendere grazie a Dio pure per esse, perchè esse producono in noi la pazienza, quella pazienza che ci è così preziosa nella nostra vita e di cui abbiamo tutti bisogno per ottenere quello che Dio ci ha promesso. Se le afflizioni non ci procurassero del bene a noi credenti, Paolo non avrebbe detto: “Io mi diletto in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amore di Cristo” (2 Cor. 12:10 Diod. e Luz.); ma egli diceva queste parole perchè egli sperimentava la potenza di Dio in mezzo alle sue afflizioni e perchè per mezzo di esse egli veniva fortificato da Dio, così che poteva dire: “Perchè quando sono debole allora sono forte” (2 Cor. 12:10).

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08/06/2011 18:15

Non avete mai letto la Scrittura che dice: “Chi opprime il povero l’arricchisce” (Prov. 22:16)? Sapete perchè il povero diventa ricco quando viene oppresso? Perchè la sua afflizione gli produce pazienza ed un peso eterno di gloria secondo che è scritto: “La nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria” (2 Cor. 4:17), sì, perchè le nostre afflizioni ci procurano pure gloria; questo lo confermò anche Pietro con queste parole: “Affinchè la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato con il fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo” (1 Piet. 1:7). Sono queste le ragioni per cui noi possiamo dire con ogni franchezza che il profitto che si trae dall’afflizione è molto più prezioso di quello che si ricava dall’oro che è provato col fuoco.

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08/06/2011 18:15

Una delle caratteristiche di quelli che predicano il messaggio della prosperità è che non vogliono parlare di sofferenze, di persecuzioni, come se fossero delle cose che i credenti non debbano sperimentare durante la loro vita. Ma le afflizioni e le persecuzioni sono all’ordine del giorno nella vita di quei credenti che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, quindi non si può non parlarne perchè questo significherebbe far apparire la vita di chi si converte al Signore come una vita senza tribolazioni. La ragione per cui costoro non predicano su questi argomenti è perchè essi sanno che i discorsi attorno al benessere materiale sono molto più gradevoli da udire di quelli attorno alle persecuzioni ed alle sofferenze; loro ritengono che un cristiano non debba soffrire a motivo di giustizia, ma un cristiano che non soffre che tipo di cristiano è? Come possono dire costoro delle tali eresie quando Gesù stesso ha detto: “Nel mondo avrete tribolazione… Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Giov. 16:33; 15:20), e gli apostoli hanno detto che “dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti 14:22)? Non si può dimostrare nè con le Scritture e neppure con i fatti che i credenti non sono chiamati a soffrire in questo mondo, anzi le Scritture e i fatti attestano esattamente il contrario. Prendiamo le seguenti parole di Paolo ai Corinzi: “Fino a questa stessa ora, noi abbiamo fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siamo tutt’ora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti” (1 Cor. 4:11-13); non stanno forse a dimostrare che coloro che annunziano la Parola di Dio hanno molti nemici e subiscono persecuzioni di ogni genere? Però esse non piacciono a questi predicatori. Il loro Vangelo è privo di afflizioni; le loro predicazioni vertono sul successo e sui soldi; ma d’altronde, come potrebbero mai mettersi a predicare la rinunzia a se stessi quando loro stessi ancora non vi hanno rinunziato?

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08/06/2011 18:15

Il loro messaggio è attraente e seducente anche per questa caratteristica, perchè è privo di questi argomenti. Ogni messaggio che non mette in risalto le afflizioni che un credente deve patire sulla terra troverà sempre tante persone disposte ad accettarlo, perchè oggi quasi nessuno vuole sentire parlare di dovere soffrire per il Vangelo. Quasi tutti vogliono solo sentire che Dio ci ama, che non ci farà mancare nulla, che è buono e pronto a perdonare chi va a lui. E se poi a queste parole vi si aggiunge che chi va al Signore non avrà più problemi, e Dio lo farà prosperare economicamente e lo farà vivere su questa terra come un figlio di re, allora il messaggio trova ancora un più largo consenso. Diletti, guardate di non essere sedotti da questi cianciatori, perchè Gesù ha detto: “Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me” (Matt. 10:38), ed ancora: “Così dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 14:33), mentre questi vorrebbero farvi seguire il Signore senza portare la vostra croce e senza rinunziare a voi stessi. Questo è impossibile farlo, perchè il sentiero cristiano è pieno di sofferenze e di rinunzie; io, le orme di Cristo non le ho trovate su una strada comoda dove non ci sono necessità, persecuzioni, ed angustie, ma su una strada angusta dove quotidianamente ci sono delle lotte da affrontare e delle afflizioni da patire a motivo di giustizia. È su questa che ho cominciato a camminare ed è su questa che voglio terminare di camminare con il mio Signore; le strade comode senza persecuzioni ma con i piaceri della vita a portata di mano non hanno nulla a che fare con la via santa, non vi inoltrate per esse perchè esse conducono lontano dal Signore e dai suoi comandamenti.

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08/06/2011 18:16

Essere poveri secondo il mondo non è un disonore per i Cristiani
Veniamo ora ad una delle affermazioni che più sovente si sente fare a questi predicatori e cioè alla seguente espressione: ‘Dio non vuole che ci siano dei poveri in mezzo al suo popolo, ma vuole che tutti i suoi figliuoli siano ricchi materialmente’.

Innanzi tutto bisogna dire che da come parlano questi cianciatori pare che i credenti poveri sono quelli che hanno ciò che è necessario al corpo, cioè di che nutrirsi e di che coprirsi, che abitano delle case modeste e hanno una macchina modesta, e che indossano dei vestiti modesti e che sono contenti delle cose che hanno. Giudicate da voi stessi: ‘Ma come possiamo accettare una tale definizione di povero?

Secondo la Scrittura i poveri sono i bisognosi che hanno bisogno delle cose necessarie quali cibo e vestiario ed altre cose utili; ma oltre a ciò, sempre secondo la Scrittura, in mezzo al popolo di Dio i poveri c’erano sin dai tempi antichi e ci saranno anche durante la nostra generazione. Ora, ma come è possibile che ci siano dei poveri in mezzo al popolo di Dio? La ragione è che non tutti i credenti vivono nella stessa nazione e godono delle stesse circostanze favorevoli dal punto di vista climatico ed economico e politico. Spiego questo concetto. Ora, la Scrittura dice che non basta essere “savi per avere del pane, nè essere intelligenti per avere delle ricchezze…poichè tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze” (Ecc. 9:11). Vediamo con le Scritture come mutando le circostanze muta anche la situazione economica delle persone.
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08/06/2011 18:16

- Durante la vita di Giacobbe avvenne che Dio “chiamò la fame sul paese, e fece mancare del tutto il sostegno del pane” (Sal. 105:16); questo avvenne perchè Dio fece venire su tutta la terra una grave carestia. Badate che fu Dio a mandare quella carestia, e questo perchè aveva stabilito di fare scendere Giacobbe ed il suo parentado in Egitto. La discesa di Israele in Egitto (dove nel frattempo Giuseppe era diventato governatore del paese e dove c’era del grano) era stata preannunziata da Dio ad Abramo e Dio si usò della carestia per fare scendere Israele in Egitto. Ora, tenete presente che Giacobbe, quando sentì dire che in Egitto vi era del grano disse ai suoi figli: “Ecco ho sentito dire che c’è del grano in Egitto; scendete colà per comprarcene, onde possiamo vivere e non abbiamo a morire” (Gen. 42:2), e questo per intendere come a motivo di quella carestia mandata da Dio, Giacobbe che era un uomo che Dio aveva benedetto dandogli buoi, pecore, capre, asini e cammelli in gran numero, si trovò vicino alla morte perchè a corto del pane necessario per vivere (e tutto ciò per volontà di Dio). In questo caso la povertà piombò sulla terra di Canaan per volere di Dio, e Giacobbe ne patì le conseguenze. Comunque bisogna ricordare che Dio liberò Giacobbe ed il suo parentado dalla morte mediante una grande liberazione operata per mezzo di Giuseppe (infatti Giuseppe, quando si diede a conoscere ai suoi fratelli disse loro: “Dio mi ha mandato dinnanzi a voi, perchè sia conservato di voi un resto sulla terra, e per salvarvi la vita con una grande liberazione” [Gen. 45:7]).

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08/06/2011 18:16

Dio colpisce le nazioni sulla terra anche non facendo piovere su di esse e quando questo avviene, l’abbondanza viene meno e comincia la miseria, perchè si secca la terra ed essa non produce più nulla, e perchè gli animali non trovando da bere muoiono di sete. Quando avviene questo, anche i credenti di quella nazione subiscono le conseguenze perchè si vengono a trovare nel bisogno.

Ai giorni del profeta Elia, Dio non fece piovere su Israele per tre anni e sei mesi perchè il suo popolo lo aveva abbandonato, aveva ucciso i suoi profeti e si era rivolto agli idoli. La siccità fu mandata da Dio come flagello sopra Israele, e siccome che in quel tempo viveva Elia, pure lui si trovò nel bisogno. Ma Dio provvide al suo sostentamento mandandolo prima presso il torrente Kerith dove per un certo tempo Dio gli mandò i corvi a portargli del pane e della carne la mattina e la sera, poi, quando il torrente rimase asciutto perchè non pioveva, Dio lo mandò presso una povera vedova di Sarepta dei Sidoni alla quale aveva ordinato di dargli da mangiare. Elia era un uomo giusto e santo che ubbidiva alla voce di Dio, eppure si trovò nella penuria per volontà di Dio, a motivo di una siccità. Non è che Elia si trovò nel bisogno perchè disubbidì a Dio e Dio lo punì; non si può dire neppure che Elia si trovò nel bisogno perchè si era allontanato da Dio e Dio lo maledisse. Elia era un santo uomo che era mosso da una gran gelosia per l’Eterno ed in mezzo alla penuria nella quale si trovò Dio operò dei prodigi in suo favore; prima ordinò ai corvi di portargli da mangiare, e poi a Sarepta non fece esaurire il vaso della farina e non fece calare l’orciuolo dell’olio di quella vedova fino al giorno che venne di nuovo la pioggia sul paese.

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08/06/2011 18:16

- Dopo che Dio liberò gli Israeliti dalla mano di Faraone stabilì con loro il suo patto nel quale promise che li avrebbe benedetti se essi avessero dato ascolto alla sua voce, osservando i suoi comandamenti. Ma Dio gli disse pure che li avrebbe maledetti e ridotti in grande miseria nel caso essi lo avessero abbandonato e si fossero volti agli idoli delle nazioni. Questo è quello che avvenne ad Israele quando si gettò alle spalle la legge di Dio, quindi Dio li fece diventare poveri a motivo della loro malvagità. Abbiamo una prova di ciò nel libro dei giudici, quando la Scrittura parla della condizione economica nella quale si venne a trovare Israele dopo che disubbidì a Dio. È scritto: “Or i figliuoli d’Israele fecero ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, e l’Eterno li diede nelle mani di Madian per sette anni. La mano di Madian fu potente contro Israele; e, per la paura dei Madianiti, i figliuoli d’Israele si fecero quelle caverne che sono nei monti, e nelle spelonche e dei forti. Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con gli Amalechiti e coi figliuoli dell’oriente salivano contro di lui, s’accampavano contro gli Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fin verso Gaza, e non lasciavano in Israele nè viveri, nè pecore, né buoi, nè asini. Poichè salivano coi loro greggi e con le loro tende, e arrivavano come una moltitudine di locuste; essi e i loro cammelli erano innumerevoli, e venivano nel paese per devastarlo. Israele dunque fu ridotto in gran miseria…” (Giud. 6:1-6). Come potete vedere in questo caso Dio mandò dei predoni per derubare Israele dei suoi viveri a motivo della caparbietà del suo cuore. Il suo popolo divenne povero perchè Dio lo impoverì (ricordatevi che è scritto che “l’Eterno fa impoverire” [1 Sam. 2:7]).

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08/06/2011 18:16

Ancora oggi Dio punisce le nazioni e le riduce in miseria mandando contro di loro degli eserciti stranieri che s’impossessano dei loro beni materiali, dei loro animali e dei prodotti del loro suolo; quando questo avviene, è inevitabile che anche i credenti che abitano in quella nazione ne subiscano le conseguenze, vedendo diminuire vertiginosamente anche i loro beni materiali. Quando avviene questo noi possiamo dire che la povertà sopraggiunge per volontà di Dio, e quindi se i credenti di quella nazione cominciano ad essere nella penuria, cominciano ad esserlo per volontà di Dio. Sappiate che quando Dio vuole ammaestrarci ad essere nella penuria (Paolo era stato ammaestrato da Dio “ad essere nell’abbondanza e ad essere nella penuria” [Fil. 4:12]) lo fa, e nessuno glielo può impedire. Quindi, sappiate che Dio si può usare anche di una guerra futura per insegnarci a noi credenti qui in Italia ad essere nella penuria.

- Dio può pure fare salire al governo un despota (un dittatore) per ridurre la popolazione di una nazione alla miseria o se non alla miseria, in angustie; ed anche in questo caso, pure la chiesa di Dio in quella nazione ne subirebbe le conseguenze, e si troverebbe non più nell’abbondanza ma nella penuria.

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08/06/2011 18:18

Nell’antichità Dio stabilì su Israele il re Saul, figliuolo di Kis, e fece conoscere al popolo d’Israele il modo di agire di questo re ancora prima che egli s’insediasse sul suo trono per volontà di Dio. Ecco cosa disse Samuele per ordine di Dio al popolo: “Questo sarà il modo di agire del re che regnerà su di voi. Egli prenderà i vostri figliuoli e li metterà sui suoi carri e fra i suoi cavalieri, e dovranno correre davanti al suo carro; se ne farà dei capitani di migliaia e dei capitani di cinquantine; li metterà ad arare i suoi campi, a mietere le sue biade, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e gli attrezzi dei suoi carri. Prenderà le vostre figliuole per farsene delle profumiere, delle cuoche, delle fornaie. Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà la decima delle vostre semente e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servitori. Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventù e i vostri asini per adoperarli nei suoi lavori” (1 Sam. 8:11-16). Che Saul oppresse il popolo è confermato dal fatto che mentre lui perseguitava Davide, “tutti quelli che erano in angustie, che avevano dei debiti o che erano scontenti, si radunarono presso di lui, ed egli (Davide) divenne loro capo..” (1 Sam. 22:2).

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08/06/2011 18:18

- Nel caso salisse al potere un dittatore ed i credenti cominciassero ad essere perseguitati e ad essere messi in prigione avverrebbe che molte famiglie verrebbero private dei loro capi famiglie e verrebbero a trovarsi nel bisogno. Questo è quello che è avvenuto durante la persecuzione dei credenti in molte nazioni: dei mariti imprigionati a motivo del Vangelo non hanno più potuto provvedere ai bisogni di quelli di casa loro i quali hanno smesso di vivere nell’abbondanza ed hanno cominciato a sperimentare la povertà. Noi sappiamo che le persecuzioni contro i santi avvengono perchè Dio le permette al fine di purificare i santi; difatti, è risaputo che durante le persecuzioni i credenti vengono umiliati da Dio e in questa umiliazione cominciano a mostrare quell’amore fraterno intenso che nell’abbondanza e durante il periodo di libertà era venuto a mancare a motivo dell’egoismo e della superbia. I credenti, durante la persecuzione, cominciano a sperimentare ristrettezze economiche di tutti i generi, ma dall’altro cominciano a mostrare grande solidarietà verso i più colpiti dalla persecuzione.

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08/06/2011 18:18

Nel caso delle autorità cominciassero a perseguitare i santi derubandoli dei loro beni a motivo del Vangelo, i credenti che erano vissuti fino ad allora nell’abbondanza comincerebbero a sperimentare la penuria per volontà di Dio, ma tutto ciò i santi lo accetterebbero con allegrezza (la Scrittura dice: “Accettaste con allegrezza la ruberia dei vostri beni, sapendo d’avere per voi una sostanza migliore e permanente” [Ebr. 10:34]).

Ma tutte queste circostanze avverse, se da un lato producono miseria e povertà, dall’altro forniscono ai credenti che vivono nell’abbondanza l’opportunità di compiere del bene a pro di quei credenti che vengono a trovarsi nella penuria, quindi alla fin fine cooperano al bene di quelli che amano Dio.

Ma è normale quindi che tra il popolo di Dio ci siano dei credenti poveri o la cosa costituisce un fatto anormale? Da quello che insegna la Scrittura non bisogna meravigliarsi della presenza dei poveri fra i santi, anzi vorrei dire che non può essere altrimenti perchè Gesù disse: “I poveri li avete sempre con voi…” (Giov. 12:8), e nella legge è scritto che “i bisognosi non mancheranno mai nel paese” (Deut. 15:11).

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08/06/2011 18:18

Ora veniamo al fatto se è vero che Dio vuole che noi diventiamo ricchi perchè essere poveri costituisce un disonore per i credenti, come dicono questi predicatori.

Innanzi tutto bisogna dire che se fosse così Gesù non fece la volontà di Dio perchè egli visse povero sulla terra per tutto il tempo della sua vita terrena; disonorò forse Dio con questo tipo di vita Gesù, il Figlio del Re dei re? Affatto, altrimenti Egli non avrebbe potuto dire ai Giudei: “Io onoro il Padre mio” (Giov. 8:49). Gesù conosceva la volontà del Padre suo; come mai allora non volle diventare ricco? Come mai lui che aveva una grande fede in Dio non chiese mai a Dio di dargli ricchezze e di fargli vivere una vita nelle delizie come s’addiceva ad un figlio di re? La risposta è racchiusa in queste parole di Gesù: “Sono disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato” (Giov. 6:38).

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08/06/2011 18:18

Se noi poi dicessimo che Dio vuole che noi tutti diventiamo ricchi ciò significherebbe che noi dovremmo volere arricchire sulla terra perchè questa è la volontà di Dio in verso noi. Ma in questo caso sarebbe come dire che Dio vuole che noi cadiamo in tentazione; perchè dico questo? Perchè la Scrittura dice che “quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione” (1 Tim. 6:9), quindi, siccome che Dio vuole che noi rimaniamo in piedi dobbiamo dedurre che non è la sua volontà che noi diventiamo ricchi in questo mondo (ma come mai questi predicatori non dicono mai che Dio vuole che diventiamo ricchi nell’altro mondo, cioè in quello a venire?).

Ma vi è un’altra cosa da dire e cioè che se questa è la volontà di Dio verso tutti noi, allora noi abbiamo il diritto di chiedere a Dio ricchezze in abbondanza con la fiducia che Egli ci esaudisce perchè Giovanni dice: “Questa è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce” (1 Giov. 5:14); ma allora sarebbe annullata la Scrittura che dice: “Domandate e non ricevete perchè domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Giac. 4:3)! Come potete vedere i discorsi di costoro vengono annullati dalla Scrittura in maniera inequivocabile.

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08/06/2011 18:19

Adesso voglio che prestiate attenzione alle seguenti parole dell’apostolo Paolo ai santi di Tessalonica, al fine di capire come essere poveri non è affatto nè uno scandalo e nè un disonore per la dottrina di Dio come invece fanno capire questi cianciatori.

Paolo ai Corinzi, parlando dei santi delle chiese della Macedonia (tra le quali vi era pure quella dei Tessalonicesi) disse: “Or, fratelli, vogliamo farvi sapere la grazia di Dio concessa alle chiese di Macedonia. In mezzo alle molte afflizioni con le quali esse sono provate, l’abbondanza della loro allegrezza e la loro profonda povertà hanno abbondato nelle ricchezze della loro liberalità. Poichè, io ne rendo testimonianza, secondo il potere loro, anzi al di là del potere loro, hanno dato volenterosi, chiedendoci con molte istanze la grazia di contribuire a questa sovvenzione destinata ai santi” (2 Cor. 8:1-4). I santi di Tessalonica quindi erano poveri, perchè Paolo parlò di profonda povertà in riferimento alle chiese della Macedonia. Ora, ma se questo fosse stato un disonore per loro o Dio avesse voluto che loro diventassero ricchi Paolo glielo avrebbe fatto sapere in qualche modo nelle epistole che scrisse loro, ma nelle due epistole ai Tessalonicesi non troviamo traccia di tutto ciò. Anzi, bisogna dire che i santi di Tessalonica, benchè profondamente poveri, erano un esempio sia ai credenti della Macedonia (che si trovavano nella povertà) che a quelli dell’Acaia, che erano nell’abbondanza come la chiesa di Corinto per esempio. Per questo Paolo e i suoi collaboratori rendevano grazie a Dio per i santi di Tessalonica: egli scrisse loro: “Noi siamo in obbligo di rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli, com’è ben giusto che facciamo, perchè cresce sommamente la vostra fede, e abbonda vie più l’amore di ciascuno di voi tutti per gli altri; in guisa che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che voi sostenete” (2 Tess. 1:3,4); come potete vedere quei fratelli benchè poveri materialmente erano ricchi in fede ed in buone opere, ed oltre a ciò si mantenevano saldi nella fede in mezzo alle loro afflizioni ed a motivo di ciò gli apostoli si gloriavano di loro.

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08/06/2011 18:19

Per Paolo e i suoi collaboratori i santi di Tessalonica si conducevano in modo degno di Dio e perciò piacevano a Dio infatti egli scrisse loro: “Del rimanente, fratelli, come avete imparato da noi il modo in cui vi dovete condurre e piacere a Dio (ed è così che già vi conducete), vi preghiamo e vi esortiamo nel Signore Gesù a vie più progredire” (1 Tess. 4:1). Ma quale disonore per la dottrina di Dio costituiva il fatto che quei credenti erano poveri?

E poi, lo ripeto, se la volontà di Dio in verso quei credenti poveri fosse stata quella che essi diventassero ricchi, Paolo glielo avrebbe fatto sapere, ma a proposito della volontà di Dio in verso loro non gli ha scritto nulla di tutto ciò.

Per questi cianciatori l’essere ricchi è il tema su cui vertono tutte le loro predicazioni; la ritengono una cosa così importante che assillano i credenti con questi discorsi; ma pensate che un apostolo come Paolo, a cui Dio diede la grazia di dare così tanti comandamenti ai santi di tutte le chiese dei Gentili, siano esse ricche materialmente che povere, avrebbe mai tralasciato di parlare di una cosa così importante? E poi, se la profonda povertà di quei credenti fosse stata un disonore per il Vangelo Paolo non avrebbe detto loro: “Qual’è infatti la nostra speranza, o la nostra allegrezza, o la corona di cui ci gloriamo? Non siete forse voi, nel cospetto del nostro Signore Gesù quand’egli verrà? Sì, certo, la nostra gloria e la nostra allegrezza siete voi” (1 Tess. 2:19,20). Sta di fatto che quei fratelli poveri di Tessalonica erano diventati un esempio per tanti e tanti credenti, quindi essi onoravano la dottrina di Dio; mentre dobbiamo dire che questi predicatori della prosperità assieme ai loro seguaci non sono affatto di esempio ai credenti ma solo di scandalo e d’inciampo, appunto perchè sono arroganti, presuntuosi e dati ai piaceri della vita.

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Post: 3.052
Sesso: Femminile
08/06/2011 18:19

Ma come fanno costoro a dire di essere discepoli del Maestro, quando parlano e vivono in una maniera nettamente contraria a quella in cui parlò e visse Gesù nei giorni della sua carne? Non si vergognano, non sanno cosa sia arrossire; in verità si gloriano di cose che tornano a loro vergogna.

Tutte le nostre vie dipendono da Dio
La Sapienza dice che non basta “essere intelligenti per avere delle ricchezze..poichè tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze” (Ecc. 9:11), e questo è vero, infatti un credente può diventare ricco pur non volendo arricchire, ma questo avviene quando e se Dio lo permette nella sua vita.

È scritto: “Casa e ricchezze sono un’eredità dei padri” (Prov. 19:14), perciò può avvenire che un credente che non ha affatto l’animo alle cose della terra e che non vuole affatto arricchire, diventi tutto ad un tratto ricco in seguito ad una eredità lasciatagli dal padre o dai nonni; nella Scrittura abbiamo l’esempio di Isacco che ereditò tutto ciò che aveva posseduto Abramo suo padre, secondo che è scritto: “E Abrahamo dette tutto quello che possedeva a Isacco” (Gen. 25:5).

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