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vita di Mosè

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2011 19:40
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14/06/2011 11:29

Carlo Maria Martini
Carlo Maria Martini
vita di Mosè
vita di Gesù - esistenza pasquale

a cura di Pino Stancari
Borla 1984

Prima meditazioneSeconda meditazioneTerza meditazioneQuarta meditazione

Le tre tappe della vita di Mosè
1. Dio prepara Mosè per una vocazione speciale
2. Un periodo
di generosità e di scacco
3. L'irruzione di Dio
nella vita di Mosè
Mosè e il roveto ardente

1. Che cosa fa Mosè?

2. Che cosa ascolta Mosè?

3. Che cosa intende Mosè?
Mosè, il faraone e noi

1. Chi è il faraone in noi?

2. Chi è Mosè in noi?

3. L'indurimento del faraone
Il passaggio del Mar Rosso

1. La notte del terrore
2. Che cosa farà Mosè?
3. Il passaggio del Mar Rosso
4. Il canto pasquale dei battezzati
Quinta meditazioneSesta meditazioneSettima meditazioneOttava meditazione
Mosè: servo di Dio
1. I servizi resi da Mosè
2. La vita cristiana
è vita di servizio
3. I momenti e i gradi dell'esistenza diaconale
Mosè:
«Propheta traditus»

1. Le sofferenze di Mosè

2. Gesù: il servo sofferente
 
Morte di Mosè
e morte di Gesù
Pasqua di Maria
e Pasqua del cristiano
1. La morte di Mosè
2. La morte di Gesù
3. La Pasqua di Maria
4. Le Pasque del cristiano
Mosè e il popolo
1. Mosè:
l'uomo dei grandi numeri
2. Gesù e la Maddalena
3. La parola si fa piccola
4. Gesù risorto
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Prefazione


Come già il volumetto del P. Martini precedentemente pubblicato in questa collana, dal titolo Il Vangelo secondo Giovanni nell' esperienza degli Esercizi Spirituali, anche il presente lavoro deriva dall'intenzione di realizzare una lettura della Parola di Dio che corrisponda all'itinerario spirituale degli Esercizi ignaziani. In ogni caso, il testo che qui si presenta, per quanto energicamente potato e riordinato, risente ancora del tono discorsivo e di certi riferimenti linguistici, che rievocano immediatamente l'occasione viva da cui esso ha tratto origine.
Non desidero ripetere qui le considerazioni svolte a prefazione del volumetto dedicato al Vangelo secondo Giovanni, in merito alla lettura della S. Scrittura nel quadro degli Esercizi Spirituali. Mi sembra piuttosto interessante notare che, a distanza di alcuni anni dal corso di Esercizi che stava all'origine dello scritto sul quarto Vangelo, il P. Martini è andato maturando una metodologia di «lettura» ancor più distesa, più fluida e soprattutto più coerentemente «biblica», nel senso che essa è tanto più aderente al testo scritturistico nelle sue movenze interne, quanto più si fa sciolta e libera nell'invenzione spirituale.
Vorrei ora semplicemente dichiarare quelle che a me paiono le note di fondo più significative di questo nuovo volumetto del P. Martini.

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Innanzi tutto bisogna segnalare il fatto che abbiamo tra le mani un corso di Esercizi Spirituali tutto dedicato all'ascolto di pagine dell'Antico Testamento. Una simile attenzione agli scritti della prima alleanza sarebbe sembrata molto strana fino a non molti anni fa. È innegabile, d'altra parte, che questa Vita di Mosè svolge appieno tutto l'itinerario della conversione cristiana. Il P. Martini ci dà qui una dimostrazione coraggiosa ed esemplare di come l'ascolto dell'Antico Testamento, ricevuto dal seno e nel seno della tradizione cristiana, è già in grado di maturare frutti rigorosamente evangelici.
Ritengo importante constatare, poi, come questa Vita di Mosè segua con estremo rispetto l'andamento del testo biblico, caratterizzandosi meglio come vera e propria «lettura biblica» che non come una lettura per temi, funzionali ad un quadro teologico-parenetico a sé stante: nel nostro caso il grande piano degli Esercizi Spirituali. Eppure, sembra proprio che questa maggiore disinvoltura dell'autore nell'uso della S. Scrittura valorizzi, ben più di quanto apparentemente non trascuri, la sapienza e la struttura del metodo ignaziano. Val la pena di ricordare, tra l'altro, che proprio la libertà d'ascolto nell'approccio al testo biblico aveva probabilmente suggerito al P. Martini di consegnare a specifici «momenti ignaziani» quelle considerazioni particolari che dovevano aiutare il quotidiano lavoro degli esercitanti (l). Le pagine dedicate a tali «momenti ignaziani », riportate nel testo originario, sono state integralmente espunte nella presente stesura, lasciando cosi che la lettura biblica si svolga nella sua compatta unità interna.
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14/06/2011 11:30

Il P. Martini fa sovente riferimento alle tradizioni del midrash ebraico, come pure alle letture patristiche della S. Scrittura, in particolare a san Gregario Nisseno, autore di una famosa Vita di Mosè; egli ricorda pure, in passaggi non più reperibili in questo volumetto, esempi recenti di lettura biblica da cui egli stesso ha tratto stimolo e spunto di approfondimento spirituale. È appunto nel solco della tradizione spirituale che lega i fedeli al testo sacro, che anche questa Vita di Mosè, fatte le debite proporzioni, si inserisce. Anch'essa, infatti, non è altro che un momento di quella grande conversazione sulla Parola che è la tradizione del Popolo di Dio: tradizione che passa attraverso i grandi commentatori d'Israele e della Chiesa antica e moderna, ma anche tradizione che vive nell'ascolto fervoroso e fedele di tutti i semplici credenti che si alimentano con una quotidiana lectio divina alle fonti della rivelazione.

1 novembre 1980 Comunione dei Santi del cielo e della terra

PINO STANCARI s.j.

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14/06/2011 11:30

1] Questo volumetto è nato come rielaborazione di un testo primitivo, già stampato a cura del « Centro ignaziano di spiritualità », che fu a sua volta ricavato dalla registrazione su nastro di un corso di Esercizi Spirituali, dato dal P. Carlo M. Martini ad un gruppo di confratelli gesuiti nell'agosto del 1978.


Introduzione

Vorrei cominciare questo ritiro nella calma; perciò tenteremo di entrarvi insieme a piccoli passi.
In questo nostro primo incontro vorrei accennare brevemente al tema di cui ci occuperemo in questi Esercizi Spirituali, e al perché di questo tema; inoltre vorrei suggerire qualche lettura spirituale utile a tutti noi, perché assumiamo progressivamente un ritmo di vita che serva alla ricerca spirituale di questi giorni.

Mosè e noi nella vita della Chiesa

Dico subito qualcosa sul nostro tema: «la vita di Mosè ». Perché la vita di Mosè? Mi sono detto: gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio sono caratterizzati da meditazioni sulla Storia della Salvezza. Ho pensato: Mosè è un uomo che ha vissuto una storia di salvezza, percorrendo egli stesso un certo itinerario e facendolo percorrere alla sua gente. Siamo quindi nella linea dell'«itinerario», che è l'intuizione fondamentale degli Esercizi: si tratta di partire da un certo punto per arrivare ad un altro.
Mosè è il simbolo di quell'itinerario in cui la Chiesa pone il momento centrale della sua memoria battesimale, l'itinerario che tutti ripercorriamo nella notte di Pasqua, che è la notte della Chiesa, la notte del cristiano, la notte in cui passiamo il Mar Rosso: quella del nostro battesimo, della nostra conversione, del nostro primo passo avanti verso il Signore. Contemplando Mosè, noi meditiamo sulla memoria battesimale della Chiesa, sull'origine di tutta la liturgia, che risale appunto alla notte di Pasqua e che si svilupperà fino all'eucaristia; e in questa celebrazione memoriale del passaggio del Mar Rosso leggiamo il passaggio di Cristo dal sepolcro alla resurrezione e quello nostro dalla morte alla vita.
La centralità di questo personaggio è indicata anche dal Nuovo Testamento. Mosè vi è citato ben 80 volte: segno che egli era presente nella mente degli antichi scrittori, soprattutto in vista del rapporto di esemplarità tra Mosè e Gesù. Nell'unica manifestazione gloriosa che Gesù fa di sé nella vita pubblica, Mosè appare insieme con Elia (e quest'ultimo è menzionato 30 volte nel Nuovo Testamento). Quindi Mosè è una figura chiave; insieme con Elia è il punto di partenza per capire Gesù.

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Oltre al Nuovo Testamento, poi, c'è la Chiesa primitiva; ci sono i Padri; c'è la Sinagoga, la cui liturgia è un formidabile bacino di riserva per la memoria del popolo di Dio, al quale anche oggi noi possiamo attingere con frutto.
Vediamo per ora, a grandissime linee, come la Chiesa primitiva ha parlato di Mosè. Accenno piuttosto in fretta alle citazioni di Giustino nell'Apologetico e nel Dialogo, e alla Lettera di Barnaba, che spesso parla di Mosè. Soprattutto cito il grande Gregorio Nisseno, con il suo De Vita Moysis, un intero libro sulla vita di Mosè. Gregorio è uno dei classici della letteratura patristica, tanto classico che, quando nel 1943 i Padri De Lubac e Daniélou hanno iniziato le famose «Sources Chrétiennes », il primo volume è stato proprio quello della Vita di Mosè, che ha per sottotitolo: «Trattato della perfezione in materia di virtù ». Mosè è presentato come il modello della perfezione cristiana. Il libro si divide in due parti: la prima è chiamata la « historia », in cui si narra la storia secondo la Bibbia con l'aggiunta di alcuni particolari un po' fantasiosi, raccolti da varie tradizioni; la seconda parte è la «theoria», ossia la contemplazione del significato di Mosè per la vita cristiana secondo l'interpretazione dei Padri orientali.
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14/06/2011 11:31

Questa parte è la più lunga; tutta la storia di Mosè, infatti, viene applicata al cristianesimo, fino a dire che Mosè siamo noi: Mosè sei tu. Dobbiamo entrare nei nostri Esercizi Spirituali con questo atteggiamento: Mosè sono io.

Mosè e la tradizione giudaica

Gregorio Nisseno aveva avuto un illustre predecessore nel giudaismo: Filone. Questi, tra le altre opere, ha scritto una vita di Mosè dove, raccogliendo tutte le tradizioni, presenta per i greci (ad Graecos) Mosè come il più grande filosofo che visse prima di Platone, anzi prima di Omero, come l'uomo che passa imperterrito attraverso le bufere della vita.
Anche la tradizione rabbinica ha molto parlato di Mosè, specialmente a partire da Gesù. Mosè è diventato sempre più il rappresentante del rabbinismo sopravvissuto alla distruzione del Tempio.

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14/06/2011 11:31

Tutta la tradizione moderna ebraica vive di Mosè. Ci sono, poi, delle bellissime reinterpretazioni midrashiche, che si sono occupate di Mosè con grande amore, descrivendolo mediante storielle che forse ci fanno ridere - ne citeremo alcune in questi giorni -, ma di cui bisogna pur riconoscere la profondissima pedagogia. È proprio attraverso queste storielle inventate, che si è trasmesso un vero tesoro di sapienza umana e religiosa.
Queste tradizioni fanno uso di uno stile libero, dato che per esse non è tanto importante se i fatti sono avvenuti o no, bensì ciò che essi significano per la vita dell'uomo. Questo vale per il midrash, come pure per Gregorio e per Filone; e questo vale anche per noi. Anch'io userò uno stile un po' midrashico nelle mie meditazioni; insomma, non tutto quello che dirò si ritrova nella Bibbia ad litteram, ma, seguendo l'esempio di questi grandi predecessori, cercheremo piuttosto di domandarci: che cosa ha pensato Mosè a questo punto, quali sono state le sue difficoltà, quali i suoi problemi, e cosi via.
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14/06/2011 11:31

Mosè ci aiuta a capire meglio Gesù

Ed ora veniamo al titolo da dare a questi Esercizi Spirituali.
Sarà questo:« Vita di Mosè. Vita di Gesù. Esistenza pasquale ». Sono i tre piani della nostra riflessione. Noi non spasimiamo per la vita di Mosè come tale, ma la vita di Mosè ci interessa per capire meglio la vita di Gesù e per capire meglio l'esistenza pasquale del cristiano. Questa frase" ve ne ricorderà certamente un'altra, che si trova negli Esercizi di Sant'Ignazio nella Meditazione del Regno: «La contemplazione di un re temporale giova a contemplare la vita del Re eterno» (ES, n. 91). Nel nostro caso, sarà la contemplazione della vita di Mosè che ci aiuta a contemplare la vita del Re eterno, che è Gesù, e la nostra esistenza in lui. Dunque non trattiamo tutto di Mosè; per esempio non trattiamo di Mosè come legislatore, quale fu più spesso considerato e citato, non come sacerdote, non come uomo dell'alleanza: tutti questi aspetti li lasciamo da parte.
Dice Filone, all'inizio della sua opera:« Ho concepito il progetto di scrivere la vita di Mosè, che viene considerato ora come il legislatore dei Giudei, ora come l'interprete delle sante Leggi, ora un uomo in ogni parte eccellente e perfetto». Ciò che interessava Filone era appunto il legislatore Mosè. Invece Gregorio, cominciando il suo libro, dice: È molto bello meditare sui nostri padri, per apprendere la via della virtù; perciò « noi ci contenteremo di ricordare la vita di questo personaggio illustre (di Mosè) per fargli adempiere l'ufficio di mostrare come sia possibile far giungere l'anima al porto pacifico della virtù, dove essa non sarà più esposta alle tempeste della vita e non rischierà più di fare naufragio negli abissi del peccato », sotto lo shock delle onde delle passioni.
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14/06/2011 11:32

Mosè è quindi, per Gregario, l'uomo che ha saputo guidare se stesso alla vita perfetta attraverso le vicende del mondo (mi sembra qui di vedere un certo influsso stoico). In ogni caso, quello che a noi interessa è l'aspetto più specificamente storico-salvifico di Mosè, che vede in lui l'uomo della Pasqua.
Che cosa vuol dire «uomo della Pasqua»? Vuol dire uomo del «passaggio»: uomo che è passato lui stesso da una esperienza all'altra nella sua vita, tra grandi, dolorosi e veramente sconvolgenti avvenimenti; l'uomo che è passato e ha fatto passare il suo popolo da una esistenza all'altra; l'uomo che è legato con tutta la sua vita all'iniziativa del passaggio di Dio, della Pasqua di Dio. Perciò Mosè, uomo della Pasqua, ci aiuterà a capire Gesù nostra Pasqua, che è passato per noi attraverso la morte, per far passare anche noi e per essere nostra Pasqua di resurrezione; ci aiuterà a capire la vita cristiana come vita pasquale, cioè come vita di coloro che in grazia di Dio cantano il cantico di Mosè sulle rive del Mar Rosso: Dio ci ha salvati, ci ha fatti passare dalla. schiavitù del faraone alla libertà della terra promessa.
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14/06/2011 11:32

Meditando le parole rivelate

Il nostro metodo sarà molto semplice: vi proporrò delle semplici riflessioni, delle lectiones divinae su qualche pagina, soprattutto dell'Esodo e dei Numeri, letta alla luce del Nuovo Testamento, per capire meglio la vita di Gesù e la vita pasquale del cristiano. Il testo fondamentale, che va tenuto presente qui e che ci conforta in questa nostra impresa, è 1 Cor 10, 1ss.: «Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare ». Si tratta, quindi, di rivivere quella storia di salvezza attraverso cui tutti già siamo passati: infatti, con i nostri padri c'eravamo anche noi, come dice il ritornello dell'aggadà di Pasqua, che risuona nella cerimonia ebraica del banchetto pasquale. Lì al Mar Rosso c'ero anch'io; anche io l'ho attraversato; e se sono qui oggi a celebrare questa Pasqua è perché anch'io ero con Mosè.
È con questo spirito che leggeremo i nostri testi, perché - come dice Paolo - «ciò avvenne come esempio per noi »; quanto in essi sta scritto, dunque, è destinato alla nostra utilità. Quali sono i testi? Ve li indicherò man mano che procederemo nel nostro lavoro, precisando fin da adesso che ho scelto i principali testi su Mosè di tutte le tradizioni, omettendo però tutti i testi legislativi.
E concludo con un passo di Gregorio Nisseno: «Ci vorrà una meditazione attenta, ci vorrà una vita penetrante per discernere, al di là della lettera della storia, da quali Caldei, da quali Egiziani dobbiamo allontanarci. E dopo essere sfuggiti a quella prigionia di Babilonia, noi potremo giungere alla vita felice» .

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14/06/2011 11:33

prima meditazione
Le tre tappe della vita di Mosè

Prima di dare inizio a questa meditazione voglio suggerirvi una domanda, che ognuno deve fare a se stesso: Perché sono venuto qui e partecipo a questo corso di Esercizi Spirituali? Credo che ognuno potrà dare una risposta: ognuno troverà le proprie motivazioni. In fondo questa domanda, che sottostà alla meditazione che vi esporrò, si può esprimere anche così: Dove sono, in quale situazione mi trovo, e che cosa caratterizza la mia situazione presente? È questa la domanda che dovrebbe scaturire dalla lettura dei brani che ora vi propongo.

Una divisione che si trova già nelle Scritture

Vorrei prendere il via da una pagina degli Atti degli Apostoli, in cui si trovano enunciate ed individuate le cosiddette « tre tappe» della vita di Mosè (cfr. At. 7,20-43).
La tradizione d'Israele già precedentemente aveva suddiviso la vita di Mosè in tre tappe di quarant'anni ciascuna. Appare qui quel tipico gioco del simbolo, che è proprio della Scrittura. L'idea è quella di tre grandi periodi completi. È un'idea che sarà comunemente ripresa in quella memoria vivente d'Israele che è la tradizione rabbinica.
La citazione che vi leggo è presa da un midrash a proposito di Deut. 34, 7. Questo passo dice che Mosè aveva circa 120 anni quando morì, e il commento è il seguente: «Egli fu uno dei quattro che vissero 120 anni. Essi sono: Hillel l'anziano, Rabban Johnatan Ben Zakai e Rabbi Akiba ». Il quarto è Mosè. Poi il testo rabbinico continua: «Mosè passò 40 anni in Egitto, passò 40 anni in Madian e servì Israele per 40 anni. Hillel l'anziano venne da Babilonia all'età di 40 anni, serv1 i saggi per 40 anni e serv1 Israele per 40 anni. Rabban Johnatan Ben Zakai si occupò di affari di questo mondo per 40 anni, servì i saggi per 40 anni e servì Israele per 40 anni. Rabbi Akiba cominciò a imparare la Torah all'età di 40 anni, servì i saggi per 40 anni e servì Israele per 40 anni ».

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14/06/2011 11:33

Vedete dunque il tipico e schematico modo di dividere la vita di questi quattro grandi uomini in periodi di 40 anni ciascuno. È quel che troviamo pure negli Atti degli Apostoli (7,20 ss.), quando Stefano nel suo discorso vuole sintetizzare la vita di Mosè. Il nostro schema appare col v. 23: «Quando furono compiuti 40 anni, salì nel suo cuore l'idea di visitare i fratelli, che erano i figli di Israele ». Poi al v. 30 dice: «Compiuti altri 40 anni, gli apparve nel deserto del Sinai un angelo in fiamma di fuoco ». Ecco quindi i tre periodi di Mosè: nei primi 40 anni Mosè sta alla scuola del faraone; nel secondo periodo di 40 anni Mosè decide di visitare i fratelli e fugge nel deserto; il terzo periodo di 40 anni comincia con il roveto ardente e va fino alla fine della sua vita. Questo è il quadro complessivo della vita di Mosè.
Cerchiamo ora di dare uno sguardo globale a questa vita di Mosè, chiedendoci che cosa significhino questi tre periodi di 40 anni ciascuno: d'altronde, come abbiamo visto, anche il detto rabbinico insiste su questo stesso schema, riferito anche ad altri grandi uomini d'Israele. La meditazione che vi propongo sarà una semplice lettura degli Atti degli Apostoli nei passi in cui si dà la descrizione di ciascuno di questi tre periodi. Leggiamo il v. 20: «In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. Quando stava per compiere i 40 anni. . . ». E qui comincia il secondo periodo.
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14/06/2011 11:33

1. Dio prepara Mosè per una vocazione speciale

Qual è la caratteristica del primo periodo della vita di Mosè, come viene descritto sinteticamente negli Atti degli Apostoli e un po' più ampiamente nel cap. 2 dell'Esodo? Seguendo le indicazioni del brano citato, caratterizzerei questo periodo così: 1) Mosè è oggetto di una speciale provvidenza di Dio; 2) Mosè è sottoposto ad un'educazione raffinata. Questo il senso di ciò che viene detto in questi versetti.
Mosè è oggetto di una speciale provvidenza di Dio che lo salva: ecco il significato della storia di Mosè bambino. Mosè è in pericolo di vita, doveva essere ucciso, sarebbe stato travolto dalle acque del fiume, e invece viene salvato. Mosè è sottoposto ad un'educazione raffinata: «Venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani », cioè, secondo il testo greco (epaideuthe), fu sottoposto alla paideia egiziana, quella iniziazione e istruzione progressiva e ragionata che formava il modello dell'educazione del tempo.

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14/06/2011 11:33

Per caricare la dose il testo aggiunge: pase sofia Aigyption, «in tutta la sapienza degli Egiziani». Voi sapete che cosa era la sapienza degli Egiziani nel mondo di allora: era la grande sapienza, la sapienza proverbiale, la più antica, tanto che i Greci andavano a scuola dagli Egiziani, per capire i loro segreti. Il testo dice: pase sofia, cioè in tutta questa sapienza »: la sapienza politica di un impero molto bene organizzato; la sapienza economica di una grande struttura sociale e commerciale; la sapienza tecnica (si pensi alle piramidi e all'arte di costruire immensi edifici e templi formidabili); infine la sapienza culturale, che esprimeva un'altissima raffinatezza di vita. Mosè, dice il testo, fu introdotto in tutta questa ricchezza di cultura umana.
Dopo aver brevemente visto che cosa significa questa prima tappa per la vita di Mosè, vi invito a chiedervi se anche noi - quel Mosè che noi siamo - non possiamo dire qualcosa di analogo. Penso che ciascuno possa dire che c'è stata nella sua vita una speciale provvidenza di Dio. Noi non saremmo qui tranquillamente a riflettere su queste cose, se tutta una speciale provvidenza di Dio non ci avesse portato a questo punto.
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14/06/2011 11:34

Nella nostra meditazione possiamo rivolgere a Dio un pensiero di ammirazione, di lode e di ringraziamento per questa provvidenza speciale che ci ha salvato dalle acque. Dove saremmo noi se il Signore non ci avesse tenuto una mano sul capo? Dove saremmo andati a finire? Inoltre, ciascuno di noi è debitore ad una tradizione di educazione, di dignità, di cultura. Pensiamo ai milioni di uomini e di donne nel mondo che sanno appena distinguere la destra dalla sinistra, senza godere di alcun orizzonte culturale, e non potremo negare la nostra condizione di privilegiati.

Potente in parole e in opere

Eccoci quindi come Mosè. E qual è il risultato? È che Mosè (secondo quanto sta scritto in At. 7, 22b) en de dynatos en logois kai ergois, «era potente in parole ed in opere ». Mosè sapeva parlare bene, sapeva agire bene, ed era anche molto conscio di queste sue possibilità. Sapeva di sapere; sapeva di aver avuto un'educazione di qualità. Da notare qui il parziale riferimento cristologico: anche Gesù sarà poi descritto, in Lc. 24, 19, come «potente in opere e parole ». Mosè è invece potente «in parole e in opere »; al primo posto ci sono le parole...: sapeva parlare Mosè, e poi sapeva anche operare!

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14/06/2011 11:34

Come interpretare tutto questo per la nostra vita? Credo ci sia per ognuno un tempo di formazione e preparazione: quello che chiamerei «il tempo dei metodi »; allora ognuno impara a far qualcosa: impara a studiare, a esprimersi, a svolgere il proprio lavoro professionale, impara a meditare, a pregare. E così ci facciamo una certa idea di come le cose vanno fatte. Questo appare evidente dalle critiche che facciamo agli altri: loro non hanno saputo fare, ma noi non faremmo così in quella situazione, perché metteremmo in pratica i nostri metodi, sappiamo come si fa, ecc.
Tutti noi, più o meno, siamo passati per questo tempo dei metodi, nel quale si pensa di aver imparato molte cose (per esempio, riguardo al modo di avvicinare le persone, i gruppi, le differenti categorie di uomini e di donne, e di trattare certi casi difficili). È questo il tempo della prima educazione di Mosè, in cui egli crede giustamente di avere delle cose da dire e delle cose da fare, e di saperle fare.
Ma ecco il punto che mi sembra caratterizzare questo primo stadio della vita di Mosè: in esso si vedono le cose con gli occhi dei metodi che ci siamo proposti, cioè attraverso l'ideologia che istintivamente abbiamo fatto nostra. Non c'è dunque impatto vero con la realtà cosi com'è. Anzi, si fugge quasi d'istinto dall'arrendersi alla realtà cosi com'è. E allora cosa avviene? Entriamo in contatto non con la realtà casi com'è, ma con le immagini che noi ci siamo fatte della realtà attraverso l'ideologia, attraverso i metodi, attraverso le nozioni che abbiamo apprese o che ci siamo immaginate. In pratica fuggiamo la verità, anche se ci proclamiamo onesti e leali; infatti tutto vediamo con gli occhi del metodo e dell'ideologia, dando per scontate certe opzioni, che noi crediamo siano quelle giuste, buone, sante, spirituali, vere, ecc.
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14/06/2011 11:34

Questo è ciò che caratterizza il primo momento della vita di Mosè. Mosè è troppo istruito: conosce tutta la sapienza degli Egiziani e giudica tutto secondo questa sapienza, facendo passare tutto, istintivamente, attraverso quel vaglio, senza che egli stesso se ne renda conto. Ma questo, come dicevo, comporta un contatto con la realtà molto ridotto. Di qui la rabbia e la delusione, quando si constata uno scarto tra la realtà e ciò che si credeva, tra la realtà e ciò che si è imparato in un ambiente saturo di idee.

2. Un periodo di generosità e di scacco

Ed ecco il secondo momento della vita di Mosè. Se il primo l'ho chiamato il «tempo dei metodi », il secondo quarantennio lo definirei « generosità e scacco », oppure « il tempo dello sforzo e delle, frustrazioni ». «Generosità e scacco» vuol dire che Mosè è pieno di buona volontà, pieno di generosità, e s'impegna fino in fondo magnificamente. «Quando stava per compiere i 40 anni, gli salì nel cuore di far visita ai suoi fratelli, i figli d'Israele, e vedendone uno frustato ingiustamente ne prese le difese e vendicò l'oppresso uccidendo l'egiziano. Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo dicendo: siete fratelli, perché vi insultate l'un l'altro? Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse dicendo: chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi, vuoi forse uccidermi come hai ucciso ieri l'egiziano? Fuggi via Mosè a queste parole e andò ad abitare nella terra di Madian dove ebbe due figli» (At. 7, 23-29).

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14/06/2011 11:35

Ecco il secondo periodo della vita di Mosè, che ho chiamato della generosità e dello scacco, il tempo dello sforzo e delle frustrazioni. Ho detto «generosità» e «sforzo», perché Mosè è pieno di grandi idee e vuol fare qualche cosa di grande, qualcosa di generoso. Infatti quello che fa è veramente grande, perché, invece di godere dei privilegi che gli dava l'appartenere alla casa dei faraoni, si lancia coraggiosamente verso i fratelli; è questo un magnifico risultato della sua educazione: il coraggio di lottare per la giustizia. Mosè non può soffrire l'ingiustizia e si espone fino a compromettersi, fino ad uccidere l'egiziano; Notiamo che il suo lottare per la giustizia non è un lottare ingenuo: il suo sforzo è sotteso da motivi molto lucidi e validi.
Mosè non è un anarchico rivoluzionario, perché ha uno scopo ben preciso: ricostruire l'unità dei fratelli, fare dei suoi fratelli schiavi un popolo libero, un popolo che abbia una sua dignità. È quel che dice subito, appena li vede litigare: siete fratelli, seguitemi; vi porterò a un'esperienza meravigliosa che mai avete fatto, quella di essere uomini coscienti e degni della vostra razza; io so cosa vuol dire essere liberi, amarsi. È splendido questo Mosè animato a tal punto da un grande ideale: l'amore del suo popolo e il desiderio della riconciliazione. La sua non è una lotta per la giustizia puramente distruttiva: si tratta,anzi, di una costruzione che Mosè ha in mente.
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14/06/2011 11:36

Però c'è un "ma"...

Però c'è un « ma» e la Scrittura lo esprime molto bene nel v. 25: enomizen de, « ma pensava », s'illudeva, si faceva un'idea semplicistica della realtà, un'idea secondo i propri schemi, le proprie ideologie. Lo schema era molto semplice: io, Mosè, sono stato educato nella libertà, io so che cosa significa la libertà; vado dunque dai miei fratelli, propongo loro questa libertà, pago il prezzo di questa libertà, e i miei fratelli capiranno che cos'è la libertà, mi acclameranno loro capo, noi marceremo tutti insieme. Ma tutto questo è soltanto un progetto, un pensiero.
Che cosa non ha funzionato in questo progetto? Mosè non si è fatto un'idea reale della resistenza dei suoi fratelli nel volere la libertà; non ci ha pensato, non entrava nel suo schema logico: ed eccolo allora nello scacco. I vv. 27-29 descrivono meravigliosamente il crollo totale di Mosè, di un uomo che con generosità immensa aveva rinunciato a tutti i privilegi per farsi povero con i poveri, per farsi oppresso con gli oppressi. La Bibbia ci descrive in maniera finissima come Mosè fa fiasco con i suoi fratelli, i quali non lo riconoscono, anzi gli dicono: «Chi ti ha detto di occuparti di noi? Non ci interessi! ». E cosi viene respinto proprio da coloro ai quali pensava di dover insegnare qualcosa, di portare la dottrina giusta.

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