IN SPIRITO E VERITA'

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GENESI

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2011 17:40
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24/06/2011 17:56

Per questo la Bibbia non esita ad usare degli antropomorfirsmi; infatti, parla degli occhi di Dio, del suo naso, delle narici, della bocca, delle orecchie, delle spalle, del braccio, della mano, dei piedi, del cuore, delle viscere e anche del suo seme. Secondo alcune persone questo parlare è strano, perché sanno che Dio è spirito e quindi non ha questi organi. E' giusto in ogni caso parlare come se li avesse, perché tutto quello che il nostro corpo può fare può farlo anche Dio. Noi possiamo vedere con gli occhi, ed anche Dio vede, ascoltare con le orecchie, ed anche Dio ascolta, parlare con la lingua, ed anche Dio parla. Dio respira. Egli respirò su Adamo per comunicargli la vita; quindi è giusto parlare così, perché anche noi siamo fatti come lui. Le nostre facoltà corrispondono a quelle di Dio, in ciò siamo fatti a sua immagine, è importante che lo ricordiamo sempre. Satana tentò la prima coppia dicendo: "Vi piacerebbe essere come Dio?". I due avrebbero dovuto rispondere: "Lo siamo già grazie!", Invece hanno ceduto alla tentazione, ed il mondo è quel che è. 11) Dio non è come noi. Ci sono cose che lui può fare e noi no. Ad esempio noi possiamo costruire, ma lo facciamo sempre usando materiali già esistenti. Nessuno di noi può fare qualcosa dal niente, ma Dio lo può. C'è una parola ebraica in Genesi uno che ha proprio questo significato, la parola è "barà", che noi traduciamo "creare", e descrive un'azione che può compiere soltanto Dio, perché solo lui può fare qualcosa dal niente. Nella frase "Nel principio Dio creò", è contenuta la parola "barà", ed indica proprio un'azione di questo tipo, perché l'universo non è stato fatto con qualcosa di preesistente. Gli uomini, invece, anche se stanno diventando abbastanza bravi in certi campi, vedi per esempio la manipolazione genetica, al punto di poter clonare anche degli esseri umani, non arriveranno mai al punto di essere capaci di dire: "Sia un bambino", e questo si materializzi dal nulla. Tutto questo per ricordare che Dio, anche se per alcuni aspetti è simile a noi, in realtà non è come noi, infatti, quando s'afferma che Dio ci somiglia, viene spontaneo chiedersi a chi assomigli. 12) Dio è un comunicatore, mette i suoi pensieri in parole. Leggendo i primi versetti di Genesi, si nota che quando Dio inizia a parlare la terra era già creata.
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24/06/2011 17:57

Gridava nello spazio? Stava pensando ad alta voce? Genesi afferma che a quel punto tutta la terra era ancora coperta dall'acqua, (infatti, ancora oggi si trovano conchiglie perfino sulle montagne più alte) per cui non poteva esserci nessuna creatura ad ascoltarlo. C'era qualcuno, però, che aleggiava sulla superficie delle acque; era lo Spirito Santo. Era lui che metteva in pratica gli ordini di Dio, permettendo così che i comandamenti del Re del cielo s'adempissero in terra. E' ancora per mezzo dello Spirito Santo che il Regno dei cieli un giorno sarà stabilito qui da noi. Il Re nel cielo parla e lo Spirito Santo ubbidisce sulla terra. Come facciamo anche noi, che ubbidiamo a Dio, quando siamo pieni di Spirito Santo. Il motivo per il quale questa terra non è un posto molto bello, è perché le persone disubbidiscono a Dio. In ogni caso Dio è un comunicatore, parla a chi vuole ascoltarlo e la sua parola in loro diventa azione. Se Dio non fosse un comunicatore, non ci avrebbe fatto conoscere tutto questo, e noi non sapremmo mai cos'è accaduto nel principio.

Questa è la mia traduzione dall'ebraico di Genesi uno.

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24/06/2011 17:57

Molto tempo fa, prima che esistesse qualsiasi cosa, il Dio che era sempre stato portò l'intero universo ad essere, creando tutto lo spazio esterno ed il pianeta terra.

Dapprima la terra era solo un ammasso di materia fluida non abitabile, ed, infatti, non abitata. Era coperta dalle tenebre ed avvolta dall'acqua, ma lo Spirito di Dio stava aleggiando sulla superficie delle acque. Allora Dio comandò alla luce d'esistere, ed essa fu. Questa sembrava una cosa giusta a Dio, che così decise d'alternare la luce con le tenebre attribuendogli nomi diversi: giorno e notte. Così le tenebre originali e la nuova luce furono la sera e la mattina del primo giorno di lavoro di Dio.

Poi Dio parlò di nuovo e disse: "Che ci siano due riserve d'acqua con una distesa fra l'una e l'altra", e così separò le acque della superficie dall'umidità dell'atmosfera. Ecco come il cielo, questo, infatti, fu il nome che Dio gli diede, esistette. Questo completò il suo secondo giorno di lavoro.

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24/06/2011 17:58

La prossima cosa che Dio disse fu; "che la superficie delle acque sia concentrata in una sola zona, così che ci possa essere anche l'asciutto", ed infatti accadde proprio così. Da allora in poi Dio chiamò il mare e la terra in modo distinto l'uno dall'altra. A Dio piacque quello che vide, ed aggiunse: "Ed ora che la terra faccia nascere della vegetazione; delle piante con del seme e degli alberi con del frutto, tutti capaci di riprodursi". Così apparve ogni tipo di pianta e d'albero, ognuno capace di propagare la propria specie. Tutto rientrava esattamente nel piano di Dio; Così il suo terzo giorno di lavoro fu completato.

Poi Dio dichiarò: "Che diverse fonti di luce appaiano nel cielo, esse distingueranno i giorni dalle notti e renderanno possibile misurare le stagioni, giorni speciali ed anni; anche se il loro scopo principale sarà quello di provvedere l'illuminazione". Così fu proprio come disse; le due luci più forti le chiamò sole, il più grande che dominava il cielo, e luna la più piccola che dominava nella notte circondata dalle stelle lucenti. Dio le mise tutte lì per illuminare la terra, per regolarla e per mantenere l'alternanza di luce e di tenebre, e fu molto compiaciuto che il suo quarto giorno di lavoro fosse venuto così bene. Il prossimo ordine che Dio diede fu: "Che il mare e il cielo siano ripieni di creature viventi, con branchi di pesci e stormi d'uccelli". In questo modo Dio portò ad essere tutti gli esseri animati che abitavano nel creato; dai grandi mostri degli oceani ai piccoli pesci, ognuno secondo la sua specie, e tutti gli uccelli del cielo secondo la loro specie. Era una cosa meravigliosa, e lui li incoraggiò a moltiplicarsi ed a crescere di numero, così che ogni parte del mare ed ogni parte del cielo potessero essere piene di vita. Questo terminò il suo quinto giorno.

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24/06/2011 17:58

Poi Dio annunciò: "Ora anche la terra sia piena di creature viventi, di mammiferi, di rettili e d'ogni sorta di fauna". Come prima, detto fatto; fece ogni sorta di fauna, inclusi i mammiferi e i rettili, e ognuno di tipo diverso dall'altro, e n'ebbe un gran piacere. A questo punto Dio prese una decisione grandissima: "Ora facciamo qualcosa di molto diverso, una creatura che è più come noi". Facciamo gli esseri umani come noi, essi potranno prendere controllo di tutto quello che ho creato: i pesci del mare, gli uccelli del cielo e gli animali della terra". Dio creò l'umanità perché gli somigliasse, perché riflettesse in se stessa il suo cuore, la sua volontà e la sua mente e per avere relazione gli uni con gli altri, maschi e femmine. Poi egli affermò la loro posizione unica con un incoraggiamento generoso: "Moltiplicatevi anche voi al fine d'occupare e controllare tutta la terra, i pesci del mare, gli uccelli del cielo e gli altri animali sono tutti vostri, e voi dovrete essere i loro maestri, vi sto dando anche le piante che portano seme e gli alberi che recano frutto come fonte di sostentamento, ed anche gli uccelli e le bestie avranno foglie per cibo". Così fu. Dio fece una panoramica di tutto quello che aveva fatto, e fu molto soddisfatto, tutto era così giusto, così bello, sei giorni di lavoro ben fatti; lo spazio esterno e il pianeta terra ora erano completi.

Dato che ora non c'era bisogno d'altro, Dio si prese un giorno libero, questo è il motivo per cui lui ha stabilito che ogni settimo giorno sia diverso dagli altri, messo da parte solo per lui, perché in quel giorno egli non era occupato con il suo lavoro quotidiano di creazione.

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24/06/2011 17:58

UNO STILE ADATTO

Genesi uno sembra scritto da un testimone oculare, ed anche questa è una vera sfida alla nostra fede, perché in realtà nessun uomo ha mai visto ciò che stava accadendo. Ovviamente, perciò, questo racconto può essere soltanto, o il frutto dell'invenzione umana o una rivelazione divina. Noi dobbiamo scegliere fra queste due ipotesi, ma in qualsiasi modo faremo cadere la scelta sarà sempre una faccenda di fede, perché non è possibile provare scientificamente né l'una né l'altra ipotesi. Ovviamente, però, per i cristiani questo è il resoconto dell'opera creatrice di Dio, e se è giunto fino a noi significa che Dio desiderava che gli uomini lo conoscessero, visto che sono gli unici in terra capaci di farlo.

A questo punto però, a Dio, si presentava il problema di come illustrarlo in linguaggio umano. Questo lo dico, perché penso che anche lui si sia trovato di fronte al problema con il quale si misurano tutti coloro che s'accingono a scrivere qualcosa. Per esempio; alcune delle cose più importanti che io mi trovo a dover decidere prima d'iniziare un libro, sono: da che punto di vista scrivere, che stile usare ed in che ordine presentare il materiale, ma oltre a queste c'è un'altra cosa che è senz'altro la più importante di tutte, ed è quale linguaggio usare. Come molti autori d'oggi, anch'io ho una scaletta di forme linguistiche che ha come modello le riviste ed i vari tipi di giornale che sono stampati. Questa scaletta ha proprio nella sua parte centrale Selezione dal Reader's Digest. Tutto ciò serve per conoscere anticipatamente chi sarà in grado di capire il nostro libro; e per farlo s'agisce nel seguente modo: si prendono a caso cento parole dal proprio manoscritto, si fa il totale di quante frasi ci sono in quella sezione, di quanto sono lunghi i vocaboli che le compongono, e poi con qualche giochetto matematico si riesce a stabilirlo con esattezza. In pratica si può capire matematicamente se quello che stiamo scrivendo sarà alla portata di professori universitari soltanto, oppure sarà adatto anche a chi legge solamente fumetti. Io personalmente cerco di restare sempre nella zona intermedia. A questo proposito, posso affermare, che il libro "La normale nascita del cristiano", l'ho scritto per chi è abituato a studiare la Bibbia, o altri libri di testo, e perciò ha una gran capacità di concentrazione. Il mio piccolo libro sul battesimo, invece, è scritto per il terzo mondo, quindi per un pubblico totalmente diverso; per questo il suo linguaggio, è molto più semplice. Un altro mio piccolo libro: "La verità da raccontare" è scritto per un tipo ancora diverso di lettori.

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24/06/2011 17:58

Io credo che possiamo essere certi che anche Dio si è posto la stessa domanda quando voleva scrivere la storia della creazione. In quel caso Dio doveva rivolgersi a tutta l'umanità; per questo ha scelto uno stile che non poteva assolutamente essere scientifico. Molti pensatori moderni si lamentano di questo fatto, secondo il mio punto di vista, invece, lo dobbiamo ringraziare altrimenti nessuno avrebbe capito niente fino al ventesimo secolo. Dio voleva che tutte le persone, nel corso della storia, fossero in grado di sapere, perciò ha scelto quel particolare stile. In questo modo chiunque può leggerlo, perfino i bambini o le tribù della giungla sono in grado di capire, per cui dobbiamo essere contenti che non sia né scientifico né intellettuale.

Ad esempio, Dio ci descrive le piante e gli animali della creazione usando termini molto semplici, infatti, parla soltanto di tre tipi di piante: piante piccole, chiamate erbe, piante medie, dette cespugli, e le piante grandi, gli alberi. Penso che non sia stato possibile essere più semplici di così, perché così tutti possono capire. Al contrario, se avesse usato termini scientifici, solo i botanici avrebbero capito. Gli animali, invece, sono descritti in modo un po' diverso ma altrettanto semplice; anch'essi sono divisi in tre categorie, definite però in base al rapporto che l'uomo ha con loro. La prima categoria comprende gli animali domestici, in pratica: i bovini, gli ovini, i cani eccetera, quindi tutti quelli che l'uomo usa come cibo o per lavoro. La seconda comprende tutti gli animali che l'uomo può cacciare, e la terza quelli con cui non ha niente a che fare, in altre parole, gli animali selvatici. Chiunque comprende questa suddivisione, perfino gli abitanti della giungla, perché questi sono i rapporti che l'uomo ha sempre avuto con gli animali nel corso dei secoli.

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24/06/2011 17:59

Un'altra cosa importante che possiamo notare in Genesi uno è che in ogni specie vi sarà stabilità, così che ognuna si riprodurrà separatamente dalle altre. Tutta l'agricoltura dipende da quest'importantissimo fatto, infatti, proviamo un po' a pensare a come sarebbe la nostra vita, se, per caso, dai maiali nascessero cuccioli di cane, o se un elefante riproducesse rinoceronti, oppure se piantando patate crescessero dei piselli. Tutto questo avrebbe portato ad un vero caos. Dio ha creato all'interno d'ogni specie una certa stabilità, per cui poteva anche raccontarci tutto sul codice DNA, o su tutti i processi delle proteine e degli aminoacidi, ma non l'ha fatto! Dobbiamo essere contenti che Dio non abbia usato questo stile, altrimenti avremmo dovuto studiare tutti biologia per capire. Dio semplifica tutto, per lui è sufficiente annunciare che ogni pianta ed ogni animale riprodurranno se stessi, e quindi poteva nascere l'agricoltura, perché nella riproduzione della vita vi è una grande affidabilità.

In fondo a Dio forse non interessava molto che noi sapessimo com'è stato creato l'universo, ma interessava senz'altro comunicare chi l'ha creato, per questo il racconto si concentra sul chi e sul perché, a differenza della scienza che invece s'occupa del come e del quando. Per questo scienza e scrittura non dovrebbero mai essere in contrasto, anche se parlano della stessa cosa, giacché affrontano il problema da due punti di vista totalmente differenti. In questo caso Dio ha raccontato una storia ben sapendo che in ogni epoca, le persone d'ogni età, accettano molto bene le storie.

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24/06/2011 17:59

Ora vediamo un po' più da vicino di che tipo di storia si tratta. Durante la seconda guerra mondiale, l'Inghilterra, aveva un primo ministro di nome Winston Churchill, che era anche un brillante oratore ed un grande scrittore. Nello scrivere i suoi libri utilizzava ben venticinquemila parole diverse, ma quando parlava alla radio ne usava solo cinquemila, perché voleva che tutti capissero quello che aveva da dire. Fu lui che mosse la nostra nazione ad avere coraggio. Dio ha agito in modo simile, per questo in tutto il suo racconto della creazione ha usato soltanto settantasei parole diverse. Riuscite ad immaginare uno scienziato che cerca di descrivere la nascita dell'universo usando soltanto settantasei parole? Nessuno scienziato e nessuno scrittore sarebbe mai riuscito in quest'opera, ma Dio sì. Dio è talmente grande da riuscire ad essere anche semplice, perché ci vuole una mente molto abile per la semplicità.

Un giorno una persona chiese ad Albert Einstein: "In cosa consiste la relatività del tempo? Potresti spiegarmi il concetto in modo semplice così che anch'io sia in grado di capire?". Lui rispose così: "In pratica significa che un minuto seduto su di un ferro rovente, sembra molto più lungo di un'ora passata parlando con una bella ragazza". Ho notato che solo le grandi menti riescono ad esporre concetti anche molto complessi in modo così semplice. Le piccole menti non riescono in questo, fanno una gran confusione e complicano irrimediabilmente tutto. Ecco perché la storia della creazione ha uno stile talmente semplice da essere alla portata di tutti. Certamente nessuno potrà mai pretendere che Genesi risponda a tutte le domande scientifiche del nostro tempo, questo sarebbe abusare della Bibbia.

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24/06/2011 17:59

Un'altra cosa importante da notare, è che nella stesura di questo capitolo Dio ha usato principalmente la prosa. Spero che le vostre Bibbie siano scritte in modo che si possano distinguere i passi di prosa da quelli in poesia. E' molto importante poter distinguere queste due forme letterarie, perché hanno scopi diversi. Dio, parla in prosa, per comunicare un pensiero dalla sua mente alla nostra, si esprime invece in poesia, per trasmettere un sentimento dal proprio cuore al nostro. La prosa, nella Bibbia, serve per capire i pensieri di Dio, mentre la poesia serve per comprendere i suoi sentimenti. Molte persone leggono la Bibbia semplicemente per conoscere i pensieri di Dio, ma è importante percepire anche i suoi sentimenti.

La maggior parte delle profezie bibliche sono scritte in forma poetica, quindi nel leggerle è più importante capire cosa sente Dio, invece di ciò che sta pensando. Genesi uno è scritto quasi tutto in prosa, ad eccezione di un solo versetto, il ventisette, che è in poesia. In questo è raccontata la creazione dell'uomo e della donna, di cui era entusiasta, per questo è uscita la sua vena poetica. Evidentemente c'era qualcosa in quella creazione che toccò il cuore di Dio più di qualsiasi altra. La stessa cosa si ripete nel capitolo due, anche questo è quasi tutto in prosa, ad eccezione di un versetto, il ventitré, ma questa volta a parlare è Adamo, quando per la prima volta vede Eva nuda. In quel caso Adamo esclamò: "Ah! Ecco quel che volevo!", Questa sarebbe la traduzione giusta dall'ebraico, peccato che non sia reso così nelle nostre Bibbie, perché dà bene l'idea dell'eccitazione di Adamo.

E' interessante notare che i primi due versi poetici, contenuti nella Bibbia, hanno entrambi a che fare con il sesso, questo significa che con il sesso diventa poetico anche Dio, oltre che Adamo. Le prime due canzoni popolari della storia dell'umanità sono sull'uomo e sulla donna, ed ancora oggi il settantacinque per cento d'esse hanno lo stesso tema. E' dunque importante leggere la Bibbia prestando attenzione anche a quel che Dio sente, oltre che a quello che pensa.

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24/06/2011 18:00

UN MODO DI FARE

Nel primo capitolo, Dio descrive la creazione come vista da un osservatore sulla terra, piuttosto che nel cielo, per cui usa il linguaggio chiamato "dei fenomeni". Questo linguaggio descrive ciò che appare agli occhi di un ipotetico osservatore umano, perciò non è scientificamente accurato. Per esempio noi diciamo: "Il sole è sorto in oriente e tramonterà in occidente". Questo parlare non ha assolutamente niente di scientifico, perché il sole, in realtà, non si è mai spostato; siamo stati noi che l'abbiamo fatto. Scientificamente è la terra che gira. Noi, però, ci troviamo molto bene anche affermando che si sposta il sole, perché sembra che avvenga proprio questo.

Provate un po' a pensare cosa sarebbe accaduto se Dio avesse detto che il sole in realtà stava fermo ed era la terra a spostarsi, pensate che sarebbe stato compreso? Dio parla agli uomini in modo che possano capire; e questo spiegherà uno dei problemi di Genesi. Dio usa un linguaggio simile anche per se stesso: quando afferma che vede, prova piacere ed opera, egli parla come se fosse un uomo, e lo fa per aiutarci a capirlo meglio. Il culmine della sua comunicativa è stata la Parola fatta carne che ha abitato fra noi, infatti, è guardando l'Uomo Gesù, che noi possiamo vedere Dio. Egli s'adegua continuamente alle nostre limitazioni, per questo s'impegna a spiegare la sua diversità come se a parlare fosse uno di noi. Penso che sia una cosa bellissima sapere che il nostro Dio s'adegua a noi così profondamente. Egli non usa parole difficili o concetti astratti, ma lo fa in modo semplice e conciso, come un buon Padre. Ci presenta la decisione di creare l'umanità come potrebbero aver fatto degli uomini. La frase: "Facciamo l'uomo a nostra immagine" sembra quasi un incontro tra i membri della trinità, riuniti per decidere sul da farsi. Tutto ciò è molto umano ed è perfettamente comprensibile a noi; questo è il suo stile! Genesi uno è composto in maniera molto abile, può addirittura essere preso come modello per la stesura di un racconto.

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24/06/2011 18:00

In Inghilterra di solito si dice ai predicatori di scrivere la sigla "KISS" sui loro sermoni, sigla che significa "keep it simple stupid"; in italiano sarebbe: "Tienilo semplice, stupido!". Finora, però, nessun autore umano è mai riuscito ad uguagliare la semplicità di Dio. Certo non è necessario che le persone vedano la struttura dei nostri sermoni, ma se saranno ben fatti, tutti capiranno perfettamente quello che vogliamo dire.

Il racconto dei sei giorni di Genesi, è composto di due parti di tre giorni ciascuna. Nella prima parte Dio prepara l'ambiente, e nella seconda lo riempie. Questa è una cosa molto interessante che raramente è rilevata da chi legge. Nel principio, infatti, la Terra era senza forma, quindi inabitabile. Dio, perciò, gli dette una forma, alternò il giorno con la notte, separò le acque di superficie da quelle dell'atmosfera, il mare dalla terra asciutta, e su questa fece comparire la prima vegetazione. Ovviamente, questo lavoro, serviva per renderla adatta ad accogliere la vita che sarebbe venuta in seguito. Questo può essere confermato anche dal fatto che non sono stati ancora trovati altri pianeti con caratteristiche simili al nostro, in tutto l'universo.

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24/06/2011 18:00

Così ecco che, se nel primo giorno è compiuta la separazione tra luce e tenebre, nel quarto sono fatti apparire il sole, la luna e le stelle, che distinguono il giorno dalla notte, e servono per misurare il trascorrere del tempo. Analogamente, anche il quinto giorno serve a Dio per completare l'opera iniziata nel secondo, vale a dire il mare ed il cielo, che ora riempie d'esseri viventi d'ogni specie. Il terzo giorno, invece, Dio ha fatto apparire l'asciutto, ed ecco che il sesto l'ha riempito con animali d'ogni tipo.

Questa particolare struttura dei tre giorni, pur essendo eccezionale, non è la sola particolarità di Genesi uno, perché in esso c'è anche un aspetto matematico che voglio accennare, anche se non sarà possibile trattare approfonditamente perché è riscontrabile soltanto nella versione originale ebraica. Al tempo in cui fu scritto Genesi non esistevano ancora i numeri così come li conosciamo oggi, ma al loro posto erano usate alcune lettere dell'alfabeto, cui era attribuito un particolare valore numerico, esattamente come facevano anche i romani. Nella Bibbia l'uso più famoso di questo tipo di numerazione lo troviamo nel libro "Apocalisse", e riguarda il numero seicentosessantasei. Questo è, per esempio, il valore che ha il nome di Nerone se sommiamo tra loro le lettere dell'alfabeto ebraico che lo compongono. Nella Bibbia il tre è il numero della perfezione ed il sette della completezza, quindi il seicentosessantasei, tre volte sei, sta ad indicare l'imperfezione assoluta.

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24/06/2011 18:00

L'aspetto matematico di Genesi uno è incredibile; studiosi hanno passato giorni e giorni per scoprire le relazioni tra i numeri tre, sette e dieci che intessono tutto il capitolo. Per esempio, ritroviamo il numero tre nei due gruppi di tre giorni, nelle tre volte che Dio usa il verbo creare per la materia e la vita, e nelle altre tre che l'usa per creare l'uomo a sua immagine. Troviamo il numero sette nei sette giorni, nella sua prima frase, che in ebraico è composta di sette parole, nelle sette volte che è ripetuto: "E Dio vide che era buono", come in molti altri casi, con parole che sono ripetute anch'esse sette volte. Il numero dieci compare nelle dieci volte che Dio dà un comando, nelle dieci volte che parla, e così via. Noi non possiamo addentrarci oltre in quest'aspetto, ma è chiaro che tutto il brano in questione è composto sulla formula tre, sette e dieci. Tuttavia questo non è messo in evidenza, perché non deve essere una cosa riservata ai matematici. Il tutto, però, vi è abilmente nascosto, e ciò rivela che dietro Genesi uno vi è una mente abilissima: quella di Dio.

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24/06/2011 18:01

Ora tutto questo è in completo contrasto con gli altri racconti della creazione che sono stati ritrovati, tra i quali uno dei più famosi è "l'epica babilonese della creazione". Paragonando quest'ultimo con Genesi, si vede chiaramente che quello babilonese è frutto dell'invenzione umana. E' un racconto molto complicato scritto solo in poesia, che dopo averlo letto lascia in testa una tale confusione, che la semplicità di Genesi uno diventa testimonianza a se stessa. Il soggetto di Genesi uno è sempre e soltanto Dio, che non è mai visto come qualcosa da contemplare, ma sempre come chi agisce; lui è l'IO SONO. Purtroppo molte persone lo vedono ancora come un oggetto, ma nella Bibbia, invece, gli oggetti siamo noi, mentre Dio è sempre l'attore principale. Genesi ci parla anche dello Spirito che modella la Terra, e della Parola che unisce Dio e Spirito, per cui vi troviamo anche l'embrione del concetto di Trinità.

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24/06/2011 18:02

CINQUE VERBI, UN SOGGETTO

In questo racconto il soggetto è sempre uno e gli oggetti sono molti, così come molti sono anche i verbi. Fra questi abbiamo già accennato ad un verbo particolarissimo, che non si riscontra mai avere come soggetto nessun altro all'infuori di Dio. Si tratta del verbo "barà" che è tradotto con creare. Il significato di questo verbo è "portare all'esistenza qualcosa che non esisteva prima". L'uomo, per esempio, è il frutto della creazione divina, anche se non è stato fatto dal nulla, infatti, viene dalla polvere. Ugualmente anche in questo caso è usato questo verbo, perché, anche se l'uomo proviene da qualcosa che già esisteva, come prodotto finale è qualcosa di totalmente nuovo.

Genesi usa questo verbo solo in tre circostanze: nella creazione della materia, nella creazione della vita e nella creazione dell'uomo. Sono, infatti, solo questi i momenti in cui Dio ha creato qualcosa di veramente nuovo. Negli altri casi non si tratta di "creazioni" vere e proprie, ma di particolari interventi che Dio ha operato su cose già create in precedenza, per ottenerne alcune altre con caratteristiche diverse, quindi non "nuove" in assoluto. Prestando attenzione al testo originale di Genesi, scopriamo che in realtà questo lascia un certo spazio anche all'evoluzione. Il testo originale ci fa capire che ottenere una sostanza chimica da un'altra, o un animale da un altro, biblicamente, non significa creare qualcosa di nuovo. La Bibbia racconta che Dio ha creato la materia, e con essa ha costruito gli oceani e la terra asciutta; ha creato la vita, e da essa ne ha ottenuto tutte le forme che conosciamo. Poi ha creato anche l'uomo, che è il culmine della sua opera. Una volta compreso questo particolare, non ci dovrebbero essere grandi difficoltà nell'accettare l'evoluzione di certi tipi di piante o d'animali. La cosa inaccettabile è credere che gli uomini si siano evoluti dalle scimmie. Dobbiamo essere molto onesti come cristiani, e non degli sciocchi che creano difficoltà anche dove non ce ne sono.

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24/06/2011 18:02

In totale in questo capitolo compaiono cinque verbi diversi, che oltre a creare e fare sono: dire, vedere e benedire. Dio, infatti, benedice l'umanità, perché desidera che arrivi ad essere come lui intendeva che fosse fin dal principio. Ciò che Dio ha creato era ed è buono, perciò vuole dargli felicità, e desidera condividere con lui il piacere che ha provato nel creare l'universo. Noi uomini possiamo comprendere benissimo quest'atteggiamento: a me, per esempio, piace moltissimo costruire; ho progettato alcuni edifici per chiese e, quando poi sono stati realizzati, mi dà piacere vederli funzionare. Sono soddisfatto quando vedo che quella che era solo un'immagine nella mia mente ora è usata e goduta. Del tutto simile a questo è il sentimento che Dio prova nei nostri confronti; infatti, lui vuole che godiamo il suo creato, perciò ci benedice affinché siamo felici.

Guardando bene dentro la creazione si riesce a vedere che anche in Dio è presente il senso dell'umorismo; ed a questo proposito un giorno, dopo una visita ad una comunità inglese, un giovane scultore mi regalò un suo lavoro in ceramica: una leggera caricatura di rinoceronte. V'assicuro che tutti quelli che lo guardano scoppiano a ridere, quello è senz'altro il rinoceronte più buffo che ho visto. Sotto di lui, per ricordare il giorno in cui furono creati gli animali, ha messo il titolo: "Quinto giorno".

Ricapitolando: Genesi uno contiene cinque verbi che sono sempre al singolare, un soggetto, che è sempre al plurale, e moltissimi oggetti, che descrivono l'opera creatrice di Dio, della quale non finiamo mai di stupirci.

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24/06/2011 18:02

SCIENZA E FEDE

Abbiamo già affermato che, in linea generale, scienza e Genesi uno sono sostanzialmente in accordo su molti punti importanti. Tale accordo, però, incomincia a scadere via via che spingiamo l'analisi del testo biblico, fino a quando, ad un attento esame, ci troviamo di fronte a tre importanti problemi di compatibilità che, appunto per la loro importanza, devono essere trattati accuratamente. Il primo problema ha che fare con la sequenza della creazione, ed è presente in due punti distinti del racconto. Il primo di questi due punti si trova nel momento della creazione della luce, che, secondo Genesi, precede di ben tre giorni la creazione del sole. Ovviamente ciò è inconcepibile secondo il pensiero scientifico; infatti, come potrebbe verificarsi l'alternanza del giorno e della notte se non per mezzo della luce del sole? Il secondo punto, invece, ha che fare con gli uccelli, che, nel racconto biblico, precedono la creazione degli animali terrestri, mentre, scientificamente, avrebbero dovuto seguirla. La scienza al riguardo ha una visione diversa, infatti, afferma che gli animali dall'acqua sono passati sulla terra asciutta, e poi, solo in seguito, hanno imparato a volare. Il secondo problema riguarda il tempo impiegato per la creazione; e qui vi è enorme differenza tra scienza e Bibbia, per cui ci chiediamo se siano occorsi letteralmente sei giorni, oppure, come afferma la scienza, cinque miliardi d'anni per formare la terra.

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24/06/2011 18:03

Il terzo dei nostri problemi ci mette a faccia a faccia con la teoria dell'evoluzione: gli evoluzionisti affermano che le specie si sono formate per selezione naturale, quindi, sarebbe stato l'ambiente stesso a giocare un ruolo importantissimo nella loro comparsa. La Bibbia, invece, sostiene che è per l'intervento di Dio che tutte le specie esistono; e quindi, in questo caso, si tratterebbe di selezione soprannaturale. Ovviamente come cristiani dobbiamo essere molto sinceri ed onesti nel trattare questi argomenti, perché i nostri giovani nelle loro università studiano tutto ciò, e sono talmente convinti della validità dell'aspetto scientifico che, se non sono aiutati, appena s'imbattono in qualche contraddizione su questi argomenti, sono subito portati ad abbandonare la scrittura a favore della scienza. Così anche la chiesa perde attendibilità ai loro occhi.

Penso sia opportuno iniziare la nostra trattazione, considerando per primi i punti in cui tra scienza e scrittura c'è sostanzialmente accordo. E' bene evidenziare anche quali sono i limiti sia dell'una sia dell'altra. Abbiamo già affermato che la Bibbia non è un testo scientifico, ma dobbiamo anche ricordare che neppure la scienza può permettersi d'entrare nel campo spirituale. La scienza può occuparsi solo dei fenomeni fisici, non è capace di indagare ciò che è spirituale, perché non possiede nessuno strumento che gli permetta di farlo.

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Sesso: Femminile
24/06/2011 18:03

Facciamo un esempio: immaginiamo che dalla nostra porta entri un pallone, e che nella stanza ci sia uno scienziato con tutti i suoi strumenti. Non appena la palla entra dalla porta, lo scienziato può dirci subito molte cose su di essa: sarebbe in grado di calcolare il suo peso, misurare la sua velocità, la sua traiettoria, ed un buon professionista potrebbe dirci perfino quante volte rimbalzerebbe prima di fermarsi. Nessuno, però, per mezzo di calcoli o misure, potrà mai stabilire chi sia stato a dargli il calcio di partenza, né perché l'abbia fatto, poiché l'eventuale calciatore sarebbe al di fuori del nostro campo d'azione. Ovviamente, la scienza può parlare molto della palla, ma non può in nessun modo tentare d'andare oltre.

Tale limitazione vale anche nel caso dell'universo, infatti, oggi esistono molti libri che parlano dei suoi primi tre minuti, come altri che parlano del futuro della terra; ma nessun uomo di scienza potrà mai dirci niente su come mai la Terra si trovi qui, né perché.

Vorrei fare ancora un altro esempio: un teatrino di marionette. Tutti sanno che nei loro teatrini le marionette si muovono e possono perfino ballare. Ora, un osservatore disattento, potrebbe stupirsi nel vederle. Un uomo di scienza, però, abituato ad osservare molto più attentamente, potrebbe rispondere che guardando bene, si vedono dei fili molto sottili cui i burattini sono sospesi, ed è tirando quelli che la marionetta si muove. Ovviamente però a questo punto si pone la domanda di chi sia a tirare quei fili.

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